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Empowerment

L’importanza di avere “buoni nemici”

Luca D'Elia
Di Luca D'Elia
Consulente. Laurea in Filosofia presso l’Università Statale di Milano, dal 2004 si occupa di formazione manageriale e comportamentale. Ha finora lavorato per oltre cento importanti aziende nazionali e multinazionali. È keynote speaker in convention e meeting aziendali. Parallelamente all’attività di consulenza, si occupa di docenza accademica, collaborando negli anni con diversi istituti ed università, tra cui IULM, Università Cattolica, Istituto Marangoni, IED, Accademia del Lusso, SUPSI (Lugano).
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Pubblicato il 31.01.2018 alle 12:39

Fin da bambini conosciamo bene il valore dell’amicizia, l’importanza di coltivare e sviluppare delle relazioni leali e profonde. L’amicizia rappresenta un valore fondamentale, questo non si discute. Ma qui intendo avanzare una breve riflessione sui vantaggi che possiamo trarre dall’avere dei “buoni nemici”. Al primo impatto, può sembrare poco plausibile, se non addirittura assurdo: possono esistere davvero dei “nemici buoni”? In qual misura saranno nostri nemici? E, soprattutto, perché dovremmo valorizzare il fatto di avere dei “nemici buoni”?
Per ottenere successo e raggiungere risultati di rilievo, nella vita privata così come in quella professionale, avere delle relazioni solide su cui poter contare rappresenta qualcosa da apprezzare e sviluppare, cui dedicare cura, tempo ed attenzione. Tuttavia, anche avere attorno a noi persone che, in maniera più o meno palese, si presentano come nostri nemici, può risultare utile. Quali sono i vantaggi che possiamo trarne? Eccone alcuni.

  1. In primo luogo, i nostri nemici certificano, in qualche misura, il nostro valore. La mistica russa Anne Sophie Swetchine, vissuta nell’Ottocento, sosteneva: “Per poter avere un nemico, bisogna essere qualcuno”. Più si ottiene successo, visibilità e affermazione professionale, più sarà facile avere non solo plausi e apprezzamenti, ma anche invidie e rivalità. “Molti nemici, molto onore”, recita un’antica massima. Ed è semplice verificare come sia proprio così.
  2. I nostri nemici spesso si manifestano nel momento in cui esprimiamo con convinzione le nostre opinioni. Se siamo soliti avere idee originali, frutto di una prospettiva nuova riguardo a qualche argomento, distante da una visione comune e massificata, più facilmente riscontreremo ostilità da parte di qualcuno. “Per avere dei nemici non è necessario dichiarare guerra, basta dire quello che si pensa”, così Martin Luther King sottolineava come l’avere autonomia di pensiero (e il coraggio di esprimerla e mostrarla) sia sufficiente affinché qualche nuovo nemico possa palesarsi.
  3. Un aforisma di Nietzsche recita: “Ama i tuoi nemici perché essi tirano fuori il meglio di te”. Nel mondo del lavoro spesso siamo circondati da persone invidiose, che magari faticano ad accettare il fatto che abbiamo ottenuto una promozione, un avanzamento di carriera, un aumento di stipendio, un apprezzamento da un capo piuttosto che un riconoscimento positivo da parte di un cliente. Ritengo l’invidia un sentimento estremamente limitante, espressione di grettezza d’animo da parte di chi lo prova. Ma l’invidia di qualcuno nei nostri confronti può rappresentare per noi uno sprone, una spinta propulsiva a fare sempre del nostro meglio e ad alzare continuamente i nostri standard qualitativi.
  4. Dai “buoni nemici” abbiamo l’opportunità di apprendere. Se ottengono successo, possiamo studiare le loro strategie, le modalità grazie alle quali lo hanno raggiunto. Se sono persone ammirate ed apprezzate, possiamo capire che cosa li rende tali. Come sosteneva Aristofane, “l’uomo saggio impara molte cose dai suoi nemici”, attingendo al meglio delle loro caratteristiche positive e cercando, per quanto possibile, di farle proprie. Per fare ciò occorre pragmatismo e serenità d’animo, tenendo a bada sentimenti negativi di astio, risentimento, invidia. In tal senso, le parole di Don Vito Corleone, nel Padrino parte prima, sono illuminanti: “Non devi odiare il nemico, ti offusca il cervello”. La lucidità mentale rappresenta il miglior atteggiamento per analizzare quanto di buono possiamo acquisire dai nostri nemici.
  5. I “buoni nemici” ci inducono ad affilare la lama della creatività. Secondo l’economista austriaco Joseph Schumpeter, le idee più valide sono quelle in grado di generare un cambiamento significativo. Un’idea su cui si accende subito un consenso generale, probabilmente non è poi così buona. Le idee migliori, frutto di una profonda esplorazione creativa, se davvero porteranno innovazione, molto probabilmente contrasteranno lo status quo, renderanno qualcosa obsoleto, priveranno qualcuno di influenza e potere. Se saremo noi a proporre qualche buona idea che, ad esempio, nel nostro lavoro andrà a scompaginare qualche consuetudine ormai superata, senza dubbio ci troveremo ad affrontare l’ostruzionismo di qualche nuovo o vecchio nemico.

Se il termine “nemico” suscita immediatamente sensazioni negative, possiamo cogliere la sfida di associarvi delle percezioni migliori. Da un “cattivo nemico”, che con la sua attività ostruzionistica ci provoca ansie e paure, a un “buon nemico” che, ostacolandoci, ci induce ad alzare la guardia, ci stimola a migliorare, a crescere, a sviluppare l’attenzione e la determinazione necessarie per progredire sulla strada della realizzazione dei nostri più importanti obiettivi.

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