L'immagine a 360 di uno chalet realizzata con la Panono Camera Ball
E i video 360? Cambieranno il brand storytelling, cioè come i brand comunicano la loro identità aumentando l'esperienza dei potenziali clienti attraverso una realtà più immersiva. Succede già con il news storytelling, per esempio come fa The New York Times per raccontare la corsa alle elezioni presidenziali tra Hillary Clinton, Donald Trump, Bernie Sanders e John Kasich. Come? Con un video 360 in cui i quattro candidati presentano le loro idee al pubblico riunito dentro uno spazio fisico. Ecco il punto, anche i lettori (meglio chiamarli mobile reader) possono far parte di quello spazio che è diventato virtuale. Bastano tre semplici passaggi: un Google Cardboard dal costo di pochi dollari, uno smartphone con l'app ufficiale per Android o iOS da chiudere all'interno del visore e il touch sul tasto play. Il pubblico può intuire le potenzialità della virtual reality anche muovendo lo smartphone o spostandosi con il mouse all'interno del video se la riproduzione avviene da un computer. Ma è chiaro che la user experience è molto più interattiva quando è collegata a un device per la virtual reality.
Un concerto rock a Rio, in Brasile, ripreso in modalità video 360
I campi d'applicazione? Potenzialmente infiniti, ma quelli che registreranno maggiori view saranno i video in cui la parte di entertainment è più forte. Quelli che raccontano un concerto o un evento sportivo, per esempio. Vedere l'esibizione di un pilota acrobatico dall'ala dell'aereo fa sentire lo spettatore parte dello show in maniera esclusiva. E se l'evento venisse trasmesso in diretta live? Visto che l'integrazione dei video 360 su Facebook è già possibile, immaginate di poter seguire lo spettacolo insieme al vostro cugino d'Australia, guardandolo in faccia dopo aver fatto tutti e due la scansione 3D del volto con una app per smartphone come Dacuda.
Un esempio di scansione del volto con l'app di Dacuda
Tutto qui? No, soprattutto per le aziende che capiranno al volo come utilizzare la virtual reality digitalizzando lo spazio fisico di uno shop retail. Se il brand di moda Dior presenta già le collezioni primavera-estate 2016 con i video 360, portando fronte passerella chi non avrebbe mai accesso a un evento fashion esclusivo, potete scommetterci: presto molti altri brand ci porteranno dentro i loro flagship store. L'obiettivo? Farci conoscere un prodotto facendo leva sui data e sul proximity marketing, perché non faremo più shopping soltanto in un ambiente fisico ma in uno virtuale in cui il nostro profilo ci restituirà informazioni come taglie disponibili e fitting di giacche e maglioni dentro una virtual dressing room. Il pagamento? La nostra carta di credito sarà già precaricata, già oggi siamo in grado di pagare taxi, film o musica con un clic da smartphone. Insomma, ha ragione Zuckerberg: «Potremo vivere le stesse esperienze in uno spazio virtuale capace di annullare qualsiasi distanza».