L’“isola-mento” delle isole – più marcato, un tempo, di quanto non lo sia oggi – ha determinato sempre un radicamento di tradizioni, con un’intensità maggiore di quanto non lo sia in località di terraferma; né a tale situazione poteva sottrarsi Procida, con la continua sovrapposizione di sacro e profano che vi si verifica nel patrimonio tradizionale.
A uno sguardo superficiale, infatti, potrebbe apparire che le due manifestazioni più significative della tradizione locale – vale a dire, la processione del Venerdì santo e la Sagra del mare – abbiano, rispettivamente, una connotazione religiosa, la prima, e laica, la seconda; sarà, però, uno sguardo più attento a far convincere della commistione, in entrambe, di tali caratterizzazioni.
Cominciamo dalla processione del Venerdì santo, la cui prima notizia risale al 1688; evento che relega in secondo piano perfino le due (ben due!) processioni dedicate al patrono dell’isola, san Michele Arcangelo, festeggiato non soltanto il 29 settembre, ma anche l’8 maggio, in ricordo della leggendaria apparizione, che mise in fuga i pirati Barbareschi, che si accingevano a saccheggiare Procida. E in proposito vale la pena di menzionare la tela/ex-voto, dipinta da Nicola Russo, allievo di Luca Giordano, esposta nell’abside della Chiesa abbaziale, che raffigura proprio quella scena, come tramandata dalla tradizione popolare.
Ebbene, nella processione del Venerdì santo non è difficile cogliere la presenza di due fasi, il che rende riduttiva la definizione di “processione dei Misteri”, tanto corrente, quanto impropria. La prima fase, infatti, il corteo dei “Misteri” – rappresentazioni plastiche di scene delle Scritture, talvolta impropriamente definite “carri”, dal momento che sono trasportate a braccia, senza l’ausilio di ruote –, al di là dei temi religiosi raffigurati (la Creazione del mondo, il Diluvio universale, l’Ultima cena, la Crocifissione, giusto per citarne alcuni), è connotata sempre più, da diversi anni ormai, da modalità espressive profane, che affiancano all’immagine di personaggi biblici quelle di altri soggetti dei giorni nostri. Viceversa, nella seconda fase, quella del corteo dell’Addolorata e del Cristo morto, si può cogliere agevolmente la presenza esclusiva del sacro, non soltanto nelle due statue principali, accompagnate da altre (c.dd. “Misteri fissi”), raffiguranti altri personaggi della Passione, ma anche nei canti liturgici eseguiti dai confratelli della Congregazione dei Turchini, che vi partecipano indossando il loro abito devozionale.
Sacro e profano, poi, sono parimenti presenti, benché con modalità e dosaggio differenti, nell’altra manifestazione, la Sagra del mare, di origine molto più recente, poiché la prima edizione si svolse nel 1939. Anche qui un primo nucleo, di carattere laico, è costituito, oltre che da competizioni sportive e da uno spettacolo musicale, soprattutto dalla celebrazione del personaggio lamartiniano di Graziella, incarnato da giovani procidane che indossano il costume femminile tradizionale. Un secondo nucleo, però, di carattere religioso, è costituito dal memoriale dei procidani morti in mare – per cause belliche o per sinistri marittimi –, che consta della celebrazione di una messa di suffragio e dal lancio in mare di una corona di alloro, benedetta durante quel rito. E qui s’impone una riflessione, sulla presenza simultanea, in questa occasione, delle due componenti storicamente colte dell’isola, vale a dire, il clero e i naviganti, ove si consideri che, tempo addietro, il terzo elemento maschile – i contadini – e quello femminile non erano, per lo più, alfabetizzati.