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Arte e Cultura

«Rebel Talent»: il libro (da regalare a se stessi) per trasformarsi e migliorare

Michele Boroni
Di Michele Boroni
Si occupa di contenuti e comunicazione per brand, persone e progetti editoriali. Ha scritto e scrive di marketing, cultura pop, media e tecnologia per Il Foglio, Il Messaggero, Wired, Rockol, Elle Decor e LINK. Autore tv per Rai 5 (“Cool Tour”,”Ghiaccio Bollente”). Responsabile contenuti di IF! Italians Festival. Per Centodieci racconta e recensisce quei saggi che offrono una lettura lucida e critica del contemporaneo che indirizzano verso una crescita sostenibile, da tutti i punti di vista.
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Pubblicato il 11.12.2018 alle 18:03

Oggi la bibliografia legata al life hacking, specie in lingua inglese, è assai amplia. C’è da dire però che forse non tutti i titoli sono all’altezza delle aspettative, anche perché a volte una certa retorica nordamericana prende il sopravvento. Tuttavia ogni tanto esce un libro, per così dire, folgorante.
Uno di questi si intitola “Rebel talent: why it pays to break the rules at work and in life” (2018, MacMillan) e ancora non è stato tradotto nella nostra lingua, nonostante la scrittrice sia italianissima: Francesca Gino, trentina, 40enne, docente della Harvard Business School, la più giovane ad aver mai ottenuto questo ruolo.
La tesi che sta dietro al libro è semplice e intrigante e si basa su tre parole chiave “Break, Transform, Create”, ovvero “rompere le regole per trasformare e creare”. La ribellione analizzata dalla Gino, docente di Economia Comportamentale, non è quella di chi distrugge l’ordine precostituito, bensì quella di chi, dopo aver analizzato e conosciuto profondamente le regole, elabora delle strategie per superarle, rendendo le proprie attività più consone a se stesso.
In un’epoca di standardizzazione, questo tipo di ribellione potrebbe sembrare un compito difficile, tuttavia Francesca Gino riesce nell’impresa analizzando i cinque elementi del talento ribelle: novità, curiosità, prospettiva, diversità e autenticità. Il talento ribelle è quindi molto in linea con i classici di economia comportamentale e nelle parte conclusiva del libro espone otto potenti principi di leadership ribelle tra cui quello di incoraggiare il dissenso costruttivo e le conversazioni aperte, imparare tutto e dimenticare tutto tornando ai fondamenti e favorire “incidenti felici” progettando luoghi di lavoro che consentano la collaborazione. I ribelli hanno il tempo di pensare e di meravigliarsi, anche quando sono completamente impegnati nel loro lavoro. “Quando ci apriamo alla curiosità, siamo più propensi a riformulare le situazioni in modo positivo” scrive la docente trentina di Harvard mettendo in discussione la saggezza convenzionale sul posto di lavoro, esponendo invece i vantaggi di dare spazio ai dipendenti. La Olivetti negli anni 70, quindi molto prima che fosse usanza comune, costruiva campi da gioco per i figli dei lavoratori, offriva ai dipendenti lunghe ore di pranzo e li incoraggiava ad ampliare i loro orizzonti intellettuali – tutto questo per accrescere la curiosità come disciplina aziendale.
Vogliamo seguire un copione o scrivere da soli la nostra storia?
Il libro gira tutto intorno a questa domanda retorica, e lo fa non solo teorizzando, bensì basandosi sul racconto di molti casi pratici e virtuosi: come quello dello chef Massimo Bottura – proprietario e chef dell’Osteria Francescana, nominato miglior ristorante al mondo – che dichiara “Non lasciare che la tradizione ti vincoli. Fai in modo che ti renda libero”. Oppure i dirigenti di Pixar che hanno messo in atto il “plussing”, termine coniato da Walt Disney che consiste nell’incalzare l’interlocutore con continue domande invece di criticarlo. E poi ancora l’esempio della Ducati e dalla sua modalità diversiva di non imparare dai propri successi o di Sully Sullenberg, che nel gennaio 2009 salvò la vita dei 155 passeggeri decidendo di far atterrare l’aereo che pilotava sul fiume Hudson dopo aver valutato che, a causa di un’avaria nei due motori, non sarebbe riuscito a raggiungere nessun aeroporto.
Per avere successo e scardinare efficacemente le regole, sostiene la Gino, bisogna aver acquisito esperienza e trasformato la ribellione da “pugni sul tavolo” in una strategia per superare le regole.
Sulla base di tutti questo concetto ed esempi l’autrice ha elaborato un test che si può trovare anche nel suo sito www.rebeltalents.org da cui si può rilevare l’appartenenza a uno dei quattro profili: il viaggiatore, che non si fa condizionare dalle pressioni esterne; lo scalatore, colui che ignora l’eccessiva fiducia in sé stessi; il pirata, capace di opporsi al pensiero e alle azioni altrui e infine la guardia, che rispetta le tradizioni ma rischia di perdere l’occasione propizia di fare come vuole.
“Rebel Talent” è quindi un libro interessante che può essere di ispirazione per studenti alla ricerca del primo lavoro, creativi, imprenditori, manager e in generale a tutte le persone che vogliono trasformarsi, in meglio.
 

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