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Arte e Cultura

Eroine: tutto quello che ci possono insegnare le donne delle serie tv

Corinne Corci
Di Corinne Corci
Nata a Milano, è una giornalista praticante. Dopo essersi laureata in Lettere moderne e aver lavorato come correttrice di bozze per Mondadori, ha frequentato la scuola di giornalismo IULM. Collabora con alcune testate tra cui D la Repubblica, Icon e Rivista Studio.
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Pubblicato il 20.11.2020 alle 8:00

Fleabag è una serie femminista, non femminile. Ed è femminista nel senso che fotografa la condizione femminista oggi con ironia incredibile, considerando che a quanto risulta dalla serie tv scritta e interpretata da Phoebe Waller-Bridge, il femminismo non sta proprio tanto bene, forse è morto e sepolto con la retorica del #metoo. La protagonista è quello che dovrebbe essere ogni donna cosciente: una femminista inconsapevole. Che cerca di scavalcare le differenze di genere con strategia, adattandosi ma lottando per farsi un po’ di spazio. È uno dei personaggi che Marina Pierri cita nel suo Eroine, che prende il testimone da una vasta letteratura filosofica cinematografica e psicologica: parlando del potere di alcune serie tv che possono cambiare la percezione di intere generazioni, ma concentrandosi sui loro personaggi femminili. 

Come Miriam, “Midge”, Maisel, la casalinga ebrea protagonista di La Fantastica Signora Maisel. Vive come ha sempre desiderato, circondata dalla sua famiglia composta da un marito e due figli, nella sua bella casa nell’Upper West Side. Questo almeno finché il marito non le confessa di avere una relazione extraconiugale, che la porta a lasciarlo e a dover abbandonare il suo status di casalinga (finalmente) per cimentarsi come attrice di cabaret e cominciare la sua nuova vita da separata. Trasformandosi dalla casalinga perfetta, alla migliore performer dell’East Village. O ancora Sana di Skam Italia 4, un’adolescente che vive i problemi e le gioie della sua età. Ama studiare, si sta preparando per i test di medicina, trascorre il tempo con le sue più care amiche, cerca di essere perfetta in tutto quello che fa, ed è soprattutto in questa quarta stagione, in teoria l’ultima, una ragazza musulmana, una ragazza di seconda generazione.

Sono solo alcune delle eroine-anti eroine che hanno fatto del sarcasmo il loro punto di forza, con storie che sono documentari sulle loro imprese normali e quindi straordinarie, di donne dimenticate dalla storia, dagli uomini, considerate marginali. O spesso, come Midge, donne che sono l’emblema di molte altre. Come ha scritto l’autrice, direttrice artistica del Festival delle serie tv, «Eroine è un libro sull’ascolto, radicato nella pratica del femminismo intersezionale che tiene conto della pluralità dei vissuti femminili», la storia di sette ragazze che provano a dialogare con i loro lettori. Non è l’unico aspetto. Serie come Fleabag, Crazy Ex Girlfriend, Killing Eve, non nascono dal nulla ma da politiche produttive che hanno saputo vedere più lontano e intuire il potenziale delle autrici che le hanno scritte. Ed è riduttivo parlare di “donne forti” o di “punto di vista femminile”, perché si tratta di molto di più: l’importanza di queste opere all’interno dell’ecosistema televisivo non si esaurisce nel saper tratteggiare protagoniste femminili potenti, poiché la riscrittura di canoni consolidati o addirittura di un genere non può limitarsi al virare gli stereotipi maschili al femminile, non basta mettere una donna al posto di un uomo per ottenere qualcosa di nuovo. Serve una personalità fuori dal comune. Un personaggio che accorpi in sé le caratteristiche di milioni di donne, che ci faccia pensare “sono sicura che almeno una volta mi sia capitata una cosa del genere”. Donne peculiari, perfette per offrire allo spettatore un nuovo modo di raccontare storie a cui siamo abituati. E imparare da loro.

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