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Empowerment

È giusto che in emergenza si debba scegliere a chi dare il respiratore?

Sammy Basso
Di Sammy Basso
Sammy Basso è un ragazzo italiano affetto da progeria che per diffondere le conoscenze sulla propria malattia e per promuovere la ricerca su di essa ha fondato l’Associazione Italiana Progeria Sammy Basso (A.I.Pro.Sa.B.) APS Onlus, è parte del board del Network Italiano Laminopatie ed è International Ambassador della Progeria Research Foundation (USA). Nonostante la sua malattia, Sammy Basso è un ragazzo pieno di speranza che non si ferma mai e che è riuscito a coronare molti dei suoi sogni, tra i quali laurearsi in scienza Naturali e Molecular Biology all’Università di Padova. Dopo la maturità ha fatto un viaggio negli Stati Uniti dal [...]
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Pubblicato il 02.04.2020 alle 7:15

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Avrete sicuramente sentito che in casi di estrema necessità, in certi Paesi si sta decidendo di non dare ventilatori e respiratori a persone disabili. Il motivo? È semplice: non bastano per tutti, perciò ad averne “diritto” saranno solo coloro che hanno maggiore chance di sopravvivenza…i disabili non sono tra queste persone. A molte persone questa decisione è sembrata fin troppo somigliante alla celeberrima Aktion T4 con la quale i nazisti uccisero dalle 300/500 mila perone con disabilità. Il concetto è quello: le risorse vanno date a chi le può utilizzare al meglio, poco importa il fatto che non abbiamo ancora capito il senso della vita, e che perciò ancora non ha senso scegliere chi abbia diritto a vivere e chi no.

Ma ragioniamoci! Vi chiederete: “Cosa c’è da ragionare? È sbagliato, punto!”. Avete ragione, è sbagliato! Ma chi ha mai anche solo osato dire che il mondo è giusto? E per chi è credente, se la Giustizia umana veramente esistesse, avete mai osato pensare che Dio sia umanamente giusto? No, il Cielo segue un’altra Giustizia, ma lasciamo stare il Padre Eterno, perché noi siamo uomini e solo da uomini con poteri e menti limitate possiamo agire.

Se si danno dei respiratori a persone debilitate esse potrebbero non farcela e sottrarre i macchinari ad altri che, a loro volta, senza macchinari, non sopravvivrebbero. Certo, anche chi è sano può morire sebbene attaccato ad un respiratore. Ma in statistica è meno probabile.

E dunque si sceglie, si fa la cosa più umanamente inumana che si può fare e si sceglie l’opzione che fa meno morti. Non è giusto ma è la cosa più giusta. È spietato ma sensato. A scrivere queste parole è uno scienziato, portatore di handicap, il primo che dovrebbe scandalizzarsi, opporsi…eppure non lo farò per partito preso. Perché sono anche un cittadino di uno stato civile, parte dell’insieme chiamato umanità. E dunque ragiono.

Che cosa ci distingue, a livello globale, dagli animali? Semplice: la civiltà! E che cos’è la civiltà? Sono leggi, che governano un insieme di umani, e che seguono dei valori ben precisi. Leggi che non sarebbero presenti in natura, ma che alla lunga portano alla sopravvivenza di più persone, all’ordine sociale nella migliore delle ipotesi. Le leggi umane dovrebbero cercare di superare la legge del più forte. Eppure, disgraziatamente, quando le risorse sono limitate anche la nostra civiltà si piega alle legge di Darwin: sopravvive chi ha più possibilità, sopravvive chi la Natura o il Fato ha deciso essere più degno di rimanere in vita. Esatto, la nostra civiltà, nata per superare la natura tiranna, quando tirata all’essenza segue la legge naturale, in poche parole rinnega se stessa per sopravvivere e per poter tornare, superata la crisi, a superare ancora una volta la legge di natura .
Lo facevano a Sparta, lo facevano a Roma, lo facevano nel Medioevo, lo fece il Terzo Reich (in questo caso estremizzando il “ragionamento” assurdo secondo cui qualcuno ha più diritto di altri a vivere). Lo facciamo ogni giorno quando, in Africa o in altri paesi del Terzo Mondo, si ha una dose di vaccino e due bambini: si visitano i soggetti, si inietta la dose al più forte, magari dicendo alla madre “quell’altro sta bene, non ne aveva bisogno”, trattenendo le lacrime. Ed è l’unica cosa che possiamo fare.

Tutto qui allora? Hanno ragione a non dare respiratori a chi è debilitato? No! Non è tutto qui! Come prima cosa, prima di arrivare a certe scelte, bisogna vedere: è veramente l’unica cosa che possiamo fare? È stato veramente fatto il possibile per salvare tutti? Non credo che sia questo il caso! E soprattutto: perché non ci sono risorse per salvare tutti?

E allora dobbiamo ragionare sul fatto che non siamo una civiltà solo quando c’è da affrontare qualche emergenza, lo siamo sempre! Ecco dunque che la scelta di sopprimere idealmente il più debole la facciamo ogni volta che si decide di tagliare i fondi alla sanità, poiché chiunque ne abbia bisogno, è in uno stato di debolezza e necessità. Lo facciamo ogni volta che tagliamo sulla ricerca, sui sussidi ai disabili, lo facciamo ogni volta che si decide di pagare troppo poco medici, infermieri, e operatori sanitari. Più in generale lo facciamo ogni volta che non paghiamo le tasse per fottere il sistema, ogni volta che parcheggiamo su un parcheggio per disabili, ogni volta che facciamo le cose che son più facili da fare e non quelle che invece si dovrebbe fare. Lo facciamo ogni giorno che, in questo periodo, cerchiamo di aggirare i decreti per poter continuare la quotidianità di sempre, sapendo che non è la situazione di sempre, lo facciamo ogni volta che usciamo senza averne necessità, magari senza le dovute precauzioni.

Perciò, no, non è giusto scegliere chi deve vivere e chi deve morire! Ma sta ad ognuno scegliere di agire affinché l’eventualità che una scelta la si debba fare non arrivi. Perché la civiltà che combatte la legge del più forte non la troviamo solo in una costituzione, spesso poco letta, quel poco mal letta e ancor meno capita; non la troviamo solo nelle Istituzioni, troppo spesso ridotte ad un continuo scannarsi politico; la troviamo anche nel popolo, nel singolo individuo, troppo spesso intento a fare il furbo…
Se perciò la notizia che delle persone disabili potrebbero venire sacrificate, rifletti, agisci al meglio, opponiti alle ingiustizie, ricordati di chi è più debole. E poi…sì, poi allora saremo pronti a combattere contro questa ingiustizia che il mondo ci pone davanti. Non solo, avremo i mezzi per farlo. E magari…beh, magari non avremo più bisogno di farlo.

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