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Innovazione e Sostenibilità

Cambiamento climatico: l'adolescente Greta Thunberg fa scuola a tutto il mondo

Andrea Di Turi
Di Andrea Di Turi
Giornalista e blogger, ha seguito lo sviluppo del dibattito sui temi di CSR e finanza sostenibile (SRI) dalla seconda metà degli anni ’90. Gestisce il blog mondosri.info sulla finanza sostenibile per un pubblico internazionale. È fra i Top500 influencer su Twitter (@andytuit) su temi di CSR e SRI a livello mondiale. Faculty member del primo Master universitario in Italia con focus sulla finanza sostenibile (Altis-Cattolica).
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Pubblicato il 14.12.2018 alle 18:50

Se credete che il climate change sia una questione troppo grande per voi. Se pensate che occorrano mezzi e risorse imponenti per avviare iniziative capaci in qualche modo di incidere, al riguardo, sull’agenda della comunità internazionale. Se non sapete come dare voce al vostro disappunto, forse addirittura alla vostra rabbia, per far crescere la percezione collettiva di quanto sia grave questo problema. Beh, se tutto questo vale nel vostro caso, allora think again: ripensateci.
In pochi mesi è nato infatti un movimento dal basso diventato rapidamente globale, che sul climate change ha richiamato l’attenzione dei “grandi” – nel senso sia degli adulti, sia di quelli che siedono nelle stanze dei bottoni, dove si prendono le decisioni che riguardano milioni e miliardi di persone -. E a farlo partire e crescere sono stati i “piccoli”, i più giovani fra i giovani. In particolare un’adolescente svedese, il suo nome è Greta Thunberg, che si è inventata un’azione di incredibile, inattesa efficacia per dare corpo alla sua protesta: il climate strike, lo sciopero per il climate change. Nel suo caso, lo sciopero dalla scuola.
Qualche mese fa Greta ha cominciato a non andare a scuola. Per protestare. Contro l’azione a suo avviso poco incisiva del Governo svedese, ma simbolicamente di tutti i Governi, nella lotta al climate change e per il raggiungimento degli obiettivi dell’Accordo di Parigi di fine 2015. Accordo che mira a ridurre le emissioni di Co2 per contenere l’aumento delle temperature medie terrestri entro 1,5-2° C rispetto all’era pre-industriale.
Cosa c’entra andare o non andare a scuola con il climate change? Se siete genitori e pensate che potrebbe venire in mente ai vostri figli, probabilmente starete storcendo il naso. Come dev’essere stata la prima reazione anche dei genitori di Greta. Che però si sono ricreduti presto, sia perché Greta ha poi limitato giudiziosamente il suo sciopero a un giorno solo alla settimana, il venerdì. Sia perché hanno evidentemente compreso il legame fortissimo tra l’azione di Greta e la lotta al climate change.
Il ragionamento di Greta è: perché dovremmo studiare per un futuro che presto non ci sarà più, dato che non si sta agendo per preservarlo? Che senso ha imparare ciò che insegnano a scuola quando fra i fatti più importanti che insegnano a scuola, e che insegna la scienza, c’è la gravità dei cambiamenti climatici, ma sembra che ciò non importi nulla né ai politici, né alla società?
Non è un’alzata di testa. Greta, come si vede dai suoi discorsi – viene spesso invitata a eventi e manifestazioni sulla lotta sui cambiamenti climatici, e se deve fare strada si muove in treno o con veicoli elettrici -, è ferratissima su numeri e fatti dei cambiamenti climatici. E in particolare su quello che si dovrebbe fare e invece non si sta facendo per cercare di fermarli o quanto meno di neutralizzarne gli effetti più devastanti.
Greta chiama in causa prima di tutto i politici ed è per questo che la sua protesta è andata in scena davanti al Parlamento di Stoccolma, anche perché l’estate scorsa in Svezia si attendevano le elezioni di settembre. Un’estate peraltro drammatica in Svezia e in tutta la Scandinavia, la più calda di sempre da quando esistono le rilevazioni. Ma l’appello di Greta è rivolto in realtà a ciascuno di noi, grandi e piccoli.
Prima in altre città della Svezia, poi del resto del mondo, alla chiamata di Greta hanno iniziato a rispondere soprattutto i suoi coetanei, a volte anche più piccoli di lei. E ormai ogni venerdì è un incredibile fiorire di iniziative, manifestazioni, appelli, sit-in, marce: prima con solo qualche sparuto gruppo di persone, poi decine, centinaia, a volte migliaia. Come si può vedere seguendo tutto quello che viene postato sui social network e in particolare su Twitter con gli hashtag #climatestrike, #FridaysForFuture e #schoolstrike4climate.
Tutti si ispirano al primo passo compiuto da Greta. Che ha dato a tutti, adulti in primis, una grande lezione. Facendo capire con la spontaneità, la semplicità e la forza del suo gesto che contrastare i cambiamenti climatici è necessario soprattutto nell’interesse dei più piccoli. E di quelli che verranno.
Ma Greta ha acceso soprattutto una grande speranza riguardo a quello che il singolo individuo può fare per provare a cambiare i destini dell’umanità. Destini che dipendono, anche, da ognuno di noi. Non sarà mai abbastanza grande il “Grazie!” che diremo a Greta per avercelo ricordato. O forse insegnato.

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