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Arte e Cultura

I giovani alla conquista della scena teatrale italiana

Simona Spaventa
Di Simona Spaventa
Piemontese, dopo la laurea in lettere moderne e un master in filologia romanza a Friburgo, ha frequentato l’Ifg di Milano ed è diventata giornalista professionista. Oggi è freelance e critico teatrale. Dal 2001 collabora stabilmente con le pagine milanesi e nazionali del quotidiano LaRepubblica per il teatro e il cinema. Tra le sue altre collaborazioni quella con il manifesto e, in passato, con il mensile di Emergency E. La sua passione, oltre al cinema e al teatro, sono i gatti e i viaggi in Oriente.
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Pubblicato il 14.12.2022 alle 17:32

Signore e signori, si captano segnali di cambiamento nel nostro teatro. La voglia del pubblico di un teatro diverso, meno classico e con l’energia di esplorare vie nuove, dopo la pandemia sta emergendo chiara anche nelle platee solitamente più ingessate dei teatri maggiori e – finalmente – nella programmazione di quello che è universalmente considerato come il più importante teatro italiano, il Piccolo. 

A ottobre, gli spettatori hanno affollato le repliche della personale di tre spettacoli di un gruppo giovane fino ad allora quasi sconosciuto anche all’attento pubblico meneghino: Teatro Sotterraneo. Il collettivo toscano under 40 ha aperto con il sold out del nuovo spettacolo, il bellissimo L’angelo della storia, la prima stagione della nuova direzione artistica di Claudio Longhi. Che si è poi inaugurata “realmente”, ossia con la messa in scena della prima produzione del nuovo corso, a dicembre con Hedda. Gabler. Come una pistola carica, rilettura di Ibsen a opera di un altro autore, attore e regista under 40: Liv Ferracchiati, classe 1985. Insomma, largo ai giovani nel teatro più blasonato d’Italia, e non per coincidenza. Dei quindici artisti associati scelti da Longhi per produrne gli spettacoli nel primo triennio della sua direzione, nove sono delle nuove generazioni sotto (o al massimo attorno) ai quarant’anni. Sembra che finalmente per le nuove leve sia venuto il tempo di uscire dai teatrini off e dal circolo per specialisti dei festival, e affrontare il gusto del grande pubblico. E il Piccolo, tra le istituzioni maggiori, si è assunto l’onore e l’onere di fare da apripista.

I giovani artisti del Piccolo Teatro

Tornando agli artisti associati dell’ammiraglia milanese, Liv Ferracchiati fino al 22 dicembre è anche in scena come coprotagonista di Hedda. Gabler che riscrive Ibsen con un taglio metateatrale in cui continuamente si entra ed esce dalla finzione, si passa dal personaggio all’autobiografia con un gioco di autofinzione estremamente contemporaneo: il vissuto di Ferracchiati, nato Livia e oggi Liv, affonda nelle tematiche di genere più attuali. E se a Teatro Sotterraneo abbiamo già accennato, eccoli in bella schiera gli altri giovani presi sotto le ali dal Piccolo. 

Il più giovane, classe 1991, è Pier Lorenzo Pisano che sarà in scena a febbraio con Carbonio, testo fantascientifico con cui ha vinto il Premio Riccione, mentre a marzo debutterà Ritratto dell’artista da morto di Davide Carnevali, 41 anni, e Marta Cuscunà, classe 1982, ad aprile porterà l a sua favola eco-femminista Earthbound. Gireranno invece in tournée Federica Rosellini, 33enne attrice di Latella ora anche regista, e il coreografo Marco D’Agostin, premio Ubu under 35 nel 2018. Tra i talenti internazionali, l’autrice e regista francese Caroline Guiela Nguyen, 41 anni, a fine gennaio debutterà con Fraternité. Conte fantastique, spettacolo dalla forte impronta sociale con attori non professionisti, mentre è atteso per la prossima stagione il lavoro dello svedese Marcus Lindeen, classe 1980, al confine tra cinema e scena. 

Ma la carica delle generazioni giovani sta conquistando anche altri palcoscenici, con un sommovimento tellurico che emerge forte con la rinnovata voglia di teatro post-pandemia. La critica al sistema teatro è al centro del lavoro ironico e pungente di Leonardo Manzan, trent’anni appena compiuti, scoperto dalla Biennale Teatro di Antonio Latella, uno che usa il rap per gridare la rabbia della sua generazione. E sempre dalla Biennale di Latella ha iniziato il suo percorso più visibile Fabio Condemi, ferrarese classe 1988, regista raffinato che rielabora autori discussi, da Pasolini al marchese De Sade. Coraggiosi, curiosi nello sperimentare, senza paura di mescolare i linguaggi e cercare nuove strade. In una parola, giovani. 

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