Saverio Rampin. L’Alchimia del colore
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Saverio Rampin
Stra, 1930 – Venezia, 1992.
Formatosi presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia, si fa presto notare nell’ambiente artistico del territorio, e partecipa dal 1948 alle collettive dell’allora attivissima Fondazione Bevilacqua La Masa. É oggi considerato uno dei maggiori esponenti dello spazialismo veneziano, nonostante Rampin non abbia mai voluto firmarne il manifesto. L’artista sviluppa negli anni Cinquanta una pittura caratterizzata da una forte valenza espressiva e si distanzia dalle iniziali esperienze di matrice cubo-futurista. In questo periodo si conferma come cifra riconoscibile la virata verso cromie accese, stese con pennellate impetuose, attestando un deciso astrattismo gestuale con l’ampia serie dei Momenti (1955-1957). L’incontro con Virgilio Guidi alla fine del decennio porta l’artista a mutare il proprio linguaggio espressivo, orientato ora ad accogliere nuove soluzioni. Sul finire degli anni Cinquanta, infatti, Rampin matura un importante evoluzione e comincia a concentrare la sua ricerca sulle possibilità vibratili del colore, pacatamente steso in composizioni geometriche; le tinte accese saranno sostituite da colori delicati e l’impeto espressivo precedente lascia spazio ad una pittura più lirica e rivolta all’interiorità. Rivela nelle opere una spiccata sensibilità poetica espressa da cromatismi raffinati e delicati, quasi impalpabili, tangibili prove della sua continua, quasi ossessiva ricerca sul colore che, come la luce, e grazie alla luce, delinea nuove realtà oltre lo spazio visibile. Nel 1950, a soli vent’anni, è invitato alla XXV Biennale di Venezia e del 1951 è la sua prima personale, presentata da Pizzinato alla Galleria Sandri di Venezia. Nel 1955 riceve il Premio Venezia alla XLIII Collettiva della Bevilacqua La Masa e si aggiudica il Campari al Premio Burano, che ripete anche nel 1960. Del 1956 è il primo premio ex aequo con Riccardo Licata alla Bevilacqua La Masa. Nel 1958 gli viene assegnato uno studio a palazzo Carminati che terrà fino al 1961; frequenta con continuità la Galleria Il Traghetto di Venezia che ospita molti artisti spaziali e, tramite Guidi, entra in contatto con il nucleo principale degli spazialisti milanesi: Fontana, Capogrossi, Crippa e Dova. Del 1961 è l’inizio del sodalizio con Enzo Pagani, titolare di due gallerie, che fino al 1989 gli organizza quattordici mostre personali. Nel 2006 Luca Massimo Barbero cura Saverio Rampin. Catalogo generale 1945-1981. Quest’anno si è tenuta al Museo degli Eremitani di Padova la Mostra Saverio Rampin. Tempo, spazio, luce opere 1955-1991, curata da Stefano Cecchetto e in collaborazione con l’Archivio Rampin.
La Galleria Michela Rizzo collabora con l’Archivio Rampin dal 2016, e ha presentato il lavoro dell’artista in diverse mostre collettive e fiere; del 2019 è la sua prima personale organizzata negli spazi dell’ex birrificio alla Giudecca, dal titolo Pensai il colore, guardai il sole, a cura di Davide Ferri.
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