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Immagine principale di: Fotografia e arte negli anni 60 e 70: due importanti mostre a Torino
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Arte e Cultura

Fotografia e arte negli anni 60 e 70: due importanti mostre a Torino

Ramona Ponzini
Di Ramona Ponzini
Fondatrice dell’art project Treti Galaxie, insieme al curatore Matteo Mottin organizza da anni mostre di giovani artisti italiani e internazionali. Esperta di arte contemporanea, e art advisor con specifica competenza per l’arte emergente, collabora con le riviste Artribune, Duels e Flash Art. Laureata in Lingue e Culture dell’Asia e dell’Africa per la Comunicazione Internazionale, è nipponista e traduttrice. È inoltre sound perfomer e musicista sperimentale.
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Pubblicato il 22.09.2022 alle 10:15

L’arte in Italia negli anni Sessanta e Settanta, le grandi mostre, gli eventi, le performance, le installazioni, e una vivacità artistica e intellettuale uniche nel loro genere: La rivoluzione siamo noi. Arte in Italia 1967-1977 e Ketty La Rocca. Se io fotovivo. Opere 1967-1975 sono le straordinarie mostre visitabili fino al 2 ottobre presso CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia di Torino.

Vita, arte e fotografia tra i ‘60 e i ‘70

Un tuffo nella vita artistica a cavallo tra la fine degli anni ’60 e l’inizio degli anni ’70, un magnifico dietro le quinte firmato da alcuni tra i principali fotografi dell’epoca, come Claudio Abate, Fabio Donato, Mimmo Jodice, Bruno Manconi, Paolo Pellion di Persano e Paolo Mussat Sartor.

La mostra La rivoluzione siamo noi. Arte in Italia 1967-1977 curata da Ludovico Pratesi, oltre a essere un’importante fonte di documentazione, evidenzia quanto fosse fondamentale il rapporto tra i fotografi e gli artisti da questi immortalati: un percorso attraverso i preziosi scatti che hanno seguito le loro azioni nelle gallerie storiche Sperone, Tucci Russo, L’Attico e Lucio Amelio, e nelle mostre di respiro internazionale quali Arte povera più Azioni povere, Vitalità del Negativo e Contemporanea, che hanno fatto la storia dell’arte italiana.

Osservando gli scatti di Paolo Mussat Sartor che immortalano gli sguardi di Alighiero Boetti, Mario Merz e Gilberto Zorio, soffermandosi sui ritratti degli artisti alla guida delle loro autovetture o di Marisa Merz nella sua abitazione torinese per la macchina di Paolo Pellion di Persano, o seguendo l’obiettivo di Claudio Abate famelico del peregrinare di Kounellis, Mattiacci e De Dominicis per mostre e gallerie, nasce spontaneo chiedersi: chi sta immortalando l’arte italiana strettamente contemporanea? I suoi giovani artisti? Il loro esporre prima negli spazi progetto, poi nelle gallerie e poi ancora in istituzioni e biennali? È importante cogliere la quotidianità degli artisti del futuro come un tempo fecero questi grandi nomi della fotografia e restituire questa documentazione agli storici e al pubblico.

Ketty La Rocca “fotovive”

La personale curata da Raffaella Perna e Monica Poggi dedicata a Ketty La Rocca indaga il rapporto tra fotografia e parola, gesto e linguaggio, al fine di porre in evidenza il fondamentale ruolo che il medium fotografico ha avuto nel documentare l’attività artistica di questa grande signora dell’arte italiana.

Nella serie Riduzioni, La Rocca si riappropria di immagini “trovate”, estrapolate da giornali e riviste dell’epoca, da cartoline o affiche cinematografiche, per liberarle dalla banalizzazione della cultura visiva di massa: sequenze in cui il primo elemento è una fotografia e i seguenti sono i contorni dell’immagine ripercorsi attraverso la grafia dell’artista. Esempio emblematico è l’immagine del David di Michelangelo.

L’Autostrada del Sole, la più lunga autostrada italiana, diventa teatro di azioni performative documentate fotograficamente: nell’epoca in cui il viaggio è diventato fenomeno di massa grazie al boom economico, La Rocca stravolge ironicamente il codice stradale con cartelli rettificati: Noi2, Mia6, Io tu e le rose.

Toccanti e intime sono invece le Craniologie, radiografie delle parti del corpo dell’artista stessa a cui sovrappone fotografie di gesti delle mani. Mani che ritornano nel libro d’artista In principio erat del 1971, in cui vengono progressivamente presentati prima gesti individuali, e poi collettivi.

Risulta così evidente l’importanza della commistione tra arte, vita e fotografia che, utilizzando un neologismo creato proprio da Ketty La Rocca, potremmo riunire le manifestazioni artistiche di quel decennio nell’azione del “fotovivere”.

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