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Arte e Cultura

Addio al padre del Toro di Wall Street

Redazione Centodieci
Di Redazione Centodieci
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Pubblicato il 22.02.2021 alle 16:01

In Sicilia orientale, a Vittoria, il 19 febbraio 2021 è deceduto lo scultore Arturo Di Modica, aveva ottanta anni. Metà della sua vita l’ha vissuta negli States, a New York. Sceglie di fermarsi a SoHo, dove in quel tempo (1971) si trovava alloggio facile nelle ex fabbriche abbandonate. Sono gli anni 70, il platino delle Marilyn serigrafate si è spento. Il problema non è più il consumismo ma la crisi dell’american way of life:  Nixon alla radio annuncia (15 agosto 1971) la fine del gold standard; scandalo Watergate (1974); disoccupazione al 7%; inflazione al 13%; sconfitta di Saigon (1975). Il libro più letto tra i giovani che tornano dal Vietnam è Antologia di Spoon River; The Wall, dei Pink Floyd (1979), il disco più ascoltato e riassume il decennio (’70/’80) di crisi in Europa e in Usa.

Solo nel decennio successivo gli States si rianimeranno e per qualche aspetto torneranno ad essere l’America. La Reaganomics con liberalizzazioni esagerate, privatizzazioni e detassazioni rimette in piedi l’economia anche se a costo di forti squilibri sociali. Quando a dicembre 1989 termina il suo mandato, Reagan lascia un paese diviso, una economia in crisi, Wall Street scossa dal lunedì nero del 19 ottobre 1987, quando svanì nel nulla il 22% dei dollari investiti. È il momento di crisi più grave della storia economica americana. E deve essere stato proprio un brutto giorno se il magnifico Bull, che domina la piazza antistante la borsa più importante del mondo, è nato nella mente di Arturo di Modica in seguito a questo evento. “Quasi come una spinta a rialzarsi” – dichiara l’artista, che dopo quasi vent’anni sente un forte legame con la città che lo ha accolto. E il Charging Bull, con le sue tre tonnellate di bronzo, solo a guardarlo, la spinta la dà. L’incornata dal basso verso l’alto è nella simbologia del linguaggio di borsa il segnale di un trend rialzista, bullish, appunto. E questo piace molto agli americani che fin dal liceo giocano più in borsa che a Monopoli, riuscendo a pagarsi le vacanze e qualcosa di più.

Certo, il fatto che The Bull sia diventato quasi un totem – dicono che porti fortuna toccarlo – non si spiega solo con la passione della borsa. C’è nella dinamica di quella massa di bronzo una agilità dei movimenti, una tensione nell’espressione che nascono dalla mano di Arturo che ha respirato i racconti che dalla Costa orientale arrivano nella campagna ragusana portando echi di battaglie (di pupi) e di tauromachie: la forma del toro così sinuosa, liquida, è tipica delle immagini che affollano i sogni infantili. Il Bull ha così tanto successo che Arturo Di Modica dovrà farne un altro su richiesta per la borsa di Shangai. Ma, mistero delle combinazioni astrali, da quando Arturo ha avuto l’idea del Bull (1987) a quando installa senza preventiva autorizzazione le tre tonnellate del Bull davanti a Wall Street (16 dicembre 1989), la storia, non solo quella degli States, ha voltato pagina:

– 1987: accordo Gorbacev-Reagan per la moratoria nucleare;

– 4 giugno 1989: Solidarnosc;

– 5 giugno 1989: Piazza Tienanmen;

– 27 giugno 1989: fine della “cortina di ferro”;

– 9 novembre 1989: caduta del muro di Berlino;

– 7 dicembre 1989: Ceausescu condannato;

Un anno, il 1989, formidabile, che può richiamare un altro ’89, e si chiude il 16 dicembre con l’entrata in scena di Arturo Di Modica.

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