La Blockchain? Per L’ONU è la soluzione a molti problemi. Nonostante i consumi
Criptovalute e Blockchain? Non solo non sono insostenibili, ma possono svolgere un ruolo importante nello sviluppo sostenibile del pianeta.A dirlo non è l’ennesimo fan della criptofinanza, ma addirittura le Nazioni Unite, che in un articolo pubblicato giorni fa hanno voluto chiarire la loro posizione sulla blockchain, offrendole un insospettabile endorsement.
La Blockchain: perché l’Onu la apprezza
“La quantità di energia necessaria per alimentare la rete Bitcoin è sbalorditiva”, scrivono gli esperti dell’ONU. “Ma nonostante questo “le criptovalute e la tecnologia che le alimenta (blockchain) possono svolgere un ruolo importante nello sviluppo sostenibile e migliorare effettivamente la nostra gestione dell’ambiente”. A convincere L’ONU è la trasparenza delle criptovalute: “Poiché la blockchain è resistente alla manomissione e alle frodi, può fornire una registrazione affidabile e trasparente delle transazioni. Ciò è particolarmente importante nelle regioni con istituzioni deboli e alti livelli di corruzione” si legge nel rapporto, dove viene citato anche il caso del World Food Program (WFP), l’agenzia delle Nazioni Unite che distribuendo denaro per scopi umanitari “ha scoperto che la blockchain può aiutare a garantire che il denaro arrivi a chi ne ha più bisogno”. Proprio così: se è vero che la blockchain consuma un’importante quantità di elettricità (sebbene molta di questa derivi da fonti rinnovabili, ndr), il giogo regge la candela: far arrivare il denaro lì dove era stato destinato, evitando che si disperda nei rivoli della corruzione e dell’inefficienza può far chiudere un occhio riguardo alla questione energetica.
Blockchain amica dell’ambiente?
L’articolo cita una serie di casi dove la tecnologia blockchain si è rivelata particolarmente utile agli scopi delle Nazioni Unite. Si va da uno strumento per eliminare la pesca illegale nell’industria del tonno, sviluppato per il World Wide Fund for Nature (WWF), a una piattaforma (CarbonX) che trasforma le riduzioni delle emissioni di gas serra in una criptovaluta che può essere acquistata e venduta, fornendo produttori e consumatori con un incentivo finanziario a compiere scelte più sostenibili.
Ma, soprattutto, la blockchain potrebbe rivelarsi utile proprio come alleato dell’ambiente, nella sfida al cambiamento climatico. Secondo il report delle Nazioni Unite, infatti, ci sono 3 aree principali in cui può accelerare l’azione per il clima: nella trasparenza, nella finanza per il clima e nei mercati dell’energia pulita. I dati sulle emissioni nocive di gas serra in molti paesi sono incompleti e inaffidabili. Le soluzioni blockchain potrebbero fornire un modo trasparente e affidabile per mostrare come le nazioni stanno agendo per ridurre il loro impatto sul clima. I finanziamenti per il clima – investimenti che contribuiscono a rallentare il tasso di cambiamento climatico – potrebbero essere potenziati, se i mercati del carbonio venissero ampliati, consentendo alle imprese e alle industrie di passare a tecnologie a basse emissioni di carbonio. “E la blockchain – si legge sempre nel report – potrebbe essere una parte importante per accelerare l’adozione di fonti di energia rinnovabile come l’eolico e il solare. Poiché queste fonti sono, per loro natura, intermittenti e decentralizzate, sono necessarie nuove forme di mercato dell’energia. Gli strumenti che utilizzano la tecnologia blockchain possono aiutare a creare questi mercati e a porre fine alla nostra dipendenza dai combustibili fossili”.
Il problema energetico: come risolverlo?
Attenzione però: questo non significa che la community che ruota attorno alla tecnologia Blockchain non debba porsi il problema energetico. Nonostante tutti questi potenziali vantaggi, secondo il report delle Nazioni Unite, infatti “l’enorme consumo di energia associato alla tecnologia è uno dei principali ostacoli da superare e molti attori del settore stanno lavorando su come affrontare il problema”. Tra gli esempi virtuosi, c’è quello della Ethereum Foundation, l’organizzazione dietro la criptovaluta Ethereum, che sta lavorando a un nuovo modo per verificare le transazioni, passando a un metodo diverso (chiamato Proof of Stake, o PoS), che potrebbe ridurre il costo energetico di ogni transazione potrebbe essere ridotto del 99,95 %. “Allo stesso tempo, molti attori del settore vogliono garantire che l’energia consumata dall’industria sia completamente priva di emissioni di carbonio. Nell’aprile 2021, tre importanti organizzazioni (l’Energy Web Foundation, il Rocky Mountain Institute e l’Alliance for Innovative Regulations) hanno formato il Crypto Climate Accord, che è supportato da organizzazioni che abbracciano i settori del clima, della finanza, delle ONG e dell’energia. L’obiettivo dell’Accordo è decarbonizzare l’industria delle criptovalute in tempi record e raggiungere emissioni nette pari a zero entro il 2030”.
Una blockchain sostenibile è possibile
In conclusione, secondo le Nazioni Unite, se i più vulnerabili vogliono beneficiare della promessa della tecnologia blockchain, e se deve avere davvero un impatto positivo sulla crisi climatica, è necessaria più ricerca tecnica, nonché più dialogo internazionale, che coinvolga esperti, scienziati e politici. “L’ONU dovrebbe continuare a sperimentare nello spazio blockchain”, afferma Minang Acharya, uno degli autori di un recente brief di previsione dell’UNEP sulle applicazioni della blockchain. “Più sperimentiamo, più impariamo sulla tecnologia. È probabile che ciò migliorerà la nostra conoscenza a livello delle Nazioni Unite sulla blockchain, la nostra comprensione delle implicazioni ambientali e sociali delle operazioni minerarie e migliorerà le nostre possibilità di far fronte a eventuali problemi che la tecnologia potrebbe portare in futuro”.