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Empowerment

Lo smart working dopo la pandemia

Filippo Poletti
Di Filippo Poletti
Top voice ufficiale di LinkedIn in Italia, dal 2017 cura su LinkedIn la rassegna quotidiana dedicata aicambiamenti del lavoro ed è promotore del portale Rassegnalavoro. Ogni giovedì, su LinkedIn, conduce iltalk New Normal Live. Giornalista professionista, ha scritto per più di 30 testate come il Corriere della Sera.Si occupa di comunicazione digitale aziendale. Tra i suoi libri “Tempo di IoP: Intranet of People” dedicatoalla comunicazione interna d’impresa e “Grammatica della rivoluzione Covid” riservato agli esempi di vita ealle opportunità di lavoro nella nuova normalità.
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Pubblicato il 18.01.2022 alle 9:25

Come sarà lo smart working dopo la pandemia? Dovrà avere tre caratteristiche: 1) sarà su base volontaria e individuale, 2) il lavoratore agile avrà gli stessi diritti sindacali e lo stesso trattamento economico e normativo applicato al resto dei dipendenti dell’azienda (permessi, premi e benefit), 3) dovrà essere garantita la formazione continua assieme agli strumenti di lavoro e alla copertura assicurativa contro gli infortuni. È quanto prevede il “Protocollo nazionale sul lavoro in modalità agile” promosso dal ministero del Lavoro e delle Politiche sociale e sottoscritto dalle parti sociali alla fine del 2021.

CRESCE IL LAVORO AGILE CON I SUOI PRO

Il testo è il frutto di uno studio compiuto dal gruppo “Lavoro agile” che ha esaminato gli effetti dello svolgimento dell’attività di lavoro in modalità di agile, «con l’obiettivo di individuare e proporre alle parti sociali – si legge nel documento del Governo italiano – possibili soluzioni e nuovi obiettivi che tengano conto della straordinaria esperienza che si è realizzata nel lungo periodo di lavoro da remoto imposto dalla pandemia». Un primo dato emerso dall’indagine è che il ricorso al lavoro agile in Italia è più che raddoppiato rispetto al periodo pre-pandemico, diventando «un tassello sempre più strutturale dell’organizzazione del lavoro». La ricerca ha anche rilevato che «il lavoro agile può favorire il bilanciamento tra sfera personale e lavorativa, ma anche dell’autonomia e della responsabilità individuale verso il raggiungimento degli obiettivi, favorendo altresì un risparmio in termini di costi e un positivo riflesso sulla produttività». Tra le criticità emerse ci sono quelle legate alle dimensioni del coordinamento del lavoratore agile con la complessiva organizzazione del lavoro, alla condivisione di informazioni, alla riduzione dei tempi di risposta alle richieste e, infine, al bilanciamento corretto delle pause.

L’ESEMPIO DI TENARIS, AZIENDA MANIFATTURIERA

Mai come oggi, dunque, si parla di lavoro agile anche in Italia. E non solo da parte di aziende di colletti bianchi. Prendiamo, ad esempio, il caso di Tenaris Dalmine, l’azienda manifatturiera che produce tubi di acciaio senza saldatura. «Abbiamo inserito il diritto alla disconnessione, perché crediamo che sia legittimo e giusto: alla fine dell’orario di lavoro il dipendente ha diritto alla disconnessione», ha spiegato Paolo Benzi, HR director di Tenaris Italia, a colloquio con Bergamonews: smart working per gli impiegati e tutte le figure per le quali è possibile. E – aggiunge il manager – «prestazioni basate sugli obiettivi. Questo aspetto facilita l’utilizzo e la buona applicazione del lavoro agile». 

L’ACCORDO DI WIND CON FASCE DI LAVORO

Altro esempio, sempre italiano, è quello dell’accordo di Wind in vigore dallo scorso 1° aprile, commentato dalla HR Rossella Gangi e ripreso dall’esperto di cultura del cambiamento Giuseppe Geneletti su Varesenews: 1) smart working tutti i giorni che si vuole; 2) fascia di lavoro mai prima delle 8 e non oltre le 19 (con pausa pranzo flessibile tra le 12:30 e le 14:30); 3) messa a disposizione di sedie ergonomiche; 4) offerta scontata per il collegamento internet da casa; 5) prenotazione obbligatoria della postazione non assegnata nei giorni di lavoro in presenza. È una nuova sintesi possibile anche per quando l’emergenza sanitaria sarà terminata. 

PER UNA NUOVA ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO

I casi di studio sono davvero tanti. Ad approfondirli è il recente libro “Smart working reloaded: una nuova organizzazione del lavoro oltre le utopie”, scritto dai docenti della Cattolica Luca Pesenti e Giovanni Scansani, pubblicato da Vita e Pensiero. Si va da Amplifon a Comau, dal gruppo Davines a Enel, Engie, FAAC, Findus, Lamborghini, Milano Serravalle e Vitec. L’autentico smart working – scrivono gli autori – ha presupposti di volontarietà e flessibilità di luoghi e spazi, oltre che condizioni di autonomia e di responsabilizzazione». La soluzione da loro proposta è il giusto mix di “presenza” e “remoto” così da evitare che il lavoro non perda la sua componente dialogica e relazionale tra colleghi, con il contesto organizzativo e con il luogo di lavoro. Una soluzione, questa, che non può prescindere dalla revisione dell’ambito organizzativo-manageriale, della vita individuale e professionale, così come della dimensione politica e organizzativa della società. 

OFFERTE AGILI PER ATTRARRE PROFESSIONISTI

Considerando le aspettative dei lavoratori, un aspetto da considerare è quella della crescente richiesta di lavoro agile. Lo smart working è oggi una leva per attrarre professionisti. Per questo cresce la sua offerta. A certificarlo è il motore di ricerca Indeed che in un anno ha visto aumentare gli annunci per lavori in modalità smart del 296%, soprattutto nel settore tech, finanza e marketing. Guardando ai candidati, le ricerche di impieghi svolti da remoto – racconta il Dario D’Odorico ripreso da Repubblica – sono cresciute del 347%. Che la pandemia passi presto. E che ci lasci in eredità, in forma stabile come spiega il libro “Grammatica del nuovo mondo”, il compimento della rivoluzione agile per una quota quanto più allargata di lavoratori italiani. 

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