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Arte e Cultura

Cercami di André Aciman ci fa capire quanto importante sia il primo amore

Redazione Centodieci
Di Redazione Centodieci
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Pubblicato il 14.02.2020 alle 7:30

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Elio aveva amato per la prima volta, sperimentando lo strappo tremendo della separazione quando Oliver se ne era andato via. Con Chiamami col tuo nome eravamo arrivati qui, a un amore descritto quasi come fosse una febbre, che li aveva fatti sentire tanto fragili e insicuri. Ed è dalle ultime pagine che André Aciman recupera la sua storia di passione e scoperta con Cercami (edito da Guanda con traduzione di Valeria Bastia): più che un seguito, il nuovo romanzo ambientato 20 anni dopo quell’incontro, torna a indagare le vite dei due protagonisti attraverso un percorso tortuoso, che approfondisce la storia del padre di Elio, Samuel, e di Miranda, una giovane fotografa incontrata su un convoglio diretto a Roma. Nel giro di poche ore, nonostante la differenza di età – come nel primo capitolo era stata quella tra Elio e Oliver – pianificheranno una vita insieme.

Amore e ritorno. In Cercami i personaggi si innamorano reciprocamente attraverso le parole nei discorsi, che si muovono dalla letteratura alla musica, fino alle nozioni sul tempo («Il tempo è sempre il prezzo che paghiamo per quella vita che avremmo voluto vivere, e che invece non abbiamo vissuto»); intraprendono nuove relazioni come quella tra Elio e Michael, un uomo più anziano di lui, in chiaro parallelo con la relazione di suo padre e Miranda; vivono ricordando il primo amore, che è sempre lì, immobile in qualche angolo della mente, pronto a farci sognare e stare male di nuovo:

«Potrebbero passare tanti, mille anni, eppure resterei sempre attaccato a qualcuno che è diventato una presenza invisibile».

Confida Elio a un certo punto ricordando Oliver, che nel frattempo si è sposato e che tornerà dal ragazzo solo nelle ultime pagine del romanzo. Dicono che non si scordi mai, e che rappresenti un importante passaggio della nostra evoluzione: il primo amore, esperienza unica e impossibile da dimenticare. Che sia durato un mese, un anno oppure sette. Che non sia durato affatto, rimanendo un groviglio di spine conficcate nello stomaco. Motore del racconto, il primo amore è quanto fa incontrare le loro vite apparentemente a sé stanti, ambientate in tre diverse città del mondo, così che ogni storia risolva la precedente. Dall’estate calda e umida del capitolo introduttivo, passano inverni e autunni uggiosi, e loro continuano a credere nei giochi del destino, nell’esistenza del colpo di fulmine.

Ognuno prova a tirare le fila della propria esistenza lasciata a metà, andando a recuperare quell’amore per metterci un punto che ne segni la fine, o solo per capirci qualcosa che era andato perso. Seguono il filo conduttore del rimpianto per venire a capo del bandolo della matassa, come quando ci siamo riscoperti a cercare su Instagram quello che ci aveva rapito il cuore al secondo anno di liceo. Nel libro di Aciman, i protagonisti lo fanno attraverso gite fuori porta, sperando di imbattersi in qualcosa o in qualcuno; trascorrendo le notti in bianco e non riuscendo più a lavorare o mangiare. Che poi non è solo il primo amore: lo sono un po’ tutti, quelli intensi.

Corinne Corci

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