Shamsia Hassani, giovane artista di graffiti afghana, ci insegna il coraggio
Una donna con un copricapo rosso, le ciglia lunghe e l’espressione triste tiene in mano un vaso nero in cui è stato piantato un dente di leone. La donna si staglia contro un fondo scuro, guarda una figura nera dall’espressione severa e il volto deformato dall’odio e dalla violenza. Nell’immagine successiva si è buttata a terra, con il volto tra le mani, anche il vaso è caduto e il fiore si sta disfando. L’uomo non si è liberato del suo fucile. La città, Kabul, si vede in lontananza, sotto assedio. Nella prima immagine, la città viveva sul vestito della donna. Un vestito azzurro. C’era ancora speranza. Queste sono solo alcune delle opere pubblicate recentemente da Shamsia Hassani sul suo account Instagram.
Il dente di leone o tarassaco è una pianta curativa molto comune. La sua infruttescenza, il soffione, cresce ovunque. Simbolo di speranza, gli abbiamo affidato tutti, almeno una volta, un nostro desiderio. Basta soffiarci sopra per vedere volare i suoi semi, volare lontano, raggiungere quello che ci stiamo augurando. Ma il dente di leone è anche simbolo di forza, Teseo li mangiò per trenta giorni consecutivi per trovare le energie necessarie ad affrontare il Minotauro.
Forza e speranza, proprio quello di cui ha bisogno il popolo afghano.
Shamsia Hassani mira a dar voce alle donne afghane attraverso le sue opere
Il dente di leone è un simbolo ricorrente nelle opere di Shamsia Hassani, la prima artista di graffiti in Afghanistan. Non solo, anche gli strumenti musicali sono centrali nelle sue opere: danno voce alla donna protagonista dei dipinti, che li stringe a sé. Forza e speranza.
Hassani è nata nel 1988 ed è ormai conosciuta a livello mondiale. La sua arte raffigura le donne in una società mediorientale dominata dagli uomini. Queste donne non hanno bocca, perché gli è stato tolto il potere di esprimersi, e tengono gli occhi chiusi, perché sono circondate da distruzione e violenza, “ma questo non significa che non riescano a vedere”.
Le opere di Hassani mirano a trasmettere alle donne afghane una forza nuova, quella dell’ambizione e della volontà di raggiungere i propri obiettivi. Le donne raffigurate indossano abiti colorati, sono orgogliose, non abbassano la testa, portano un cambiamento positivo nella vita degli altri.
Hassani, una donna e un’artista coraggiosa
Hassani ha sentito il bisogno di portare l’arte nelle strade di Kabul per “colorare i brutti ricordi della guerra” e avvicinarsi alle persone. I muri di edifici distrutti sono diventati tele su cui sfogare i propri demoni e la propria fantasia. Una scelta rischiosa, dipingere graffiti in una città in cui per una donna è già molto pericoloso camminare da sola per strada. “Sono molto spaventata nei luoghi pubblici del mio Paese. Ho paura delle esplosioni e spesso ho pochissimo tempo per terminare le mie opere” ha dichiarato qualche anno fa. “Alla gente non piace che le donne si prodighino in un’attività del genere”. Per strada potrebbero avvicinarsi a lei uomini che non apprezzano, potrebbero prenderla a male parole ed essere violenti. Molte sue opere, per questo motivo, sono rimaste incomplete. Ma non quelle nelle strade vicino all’università, isola felice. Hassani insegna lì e lì ha organizzato festival di graffiti facendo da mentore a tante altre donne che cercavano la libertà. Nell’università è sempre stata al sicuro. Durante una residenza artistica a Los Angeles, qualche anno fa, ha dichiarato: “Finalmente mi sento sicura, qui. Lavorare sentendomi sicura è liberatorio”.
Il senso di pericolo è una costante nelle sue opere, in cui le donne soffrono, ma affrontano il nemico con armi bianche, che siano soffioni e desideri o strumenti musicali che contengono dolci lamenti e musiche forti.
Dopo la presa di Kabul da parte dei talebani, Hassani ha fatto sapere attraverso i suoi canali social di essere al sicuro, fuori dal Paese. Le opere che ha condiviso da allora sono sempre più tetre e piene di dolore. E noi non possiamo che seguirla con sgomento. “Il mio Afghanistan, la mia Kabul, le mie radici, la mia identità…” scrive sotto una delle ultime, realizzata su una banconota da un dollaro. Un aereo parte, il nemico è alle porte, si chiude il sipario americano. Ma Hassani non si arrende. Continua a far sentire la sua voce.
“L’arte cambia la mente delle persone e le persone cambiano il mondo” ha scritto.
Noi ammiriamo il suo coraggio.