Intelligenza artificiale: 12 previsioni di Kai-Fu Lee
In un libro, pubblicato anche in Italia, Kai Fu Lee si avventura in una serie di previsioni su come l’IA cambierà il nostro mondo. Eccone 12, per capire cosa ci aspetta.
L’orizzonte prossimo venturo è quello del 2041: sarà allora, tra meno di 20 anni, che secondo il futurologo Kai Fu Lee, l’intelligenza artificiale avrà ridisegnato il mondo così come lo conosciamo, contribuendo a renderlo più ricco, ma anche (molto) più complesso da decifrare.
Chi è Kai Fu Lee e perché dovremmo dargli retta?
Chi è Kai Fu Lee
Nato a Taiwan, ma cresciuto negli Stati Uniti, Lee è ritenuto uno dei maggiori esperti al mondo di intelligenza artificiale. Ha studiato machine learning e pattern recognition molto prima che questi argomenti diventassero di moda. In seguito ha lavorato per Apple e Microsoft, prima di diventare presidente di divisione Cina di Google. Alcuni mesi fa è uscito in Italia AI 2041 – Scenari dal futuro dell’intelligenza artificiale (Luiss university Press), dove assieme allo scrittore di fantascienza Chen Qiufan, Lee prova a descrivere l’umanità alle soglie di questa nuova rivoluzione. Un libro importante, che offre un inedito sguardo sul futuro e non è per niente avaro di previsioni.
Eccone 12, alcune ottimistiche, altre… decisamente meno.
12 Previsioni di Kai-Fu Lee sull’intelligenza artificiale
Creazione di ricchezza. Cominciamo con una buona, anzi ottima notizia: l’IA produrrà ricchezza. “La IA creerà un’incredibile ricchezza – PricewaterhouseCoopers stima 15,7 migliaia di miliardi entro il 2030 – che aiuterà a ridurre fame e povertà”, scrive Lee.
Efficienza dei servizi. Inoltre ci aiuterà ad avere più tempo per noi, rendendo possibili servizi sempre più efficienti “che ci restituiranno la nostra risorsa più preziosa: il tempo”. In questo modo saremo liberi dei compiti più ripetitivi e potremo dedicarci ai lavori più stimolanti.
Simbiosi tra umani e IA. Abituiamoci dunque a lavorare con l’IA: “Gli esseri umani – scrive Lee – lavoreranno simbioticamente con la IA, che si occuperà delle analisi performative quantitative, dell’ottimizzazione e del lavoro di routine, mentre noi umani daremo il nostro contributo usando creatività, strategia e passione”.
Crescita del mercato della IA sanitaria. E poi c’è la salute, settore dove già oggi l’IA macina speranze e entusiasmi: Lee prevede che il mercato della IA sanitaria crescerà del 41,7%, arrivando a 13 miliardi nel 2025. E questo avverrà “…soprattutto in aree come l’organizzazione del flusso di lavoro ospedaliero, i dispositivi indossabili, la diagnosi e la produzione di immagini mediche, la pianificazione della terapia, gli assistenti virtuali e, più significativamente, la scoperta di farmaci”.
Contributo alla longevità. Ça va sans dire, la IA incontrerà presto la scienza delle longevità, il che potrebbe aiutarci a vivere più a lungo con una qualità di vita ragionevolmente elevata. E tutto grazie alla sua capacità di analisi: “La IA utilizzerà i big data e i dati individualizzati per fornire una “longevità di precisione” attraverso alimenti personalizzati, integratori, esercizi, sonno, medicazioni e terapie pianificate per ogni persona”.
Sviluppo della robotica. Non saremo immersi negli scenari distopici di film come AI di Steven Spielberg, almeno non subito: la robotica, che richiede una delicata interazione di ingegneria meccanica, intelligenza artificiale percettiva e manipolazione della motricità fine, è un settore che richiederà più tempo per essere affinato e avrà bisogno di un’integrazione tecnologica interdisciplinare. “Nella robotica, le abilità umane di visione, movimento e manipolazione devono essere replicate con precisione. Le macchine robotiche dovranno essere in grado di replicare queste abilità con precisione”, afferma Lee.
Rinascita guidata dall’IA. Altra buona notizia, possiamo aspettarci una rinascita guidata dalla IA che esalterà la creatività, la compassione e l’umanità. “Con il giusto addestramento e i giusti strumenti, possiamo attenderci una rinascita guidata dalla IA che abiliterà ed esalterà la creatività, la compassione e l’umanità”.
E adesso veniamo alle notizie meno buone…
Limiti della IA. Ci sono tre ambiti in cui l’intelligenza artificiale, ad oggi, non si è rivelata all’altezza e che farà fatica a padroneggiare anche nel 2041: la creatività, l’empatia e la destrezza. “La IA non può creare, concettualizzare o pianificare strategicamente”, si legge in AI 2041. “La IA non può provare o interagire con sentimenti come la compassione o l’empatia” e, ancora, “la IA e la robotica non possono portare a termine lavoro fisico complesso che richiede abilità o una coordinazione precisa tra occhio e mano”.
Ricalibrare il lavoro. Per adeguarci a questo nuovo paradigma, dovremo dunque ripensare il lavoro: “Oltre ad apprendere nuove abilità, dobbiamo ricalibrare con l’aiuto dell’IA l’aspetto dei lavori di oggi, andando nella direzione di una simbiosi tra IA ed essere umano”, avvertono gli autori.
Il rischio della diseguaglianza economica. La nota dolente? l’intelligenza artificiale a detta di Lee, potrebbe creare un nuovo sistema di caste, con un’élite della IA in cima, seguita da un sottoinsieme relativamente piccolo di lavoratori con mansioni complesse che prevedono abilità ad ampio raggio e una grossa dose di strategia e pianificazione e creativi (anche sottopagati) e poi il contingente più grande: le masse su cui l’impatto dell’IA potrebbe non essere sempre positivo. “Il livello di disuguaglianza economica passerà da “male” a “pessimo”, poiché gli algoritmi di IA distruggeranno milioni di posti di lavoro e allo stesso tempo renderanno miliardari in tempi sempre più brevi i titani della tecnologia che controllano queste nuove tecnologie”.
Perdita di significato. Il cahier de doléance continua: “La perdita di significato sarà una questione ancora più problematica della perdita del lavoro”, scrive Lee. “L’etica del lavoro sorta dalla Rivoluzione industriale ha instillato in molti di noi l’idea che la carriera dovrebbe avere un significato centrale nella nostra vita. Negli anni a venire, le persone si vedranno superare da algoritmi e robot in compiti che avevano impiegato una vita a padroneggiare”.
Superintelligenza. Sul finire, una risposta alla domanda, ma l’intelligenza artificiale migliorerà o resterà così come la conosciamo? In questo Kai Fu Lee sembra abbastanza sicuro: “Per arrivare a una IA qualitativamente migliore sono necessarie nuove scoperte scientifiche, com’è stato il deep learning. Per conquistare in futuro la superintelligenza, abbiamo assolutamente bisogno di nuove scoperte scientifiche”.Insomma, a dar retta a uno dei massimi esperti al mondo, l’intelligenza artificiale aprirà le porte a un futuro radioso per l’umanità, creando ricchezza, amplificando le nostre capacità tramite la simbiosi tra esseri umani e tecnologie, migliorando il modo in cui lavoriamo, giochiamo e comunichiamo, liberandoci dai compiti ripetitivi e portandoci in una nuova era dell’abbondanza. Allo stesso tempo, però l’IA porterà con sé una miriade di sfide e di rischi: i suoi pregiudizi, i rischi di sicurezza, i deepfake, le violazioni della privacy, le armi autonome e la perdita di lavoro. Problemi che più che dall’intelligenza artificiale in sé dipenderanno dall’uso che ne faremo noi. Beninteso che, come avverte il disclaimer del libro “Questi racconti offrono un ritratto del nostro mondo nel 2041, sulla base di tecnologie che hanno una probabilità superiore all’80% di verificarsi in questo lasso temporale”. Dunque se qualcosa del futuro immaginato da Lee e Chen non ci ispira, un margine di ottimismo ancora potrebbe esserci…