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Arte e Cultura

Visitare il Novecento

Giuseppe Ravera
Di Giuseppe Ravera
Pubblicitario. Dopo aver lavorato nel marketing del largo consumo di imprese multinazionali, ha realizzato progetti di editoria aziendale. Copywriter free-lance di agenzie di pubblicità, è particolarmente interessato ai processi di comunicazione finalizzati all’integrazione tra le attività on e off-line. Ha scritto di consumi e comunicazione per “Il Mulino” e per “Fausto Lupetti Editore”. Per Centodieci racconta le storie dei grandi artefici della bellezza italiana.
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Pubblicato il 01.12.2021 alle 9:11

Fateci caso, nelle scuole italiane una volta arrivati alle soglie del Novecento ci si accorge che “manca il tempo” e di conseguenza non si riesce mai a completare il programma. La storia dei fatti, la storia delle idee e delle invenzioni artistiche non varca la porta di quello che lo storico inglese Eric Hobsbawm definì con felice intuizione “il secolo breve”. Peccato che il Novecento sia per tutti noi, boomer, millennial o generazione Z, il periodo storico che ha determinato il presente e che condiziona in modo irreversibile il futuro delle prossime generazioni.

Conoscere guardando

Se vi hanno rubato il Novecento, nessun problema: i modi per riappropriarsene sono parecchi. Qualcuno pure divertente, che poi è il modo migliore (se non l’unico) di affrontare con successo lo studio della storia. Il modo più creativo di approcciare il Novecento è quello di affidarsi alle sue avanguardie. Sono gli artisti – in particolare i protagonisti delle arti visive: pittura, scultura, architettura – i migliori interpreti del loro tempo, del quale testimoniano attraverso le loro opere le inquietudini e i valori, le tensioni e conflitti, gli incubi e gli ideali. A questo si aggiunge un fatto nuovo che appartiene in toto al Novecento: in nessun’altra epoca storica le avanguardie artistiche hanno rotto schemi e tradizioni consolidate, inventato nuovi linguaggi espressivi e re-inventato codici che sono nel contempo rappresentazioni e interpretazioni della realtà, in modo così clamoroso e rivoluzionario. 

Novecento, tempo di rivoluzione

Il secolo breve è così chiamato perché ha inizio nel 1914 con lo scoppio del primo conflitto mondiale e termina nel 1991 con il crollo dell’Unione Sovietica. E’ l’era dei grandi cataclismi oltre che delle grandi utopie; dal sogno della giustizia sociale all’incubo della guerra, dal mito del progresso tecnologico alla schiavitù della massificazione spersonalizzante, la grande arte del Novecento ha saputo rappresentato come mai prima i temi ideali e morali del proprio tempo. Osservare con i giusti tempi e con l’aiuto di semplici informazioni di base le opere dell’arte novecentesca è il modo più stimolante di riflettere su come il passato ha segnato il presente.

Il Museo del Novecento di Milano

Il Museo del Novecento è un’idea felice quanto coraggiosa inaugurata nel 2010. Ha sede nel Palazzo dell’Arengario in Piazza del Duomo a Milano, nell’edificio storico progettato da Griffini, Magistretti, Muzio, Portaluppi, costruito tra il 1936 e il 1956. Ospita una collezione di oltre quattromila opere di arte italiana del XX secolo e nasce con l’intento di diffondere l’arte del Novecento. Oltre all’attività espositiva, missione del museo è la conservazione, studio e promozione del patrimonio culturale e artistico italiano del XX secolo. 

Museo del Novecento: struttura

Il museo è articolato in più sezioni.  La più significativa è senza dubbio la collezione permanente. Il museo ospita anche la raccolta civica formata nel tempo grazie alle donazioni dei cittadini milanesi appassionati di arte moderna e contemporanea. Il percorso espositivo propone circa 400 opere allestite in senso cronologico a partire dal 1902, l’anno in cui fu esposto il famoso “Quarto Stato” di Giuseppe Pellizza da Volpedo cui è dedicata una sala lungo la rampa elicoidale. 

Museo del Novecento: avanguardie internazionali

La collezione permanente offre al visitatore un saggio delle avanguardie internazionali attraverso l’esposizione di dipinti d’inizio secolo di Pablo Picasso, Georges Braque, Paul Klee, Vasilij Kandinskij e Amedeo Modigliani. Si prosegue con una serie di opere uniche al mondo appartenenti al Futurismo: lavori Umberto Boccioni, Giacomo Balla, Fortunato Depero, Gino Severini, Carlo Carrà, Ardengo Soffici. La visita prosegue con il periodo degli anni Venti e Trenta tra Novecento e Astrattismo, movimenti artistici che si sviluppano e completano attraverso spazi espositivi dedicati a Giorgio de Chirico, Giorgio Morandi, Arturo Martini e Fausto Melotti. 

I Maestri dell’informale

Giunto al terzo piano del Museo del Novecento il visitatore incontra i più importanti maestri dell’informale italiano: Alberto Burri, Emilio Vedova, Giuseppe Capogrossi, Gastone Novelli, Tancredi, Carla Accardi, Osvaldo Licini; agli anni Cinquanta e Sessanta è dedicata una sala allestita con opere di Piero Manzoni. A Lucio Fontana, lo straordinario artista dei tagli, è dedicato l’ultimo piano del museo.

Anni Sessanta, Settanta, Ottanta

Le sorprese non sono finite. Attraverso la passerella sospesa il museo del Novecento è collegato a Palazzo Reale. Si accede in tal modo nell’ultima sezione, quella dedicata al periodo compreso tra i primi anni Sessanta e i primi anni Ottanta: dall’Arte Cinetica al Pop, dai dipinti analitici sino all’arte concettuale rappresentata da opere italiane e internazionali. Il viaggio nell’arte del Novecento propone un’importante riflessione sul tema dell’installazione attraverso le opere di Jannis Kounellis, Eliseo Mattiacci e Amalia Del Ponte e infine si conclude con i lavori di Mimmo Paladino, Nunzio Di Stefano, Paolo Icaro, Giuseppe Spagnulo e Alighiero Boetti.

Cosa abbiamo imparato

L’arco narrativo del Museo prende le mosse con “Quarto Stato” e si conclude con le opere di Alighiero Boetti ispirate dai viaggi che l’artista compì in Afghanistan negli anni ’70. Comprende, come dicevamo poc’anzi, in modo mirabile l’essenza del Novecento, secolo di tragedie inenarrabili e di incredibili conquiste di civiltà, quando ancora le classi lavoratrici lottavano per la riduzione dell’orario di lavoro a otto ore giornaliere. Un secolo segnato dalla violenza, dal sangue di due conflitti spaventosi, dall’orrore della minaccia nucleare. Ma anche dal progresso scientifico e tecnologico, da grandi conquiste sociali e del più lungo periodo di pace che l’Europa abbia mai conosciuto nella sua storia millenaria. Un Museo che unisce il piacere dell’esperienza estetica – alcune opere sono da estasi – al godimento della consapevolezza. 

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