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Empowerment

Come esprimere (correttamente) un dissenso

Lorenzo Gasparrini
Di Lorenzo Gasparrini
Lorenzo Gasparrini ha insegnato in diverse università italiane e svolto ricerca per dipartimenti di Filosofia, di Architettura e Design Industriale, di Restauro e Conservazione dei BB.CC., di Scienze della Formazione, di Scienze Umanistiche. Ha lavorato come Editor e Web Editor per un importante editore accademico. I suoi interessi attuali sono i femminismi e i ‘Men’s studies’, anche come attivista organizzando incontri, seminari e discussioni in tutta Italia.
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Pubblicato il 25.03.2019 alle 18:07

Il contesto lavorativo è spesso un luogo nel quale gli equilibri nei rapporti interpersonali sono molto meno elastici di quelli amicali o parentali. Il rapporto con il collega, con un superiore o con un sottoposto devono tener conto di una serie di possibili conseguenze ed effetti collaterali delle nostre azioni che in altre situazioni semplicemente non esistono.

Esprimere il proprio dissenso per una decisione o una proposta in ambito lavorativo può avere delle conseguenze spiacevoli sia per la propria carriera che per quella altrui, o anche solo per l’ambiente nel quale ogni giorno si lavora. Per quanto possibile cerchiamo di trovare delle strategie per conservare la nostra libertà di espressione senza compromettere i nostri rapporti.

Una prima buona regola è: dissentire sull’oggetto, sull’argomento e non sulla persona. Sforziamoci di dire che ciò che ci spinge al dissenso è qualcosa e non qualcuno. Dovendo esprimere un dissenso non possiamo aspettarci di essere troppo graditi, quindi è preferibile far capire che non vogliamo compromettere in nessun modo i rapporti personali, ma contribuire al lavoro in azienda. Di qui la seconda regola: esprimete un dissenso parlando di voi e non giudicando l’altro o le sue azioni; parlate di quello che avete capito e non giudicate quello che avete visto o sentito.

Avete dei grossi dubbi sull’idea che il vostro superiore ha proposto per la prossima campagna. Parlategli di quello che avete compreso della sua idea, delle sensazioni che vi ha dato e di come vi comportereste in base a quelle sensazioni. Fornite un esempio, non un giudizio; proponete un caso, non una obiezione.
Vi sembra che un vostro sottoposto non stia svolgendo il suo lavoro come dovrebbe, seguendo le procedure corrette. Un dissenso espresso malamente, dalla vostra posizione di potere, potrebbe spingerlo al silenzio o ad altri atteggiamenti poco collaborativi, e alla fine controproducenti per tutti. Anche in questo caso, parlate del lavoro senza giudicare il suo operato, e parlate della vostra posizione e non della sua. Illustrate il suo comportamento attraverso le vostre considerazioni e non giudicando il suo operato.
Un vostro collega avanza una proposta che non vi convince, o attua un comportamento poco professionale. Anche in questo caso si può esprimere disaccordo puntando su quella proposta e quel comportamento, e non sulla persona; informate il collega di ciò che pensate non di lui, ma della vostra visione della situazione e del motivo per cui quella visione non vi piacerebbe affatto, se si realizzasse.

Lo scopo di un dissenso non dovrebbe essere solo un’opposizione, un rifiuto. In un ambiente lavorativo un atteggiamento critico andrebbe rivolto non alle persone ma ai comportamenti e alle proposte che potrebbero ostacolare o peggiorare i risultati complessivi. In questo modo non si perde tempo e pazienza in “casi personali” ma si mettono a fuoco eventuali problemi riguardanti le scelte da fare, l’ambiente in cui operare, le procedure da seguire – al fine di migliorare il lavoro di tutti, e non di prendersela con qualcuno.

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