• Arte e Cultura
  • Empowerment
  • Innovazione e Sostenibilità
  • Public Program
  • Lezioni Italiane
  • Argomenti
  • Arte e Cultura
  • Empowerment
  • Innovazione e Sostenibilità
  • Progetti speciali
  • Lezioni Italiane
  • Public Program
  • Centodieci Extra
  • Tipo di contenuto
  • Articoli
  • Video
  • Podcast
  • Webinar
  • Eventi
Immagine principale di: Cosa imparare da Artemisia Gentileschi, grande pittrice dimenticata
Icona
Arte e Cultura

Cosa imparare da Artemisia Gentileschi, grande pittrice dimenticata

Giuseppe Ravera
Di Giuseppe Ravera
Pubblicitario. Dopo aver lavorato nel marketing del largo consumo di imprese multinazionali, ha realizzato progetti di editoria aziendale. Copywriter free-lance di agenzie di pubblicità, è particolarmente interessato ai processi di comunicazione finalizzati all’integrazione tra le attività on e off-line. Ha scritto di consumi e comunicazione per “Il Mulino” e per “Fausto Lupetti Editore”. Per Centodieci racconta le storie dei grandi artefici della bellezza italiana.
Scopri di più
Pubblicato il 09.01.2019 alle 17:10

Dopo secoli di oblio è diventata un’icona. Di coraggio, intraprendenza, talento. È la storia di Artemisia Gentileschi, donna indomita e grande artista. Una storia che ha rischiato l’oscurità dell’oblio, poiché per secoli è stata poco conosciuta al punto da non essere menzionata neppure nei libri di storia dell’arte. È una storia di talento, di violenza e soprusi e di grandissimo coraggio mostrato da una donna che accetta l’umiliazione di un pubblico processo e il supplizio della tortura quale “prova di Dio” pur di veder condannato lo spergiuro che l’ha stuprata. Una femminista ante litteram nella Roma del ‘600 che fa dell’arte lo strumento della sua libertà e il motivo che la condurrà apprezzare dalle corti di Venezia, Firenze, Napoli e Londra.
Artemisia cresce nella Roma del Seicento, gli anni della Controriforma in cui il papato faceva della Città eterna un grande centro artistico, un ambiente unico in Europa. Un’eccezionale spinta propulsiva porta al restauro di numerose chiese e a svariati interventi urbanistici che sovrappongono all’antica città medievale la magia di strade scandite da immense piazze e da sfarzose residenze. Una città in crescita anche dal punto di vista economico e sociale dato numero di pellegrini che affluiscono in città per visitare i luoghi sacri e rafforzare la propria fede.
Artemisia si avvicina alla pittura in età precocissima; rimasta orfana di madre passa lunghe ore a osservare il lavoro del padre, un pittore di genere fortemente influenzato dalla rivoluzione artistica operata in quegli anni dal genio del Caravaggio, maturando un precoce desiderio di emulazione. La sua formazione avvenne proprio sotto la guida del padre Orazio che, secondo la tradizione dell’epoca, le insegnò innanzitutto la preparazione dei materiali: dalla macinazione dei colori sino alla preparazione delle tele. L’evento che segnò la sua vita fu lo stupro che subì da chi avrebbe dovuto esserle maestro, quel tal Agostino Tassi, un virtuoso della prospettiva in trompe-l’œil. Seguirono anni di processi e di umiliazioni (allora molto più che oggi le donne dovevano “dimostrare” di aver subito violenza) che Artemisia affrontò con una determinazione e un coraggio sbalorditivi, abuso che non solo la mortificava come persona, ma la limitava anche dal punto professionale.
Dobbiamo la sua riscoperta a Roberto Longhi che nei primi del Novecento pubblicò uno studio dedicato ai Gentileschi padre e figlia. Il grande studioso fu il primo a non valutare Artemisia Gentileschi in quanto donna ma come artista portando in primo piano il ruolo che svolse nella prima metà del XVII secolo nell’ambito dei pittori caravaggisti. Il suo giudizio è netto e inequivocabile: “L’unica donna in Italia che abbia mai saputo che cosa sia pittura, e colore, e impasto”.
Nella nostra epoca spesso confusa e travagliata, abbiamo bisogno di esempi più che di modelli. Artemisia è un esempio ideale per la nostra società che spesso pecca di ottimismo ritenendo che conquiste di civiltà come il rispetto e la tutela della diversità siano valori acquisiti per sempre. Qual è dunque l’insegnamento di Artemisia?

  • La battaglia per la verità, condotta senza paura e con incredibile tenacia.
  • La certezza del propri mezzi espressivi: in un mondo terribilmente misogino qual era l’ambiente artistico nel ‘600 Artemisia propone la sua arte con abilità e con sicurezza.
  • La volontà di non rinunciare a esprimere la propria femminilità e la cura per la propria famiglia.
  • La curiosità intellettuale che la spinse a vivere e a lavorare nelle più importanti città dell’epoca.

L’altra metà del cielo è la risorsa di cui l’umanità non può fare a meno.

Condividi questo articolo

Leggi anche

Leggi tutti gli articoli
  • Icona
    Arte e Cultura
    22.05.2017

    Come ritrovare l'armonia con se stessi: 5 parole che diventano pietre per la [...]

    Leggi l'articolo
  • Icona
    Arte e Cultura
    10.01.2020

    Il Game di Baricco e le nuove regole del gioco digitale

    Leggi l'articolo
  • Icona
    Arte e Cultura
    29.09.2022

    Gli Etruschi dialogano con i contemporanei in un nuovo museo di Milano

    Leggi l'articolo
  • Icona
    Arte e Cultura
    15.06.2022

    Il Museo Hermann Nitsch: il segno che sopravvive al maestro

    Leggi l'articolo

Tutti i consigli utili per innovare con lode

Iscriviti alla nostra newsletter

al trattamento di dati per la finalità dell’attività di marketing di vario tipo, inclusa la promozione di prodotti, servizi, distribuzione di materiale a carattere informativo, pubblicitario e promozionale, eventi, invio di newsletter e pubblicazioni come indicato nell’informativa.

© Centodieci 2025
| Privacy Policy & Cookie Policy | Feed RSS|Sitemap HTML|Dichiarazioni di accessibilità| A+ A-