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Arte e Cultura

Succession e Mrs. Maisel: orfani di serie bellissime, uniamoci

Mattia Carzaniga
Di Mattia Carzaniga
Mattia Carzaniga, classe 1983, è un giornalista specializzato in cinema, cultura e costume. Collabora con diverse testate tra cui ‘Rolling Stone Italia’, di cui è responsabile per la sezione Cinema & Tv, ‘Vanity Fair’, ‘Domani’ e ‘Rivista Studio’, ed è il volto di Rai Movie dai festival di Venezia, Roma e Torino. Ha pubblicato i saggi ‘L’amore ai tempi di Facebook’ (Baldini & Castoldi, 2009, scritto con Giuseppe Civati) e ‘Facce da schiaffi’ (add editore, 2011).
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Pubblicato il 26.06.2023 alle 17:00

Il pubblico dice addio a due titoli cruciali della Prestige Tv, capaci di cambiare forse per sempre il linguaggio del piccolo schermo per narrazione e tecnica. E molto più “fratelli” di quanto si possa pensare. Che cosa hanno rappresentato, e che cosa arriverà dopo?

I Roy e i Maisel: così lontani, così vicini

Succession e The Marvelous Mrs. Maisel (da noi tradotto La fantastica signora Maisel) sono finite nello stesso weekend. Un caso? Probabilmente – e simbolicamente – no. Perché, anche se decisamente diversi, i due titoli sono accomunati da più di un elemento. Il primo: al centro ci sono due famiglie i cui membri devono trovare il proprio posto, sia all’interno della famiglia stessa che nella società tutta (i figli di Logan Roy, il patriarca del clan di Succession fondatore di un impero dei media USA, devono capire, soprattutto nell’ultima stagione in cui il padre esce di scena, chi di loro potrà prenderne l’eredità, anche idealmente; Midge Maisel, figlia femmina di un clan ebreo alto-borghese, si fa strada sulla scena della stand-up comedy come chiave per l’emancipazione sociale, culturale e anche, a suo modo, politica). Il secondo: sono tutte e due profondamente newyorchesi, anche se ambientate in epoche diverse (Succession ai giorni nostri, Mrs. Maisel tra gli anni ‘50 e ‘60, con una coda, nell’ultima stagione, ai primi 2000). Il terzo: scrittura (i rispettivi creatori sono Jesse Armstrong e Amy Sherman-Palladino), recitazione (non basta una parentesi per citare tutti gli eccezionali protagonisti) e regia (nel primo caso il regista-chiave è Mark Mylod, nel secondo la stessa Sherman-Palladino) che hanno saputo creare mondi precisissimi, con uno stile personalissimo in entrambi i casi. L’ultimo, forse cruciale: sia Succession che Mrs. Maisel hanno deciso di chiudere i battenti quando erano all’apice della forma e del successo. E non succede quasi mai.

L’importanza (e l’intelligenza) di finire nel momento giusto

Proprio questa è un’anomalia – o può diventare un nuovo paradigma? – nella cosiddetta Prestige Tv, un sistema in cui si era soliti “allungare il brodo” anche là dove il livello restava altissimo (penso a titoli come Mad Men, arrivato a sette stagioni, o Game of Thrones, con otto stagioni in totale). Succession e The Marvelous Mrs. Maisel avrebbero potuto prendere quella stessa direzione: sono entrambi, dopotutto, progetti che si fondano sui personaggi e il loro sviluppo, teoricamente declinabile all’infinito. Gli affezionati ai Roy e ai Maisel – che ora si sentono decisamente orfani degli uni e degli altri – avrebbero volentieri gradito un universo ulteriormente espanso, magari pensato anche attraverso differenti “fuochi” su figure solo apparentemente secondarie. In particolare Succession, considerato anche il finale dell’ultima stagione, avrebbe potuto inaugurare (uso il condizionale passato perché lo showrunner ha già confermato che non ci saranno sequel o spin-off futuri) un nuovo capitolo sui caratteri inizialmente pensati come “spalla”, vale a dire Tom e Greg, rispettivamente il genero e il nipote di Logan Roy.

Che cosa succederà adesso?

Il pubblico perde due colossi di due dei maggiori broadcaster e produttori audiovisivi del nostro tempo (Succession è targata HBO, Mrs. Maisel Amazon Studios); due colossi che hanno fondato l’immaginario degli ultimi anni di Tv e piattaforme. E il prossimo autunno un altro titolo di un altro streamer seguitissimo (The Crown, “made in Netflix”) farà calare il sipario invece di proseguire fino alle tarantelle di Harry e Meghan dei giorni nostri (forse anche perché i due ex duchi ci pensano da soli, a scrivere il loro cine-romanzo). Succession, The Marvelous Mrs. Maisel e, a suo modo, The Crown (con la differenza, per quest’ultimo titolo, che parte da personaggi realmente esistenti o esistiti) hanno regalato alla serialità quello che dovrebbe essere della serialità: dei mondi bigger than life in cui immergersi con direttrici di scrittura e regia ben precise; la creazione di un nuovo star system (faccio nomi a caso che sicuramente oggi riconoscerete come star: Rachel Brosnahan, Jeremy Strong, Sarah Snook, Kieran Culkin…); la perfetta maturità di linguaggio applicato a un mezzo. Che cosa ci sarà dopo non lo possiamo sapere, ma queste due (tre) famiglie mancheranno moltissimo, nel panorama televisivo corrente.

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