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Innovazione e Sostenibilità

Facebook abbandona la sua criptovaluta

Eugenio Spagnuolo
Di Eugenio Spagnuolo
Giornalista free lance, scrive di innovazione, cultura, tecnologia, blockchain. Tra le collaborazioni: Wired, Business Insider, Focus, Panorama, GQ, Vogue, Huffington Post. Cura anche corsi di argomenti vari e da qualche tempo si occupa di seo editoriale e della produzione di contenuti informativi a misura di social.
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Pubblicato il 25.02.2022 alle 15:30

Se non è un addio, poco ci manca: a un passo dall’entrare nell’agone delle criptovalute, Facebook ha fatto dietro front e qualche giorno fa ha messo in vendita Diem, la sua stablecoin. La promessa di una valuta spendibile nel “metaverso” dei social (oltre a Facebook, Whatsapp e Instagram), si è infranta contro il muro di attenzioni che le banche centrali e la politica le avevano eretto contro. Come ha scritto il Financial Times che “è stata l’ostilità del regolatore a porre fine all’esperimento Diem”. Le dimensioni di Facebook, ha affermato il quotidiano, rendevano Diem era una “sfida allo status quo” ed era sorprendente che l’azienda non avesse previsto i problemi di una tale iniziativa.

La vendita di Diem

La Diem Association, il consorzio di aziende che lavorano sul sistema di pagamento basato su blockchain, ha venduto le sue risorse tecnologiche a Silvergate Capital per 200 milioni di dollari. Meta, cioè Facebook, che del consorzio era il fondatore, ha spiegato in una nota che dal “dialogo con le autorità di regolamentazione federali” è emerso chiaramente che il progetto non poteva andare avanti. “Di conseguenza, il miglior percorso da seguire è stato vendere le attività del Gruppo Diem”, ha scritto l’amministratore delegato di Diem, Stuart Levey.

La storia di Diem, la criptovaluta di Facebook

Originariamente chiamata Libra, la criptovaluta di Facebook ha visto la luce nel 2019. Da allora, Facebook/meta ha ridimensionato le sue ambizioni più volte. Inizialmente, la criptovaluta Libra avrebbe dovuto essere una valuta nuova di zecca legata a un paniere di valute legali e titoli. Ma l’idea non piaceva alle autorità di regolamentazione e alle banche centrali che, vista la diffusività di Facebook, ritenevano che avrebbe finito per competere con le valute sovrane con profondi effetti macroeconomici: dall’inflazione al riciclaggio. Per questo motivo la Libra Association in un secondo momento aveva deciso di puntare su diverse stablecoin, legate alle singole valute. Ma il piano è cambiato ancora una volta, ed è nata la Diem Association con una versione pilota di Novi, un portafoglio di criptovalute che invece di utilizzare la stablecoin Diem, utilizzava l’USDP, un’altra stablecoin emessa da Paxos. 

Perché Facebook ha rinunciato alla sua criptovaluta (per ora)

Tutti questi stop & go hanno fiaccato gli animi. E un paio di mesi fa, anche David Marcus, a capo del settore delle criptovalute di Facebook/Meta, ha lasciato l’azienda. Si è così fatto avanti Silvergate Capital per acquisire l’intero progetto. Questo almeno permetterà a Meta e i suoi partner nell’associazione di recuperare parte dell’investimento. Tra loro ci sono Coinbase, Iliad, Spotify, Uber, Checkout.com e la Andreessen Horowitz, l’azienda statunitense di venture capital col pallino del tech e che ha investito, in tempi non sospetti, anche in Twitter, AirBnb, Coinbase e nella stessa Facebook. Ma Diem, in un modo o nell’altro, continuerà a vivere. Stephane Kasriel, responsabile del progetto Novi – ha twittato che la società “continuerà a realizzare i nostri piani fintech per creare opportunità economiche e sostenere una maggiore inclusione finanziaria oggi, mentre guardiamo avanti… Al metaverso”. Dunque non tutto è perduto, ma forse solo rimandato. 

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