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Arte e Cultura

Centodieci è Arte: Vittorio Sgarbi racconta il Seicento italiano in pittura

Redazione Centodieci
Di Redazione Centodieci
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Pubblicato il 02.03.2017 alle 14:30

Il percorso Centodieci è Arte apre i battenti da Firenze, in Piazza degli Strozzi è il Professor Vittorio Sgarbi a tenere la sua lectio magistralis davanti a un folto pubblico pronto a intraprendere un viaggio nel Seicento italiano passando dall’ombra alla luce attraverso le opere d’arte del Belpaese. Nulla di esageratamente tecnico, il critico d’arte utilizza un linguaggio fruibile ai più e avvicina alle opere anche chi dalle opere era lontano.
“Mi sento un cacciatore” racconta, “il lavoro del critico d’arte è una continua caccia al tesoro alla ricerca di nuove opere”. Così si scopre che fino al 1950 Caravaggio era sconosciuto; che il Seicento, indagato dallo stesso Sgarbi regione per regione, “nasce come un secolo di un Dio minore rispetto al Cinquecento”, ovvero il Rinascimento che è sempre stato davanti ai nostri occhi e alle nostre orecchie per cui chiunque conosce i nomi di Botticelli, Leonardo, Donatello, Paolo Uccello, Masaccio o Michelangelo. Per quanto riguarda il Barocco, invece, avviene una riscoperta nel Novecento a partire dal Caravaggio, poi con i pittori lombardi dopo Caravaggio, poi quelli bolognesi, napoletani, genovesi. L’ultimo ristudiato negli anni 80-90 è quello fiorentino perché gli artisti fiorentini hanno il complesso del grande Rinascimento, sono talmente grandi Michelangelo e Leonardo che il pittore del Seicento dipinge in uno stato di imbarazzo e condizionamento perenne.
Nonostante ciò la rivelazione del Seicento toscano avviene attraverso gli studi di Nina Gregori e Piero Bigongiari che il professore omaggia. “Vivere senza conoscere Tanzio da Varallo  è una mutilazione” racconta lo stesso Sgarbi mostrando alla platea una diapositiva dello splendido “David con la testa di Golia”; un’opera sconosciuta ai più ma di una bellezza unica.
Il viaggio tra i pittori più o meno conosciuti prosegue, si passa dal romano Serodine al lombardo Cairo, dal napoletano Velasquez ai veneziani Tiepolo, padre e figlio. Prima della chiusa, che in realtà è solo un arrivederci al prossimo evento Centodieci è Arte, spazio anche per le massime di vita a ispirazione artistica, mostrando il “Riposo nella fuga in Egitto” del Genovesino il professore racconta: “In un mondo difficile per gli uomini, l’unico tranquillo è l’asino. Non si rende conto di quello che sta succedendo”.

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