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Arte e Cultura

"Stupor Mundi" il film su Federico II, l'uomo che cercava la pace

Gianmaria Tammaro
Di Gianmaria Tammaro
Giornalista pubblicista, napoletano. Cura la rubrica dedicata alle serie tv, in uscita ogni giovedì, per il quotidiano La Stampa. Collabora con il gruppo Condé Nast ( Wired Italia , Vanity Fair ) e con il gruppo Hearst ( Esquire , Marie Claire ), e con Rivista Studio. Scrive di cinema, serie tv e fumetti. Su Best Movie è responsabile della rubrica Dentro le nuvole, in edicola ogni mese. Per Il Foglio scrive di cultura e intrattenimento. Su Tv Sorrisi e Canzoni si occupa di serialità internazionale. Sul sito Stardust firma approfondimenti legati al piccolo schermo. Collabora con la rivista ICON. Dal [...]
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Pubblicato il 01.07.2019 alle 15:48

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Tra i tanti soprannomi e titoli che vennero dati a Federico II ce n’è uno, “Stupor Mundi”, “stupore del mondo” cioè, che riesce a riassumere tutta la sua filosofia e la sua grandezza. E non è un caso che questo sia anche il nome del documentario diretto da Gian Luca Bianco e Giacomo Visconti, prodotto da Centodieci di Banca Mediolanum e narrato, tra gli altri, da Michele Placido.

Stupor mundi: la Palermo di Federico II

Ci sono dei momenti, delle lunghe sequenze di racconto, in cui Federico II sembra quasi accavallarsi e sommarsi alla sua Palermo, in cui il suo ingegno e la sua straordinaria apertura non sembrano essere nient’altro che emanazioni dirette della città. Perché era sicilianissimo, Federico. Figlio di mamma normanna e di papà svevo, passò la sua infanzia nel capoluogo siciliano, e qui, tra schiamazzi e giochi, tra violenze e facili ire, conobbe il mondo. Un mondo che era piccolo e allo stesso tempo enorme; un mondo in cui i confini cambiavano al cambiare del re, e in cui i vicini, sempre in guerra, erano più simili di quanto potessero immaginare.

Era un mondo in cui – e si capisce benissimo dal documentario presentato ieri, in concorso, alla 17° edizione dell’Ischia Film Festival – il colore delle facce, le lingue parlate e la convivenza con la cultura araba fecero del futuro imperatore un uomo straordinario, d’ampie vedute, così lungimirante da cercare la pace e la solidità della legge in un tempo in cui, ancora, non esistevano Stati.

Era re e imperatore, Federico, ed era anche artista, poeta e filosofo. Venne scomunicato due volte per essersi opposto al papa (anziché andare in guerra, alle crociate, strinse la pace con il Sultano). E furono lui e la sua corte a dare i natali a una delle primissime lingue romanze, il siciliano.

Palermo città antica e moderna

In “Stupor Mundi” viene raccontato l’uomo e viene raccontato il politico, e poi la sua eredità, così vasta e immortale da essere attuale anche oggi. «Così moderno da essere ancora un nostro contemporaneo». Michele Placido si divide: davanti alla camera, sul palco, quasi sfilato dietro le quinte. È lui il volto e la voce, insieme a tanti eccellentissimi che lo affiancano, del documentario.

Nella ricostruzione di “Stupor Mundi”, si alternano le immagini di una Palermo antica e moderna, di una Palermo rinnovata e centro, ancora oggi, della vita del Mediterraneo. Le inquadrature sono cartoline da conservare, e gli ambienti sfarzosi e incredibili dei Palazzi si alternano agli esterni più grigi, più rumorosi e vivi.

Un messaggio di pace

Oscar di Montigny, produttore del documentario, ha detto che “Stupor Mundi” è nato dall’esempio senza tempo di Federico II, dalla sua importantissima lezione di stare insieme, di vivere con gli altri e di sapersi fare carico delle proprie responsabilità. «La pace – recita proprio alla fine la voce di Michele Placido – non si ottiene arrendendosi, e nemmeno combattendo; si ottiene convivendo».

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