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Empowerment

Rilanciamo il sistema economico partendo dalla felicità della persone

Matteo Plevano
Di Matteo Plevano
Psicologo del Lavoro, founder di Green Jobs Hub, acceleratore motivazionale che facilita il cambiamento verso l’economia sostenibile e socialmente responsabile. Convinto sostenitore che il futuro di individui, imprese e intera società possa evolvere attorno a questi 5 assi: autenticità, fiducia, responsabilità sociale, sostenibilità e qualità della vita.
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Pubblicato il 20.07.2016 alle 14:18

Tutte le principali teorie economiche partono da un assunto: l’uomo è un essere semplice e razionale, che persegue il massimo beneficio per sé (teoria dell’homo oeconomicus). Su queste fondamenta si basa ogni ragionamento economico-sociale ad oggi utilizzato nelle scelte politiche ed economiche.
Peccato che l’essere umano non sia così, è fatto per lo più di sensazioni, emozioni, contraddizioni, irrazionalità: in poche parole, l’inconscio gioca un ruolo decisivo su ogni fronte, come sanno bene i pubblicitari e gli esperti di marketing. Ecco perché ha senso provare a indagare le molteplici implicazioni di questa impostazione nella società attuale.

Nei momenti di crisi sembra che non ci siano prospettive, che ogni sforzo di migliorare le cose sia vano

La prima è la stretta correlazione tra depressione psichica e depressione economica o, vista al rovescio, tra pulsione vitale e crescita economica/ricerca di un miglioramento. Una persona depressa non vede futuro e mette in atto comportamenti volti alla limitazione della sofferenza: si lascia andare e viene colta dallo sconforto. Esattamente ciò che accade a livello sociale nei momenti di crisi, quando sembra che non ci siano prospettive, che ogni sforzo di migliorare le cose sia vano e che è meglio giocare in difesa, tutelando le posizioni consolidate, piuttosto che aprirsi ed esplorare nuovi lidi.

L’una influenza l’altra e non viceversa. È lo stato d’animo della singola persona, che interagendo in un sistema di gruppo o comunità genera uno stato d’animo collettivo che ha un potere enorme nel muovere o meno la società verso una direzione positiva. L’economia influenza le persone solo nei casi di grave difficoltà economica, in cui anche pochi soldi in più fanno la differenza per rispondere ai bisogni primari, non oltre una certa ricchezza, come spiega bene il paradosso di Easterlin.

Un sistema economico fermo è il sintomo di un problema di salute psichica collettiva, che non è altro che l’insieme di tante sofferenze individuali. Penso che effettuare manovre di politica economica abbia un effetto limitato rispetto a quanto si può ottenere agendo sulle singole persone, una per una, portandole ad affrontare il proprio disagio per superarlo. L’economia è la risultante di un’energia che nel suo insieme è astratta, ma che diviene concreta quando si osserva ogni singola persona. Ogni sogno infranto è analogo a un punto di PIL perso, ogni cavillo burocratico necessario ad avviare un’attività è una tossina del proprio entusiasmo, ogni pensiero di sfiducia verso la collettività è un atto di demolizione della stessa.

Lo Stato dovrebbe sostituirli con psicologi che siano interlocutori tra la collettività e le esigenze del singolo

La miglior politica per rilanciare il sistema economico e sociale è una politica che agisce sulla testa delle persone, per risolvere le sofferenze e non solo, che agisce sul senso delle cose, quindi sulla visione di futuro, utilizzato per veicolare le energie psichiche. In questo senso è interessante leggere cosa scrive Luciano Canova sull’architettura della scelta (Nudge Theory) ovvero la possibilità di utilizzare i limiti cognitivi delle persone per spingerle a prendere decisioni migliori. La logica è quella di togliere i pesi e i blocchi alle persone affinché siano libere di correre, seguendo la propria spinta naturale alla voglia di vivere.

Non me ne vogliano i burocrati, ma lo Stato dovrebbe sostituirli con psicologi che siano interlocutori tra la collettività e le esigenze del singolo, che ci mettano la faccia e rappresentino il volto umano delle istituzioni, che aiutino le persone a realizzare se stesse e i propri sogni, cercando insieme soluzioni, piuttosto che affidare moduli da compilare nella più totale grigia indifferenza.
Agendo in questo modo si riporta benessere psicologico, e di conseguenza economico, creando posti di lavoro, opportunità, servizi utili alla collettività. L’attuale fase storica è una fase epocale di passaggio dall’economia del quanto all’economia del come: da quanto produco, guadagno, lavoro a come produco, guadagno,  lavoro.

Ne ho già scritto qui, descrivendo cosa significhi vivere bene e come gli imprenditori possano guidare il cambiamento: oggi una crescita illimitata e indiscriminata non ha più ragione d’essere, soprattutto perché non vi è più un’esigenza psicologica delle persone. Oltre una certa ricchezza non si è più felici, a maggior ragione se a scapito del benessere degli altri e compromettendo irreversibilmente il pianeta.
Ma ciò non significa che non ci possano essere motivi importanti per agire, essere vitali, smuovere le emozioni più profonde e vere, nella ricerca di una propria e altrui felicità. Tali motivi sono da ricercare nel come, nel ripensare ogni cosa sotto una nuova luce, migliore.

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