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Arte e Cultura

Come il cinema racconta il Natale: i titoli che forse non conosci e da vedere assolutamente

Roy Menarini
Di Roy Menarini
Roy Menarini è critico cinematografico e docente universitario. Insegna Cinema e Industria Culturale all’Università di Bologna. Collabora con la Cineteca di Bologna e vari festival italiani. Ha scritto numerosi volumi sul cinema contemporaneo e sui generi cinematografici, oltre che monografie su James Cameron, Stanley Kubrick, David Lynch, Nanni Moretti. Dirige la rivista accademica Cinergie e il blog Cinefilia Ritrovata. Scrive su Film Tv e MyMovies.
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Pubblicato il 22.12.2022 alle 8:48

A Natale non esiste solamente il cinema dei buoni sentimenti e di Santa Claus, a volte l’armonia e la felicità passano attraverso percorsi meno scontati.

NATALE CON I TUOI (FILM)

Se Natale è il momento dell’armonia e dei buoni sentimenti, il cinema segue il mood e storicamente offre racconti rilassanti e positivi. Che si tratti di tecnica (il trionfo dei cartoni animati o dei film con effetti speciali “gentili”) o che si tratti di temi (famiglie che si ritrovano, miti d’infanzia, favole sempreverdi), i 15 giorni dalla Vigilia all’Epifania sono sempre stati all’insegna della bontà. E anche chi preferisce stare a casa ha eletto nel tempo alcuni classici in TV che vede e rivede, come una sorta di liturgia spettatoriale dove non conta tanto il fatto di conoscere la storia quanto il piacere che si prova a ripetere – con amici e parenti – il medesimo rituale. I casi di Una poltrona per due di John Landis o dello storico La vita è meravigliosa di Frank Capra sono esperienza comune per molti di noi, nei pomeriggi o nelle serate che seguono pranzi assai impegnativi.

Ma è sempre così? Non esiste altro modo di guardare al Natale? In verità, nel corso degli anni alcuni registi un po’ irriverenti hanno provato a cambiare le carte in tavola, pur non incenerendo del tutto lo spirito natalizio. 

BABBI NATALE DECISAMENTE INCONSUETI

Un piccolo cult che si è affermato negli anni è Babbo bastardo (2003) di Terry Zwigoff dove uno strepitoso e sarcastico Billy Bob Thornton interpreta un poco di buono che per sbarcare il lunario ogni anno rapina i grandi magazzini fingendosi un attore pagato per vestirsi da Santa Claus e divertire i clienti. Scurrile, sboccato, alcolista, Willie non possiede alcuna qualità e usa il Natale come puro espediente per gli scopi più turpi. Almeno fino a quando conosce un bambino sovrappeso e vittima di bullismo che, lentamente, erode il suo cuore di pietra e gli offre un impensabile riscatto. Ecco un modo per riaffermare la forza dei buoni sentimenti, ma arrivando attraverso i fuochi d’artificio di una comicità sabotatrice.

A questo film deve molto il recentissimo Una notte violenta e silenziosa (2022) di Tommy Wirkola dove Babbo Natale esiste davvero ma è anch’egli depresso, sgradevole e manesco. Salvo poi rivedere le priorità quando alcuni criminali vogliono mettere a repentaglio la notte più importante dell’anno e maltrattare i più piccoli: un Santa Claus che usa le maniere forti ma la cui missione storica torna ad essere quella giusta, dopo anni di crisi. 

REGALI DI NATALE 

Certamente più amaro, ma indimenticabile, il Regalo di Natale (1986) di Pupi Avati, con un cast in stato di grazia (Abatantuono, Cavina, Delle Piane, Haber) impegnato – la sera della Vigilia – non in un simpatico raduno di fronte al cenone bensì in una ferocissima partita di poker dove strategie e inganni rischiano di cambiare per sempre la vita dei partecipanti. Se il film di Avati è una tragicomica meditazione sulla borghesia italiana, un altro personaggio burbero ha segnato il rapporto tra cinema e Natale nei film italiani: Il ferroviere (1966) di Pietro Germi. Il protagonista, interpretato dal regista stesso, è un uomo inaridito dal lavoro e scostante con i suoi figli. La storia si svolge nei dodici mesi che dividono una sera di vigilia da un’altra: all’inizio del film, il rude Andrea fa il vuoto intorno a sé e poi, dopo amarezze e lutti, l’anno dopo ritroverà finalmente, sia pure in punto di morte, il calore degli affetti, pentendosi dei tanti errori commessi.

I MOSTRI BUONI

Ma c’è una possibile conciliazione tra le forme più spregiudicate dell’ironia (apparentemente) anti-natalizia del cinema americano e la descrizione sociale velata di disillusione del cinema italiano? Forse bisogna semplicemente ribaltare prospettiva. Pensiamo all’impeccabile Nightmare Before Christmas (1993) di Tim Burton, dove la figura del “diverso” (Jack Skeleton), costretto a fare paura e a vivere nel regno dell’oscurità, vuole esercitare il suo diritto all’inclusione e alla felicità. Ancora oggi, il capolavoro (fatto di pupazzi animati a passo uno) è una straordinaria lezione di umanità e fantasia, e può candidarsi a stare sotto l’albero con noi, lontano sia dai sentimenti sdolcinati delle feste sia dallo scherno troppo cinico. In fondo, come dice il delicato protagonista, “non sforzarti di capirlo, devi solo immaginarlo”.

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