L'innovazione è giovane: questa è una regola spesso non detta e che, specie in Italia, facciamo fatica ad assimilare
Abbiamo l'idea di una scienza e di una tecnologia che progrediscono grazie ai contributi di innovatori maturi e autorevoli (i saggi). Se dovessimo proporre un'immagine rappresentativa di un grande scienziato o inventore che ha cambiato la Storia, molto probabilmente sceglieremmo un signore attempato, in camice da laboratorio, con capelli bianchi (magari arruffati) e con grossi occhiali. Per quanto caricaturale, questa idea dell'innovatore è molto diffusa in Italia e non regna solo nei romanzi e nei film di fantascienza ma anche nell'iconografia che correda la narrazione della storia ufficiale dell'innovazione. I libri sono pieni di volti di esperti e attempati innovatori.
Facciamo una prova, partiamo dal web: interroghiamo Google immagini, scrivendo il nome del primo grande innovatore che ci salta in mente, Albert Einstein, lo scienziato della teoria della relatività che all'inizio del Novecento sconvolse il pensiero scientifico occidentale. Ecco apparire sul nostro monitor capelli bianchi, baffi, rughe e sguardo da luminare.
[caption id="attachment_3060" align="alignnone" width="1074"]La maggior parte delle più rivoluzionarie teorie scientifiche e conquiste tecnologiche della Storia sono state il frutto dei sogni visionari, spesso scomposti, di giovani
In realtà questo è un grave errore di percezione, una distorsione storiografica. La maggior parte delle più rivoluzionarie teorie scientifiche e delle più importanti conquiste tecnologiche della Storia sono state il frutto dei sogni visionari, spesso scomposti, di giovani (o giovanissimi). Menti giovani, traboccanti di energia che, spesso irriverenti, non si accontentarono di confermare le idee e le teorie in auge nella loro epoca ma, con azzardo, provarono a immaginare nuove soluzioni a vecchi problemi.
Solo per fare alcuni esempi, il già citato Albert Einstein (1879 -1955) concepì e scrisse la sua teoria della relatività all'età di 25 anni, mentre Charles Darwin (1809-1882) formulò la sua celebre teoria della selezione naturale addirittura a 21 anni, anche se la pubblicò trent'anni dopo, nel 1859, ben conscio delle conseguenze della sua teoria sul pensiero creazionista dell'epoca.
La stessa considerazione si può fare per i fisici Michael Faraday, James Clerk Maxwell, Heinrich R. Hertz e per molti altri grandissimi scienziati. Nelle loro biografie troviamo la nascita delle idee più rivoluzionarie delle loro opere mentre ancora erano studenti.
Tra i tecnici e gli inventori, la media sembra addirittura abbassarsi. L'italiano Guglielmo Marconi, ad esempio, inventò la radio nel 1894 prima di compiere 20 anni, mentre lo statunitense Philo Farnsworth, considerato l'inventore della televisione elettronica, immaginò questa tecnologia mentre frequentava le superiori, costruendo il suo primo prototipo funzionante all'età di 20 anni.
La stessa cosa si può dire per i due pilastri della prima e della seconda rivoluzione industriale, citati in precedenza, rispettivamente James Watt e Thomas Alva Edison, che ottennero le loro prime importanti conquiste nel mondo del vapore e dell'elettricità mentre erano giovani ventenni.
Anche le innovazioni più recenti, legate alla rivoluzione informatica che velocemente sta ridisegnando il nostro mondo, sembrano non sfuggire a questa “regola della giovinezza”: Steve Jos fondò la Apple a 20 anni, Bill Gates la Microsoft a 19, Larry Page e Sergey Brin Google a 23 anni, mentre Mark Zuckerberg non aveva ancora vent'anni quando pensò alla sua Facebook.
Insomma, Cesare, Marco e Davide sono in ottima compagnia e confermano la regola d'oro dell'innovazione: l'età fa la differenza, i giovani sono il vero motore dell'innovazione.