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perché diventare freelance
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Innovazione e Sostenibilità

Negli Usa il 35% dei lavoratori è freelance. Cosa aspettiamo?

Silvia Zanella
Di Silvia Zanella
Responsabile a livello globale del digital marketing per Adecco Group, società dedicata ai servizi per le Risorse Umane presente in oltre 60 Paesi nel mondo. Ha un grande interesse per il futuro del lavoro, digitale e non. Segue con attenzione le tendenze in ambito social media e HR 2.0 e ha un forte focus su innovazione, business social networking, social recruiting, recruiting marketing, employer e personal branding. Giornalista professionista, collabora con il Corriere.it per La Nuvola del Lavoro, il più importante blog italiano sui temi del lavoro, e con Wired.it. È inoltre autrice della Guida al Lavoro 2009 e 2010, pubblicata [...]
Scopri di più
Pubblicato il 06.06.2017 alle 15:17

Negli Stati Uniti un lavoratore su 3 è freelance. Secondo gli studiosi, la forza lavoro non subordinata rappresenta la “componente a crescita più alta” di tutta l’economia. Il rapporto “Freelancing in America: 2016”, realizzato dalla piattaforma online Upwork in collaborazione con la Freelancers Union su 6.000 rispondenti e reso pubblico pochi mesi fa, offre un quadro a tutto tondo del fenomeno.
Le dimensioni del lavoro autonomo negli Stati Uniti
Il numero dei liberi professionisti è cresciuto da 53 milioni nel 2014 a 55 milioni nel 2016 e attualmente rappresenta il 35% della forza lavoro statunitense. In termini di guadagni, siamo attorno al trilione di dollari nel 2016, una quota significativa dell’economia statunitense.
Le ragioni dell’indipendenza
Si diventa freelance sempre più per scelta che non per necessità: la maggioranza dei freelance dichiara che oggi avere un portafoglio diversificato di clienti è più sicuro di avere un datore di lavoro. La tecnologia è un fattore determinante per riuscire a realizzare le proprie attività di freelance. Ma è la motivazione a giocare un ruolo chiave: i liberi professionisti si auto-percepiscono come molto più coinvolti, “engaged” nel lavoro rispetto a chi opera all’interno di una organizzazione. La metà di loro non tornerebbe in azienda, indipendentemente dallo stipendio offerto. Tre le motivazioni più forti a favore della libera professione:

  1. Essere capi di se stessi
  2. Godere di flessibilità di pianificazione del lavoro
  3. Avere flessibilità rispetto a quello di cui ci si occupa

L’equilibrio tra vita privata e vita professionale viene definito buono da più di tre quarti della popolazione intervistata che – a tempo pieno – lavora 36 ore alla settimana. Si tratta inoltre di un’identità professionale in corso di definizione, che confrontata con il 2014, viene percepita con maggiore rispetto, più positivamente.
Le principali paure dei freelance oltreoceano

  1. Essere pagati in modo equo
  2. Non avere visibilità sulle proprie entrate
  3. Dover fare debiti

Ecco le maggiori preoccupazioni dei liberi professionisti US, alle prese con la mancanza di assicurazione sanitaria o i suoi costi, in aumento.
E in Italia?
Come comparare questa fotografia con la situazione dei freelance nel nostro Paese? Innanzitutto, c’è un problema di fondo. Secondo la fonte presa in considerazione, possono variare le tipologie contrattuali o da ultimo le definizioni di lavoratore autonomo, e con esse i numeri correlati.
Di certo i lavoratori autonomi costituiscono una quota sempre più rappresentativa della forza lavoro nel suo complesso, con istanze specifiche e uno specifico contributo all’economia in generale. E – cosa da non trascurare – anche una crescente appetibilità elettorale.

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