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Innovazione e Sostenibilità

Sostenibilità, inclusività, benefici collettivi

Emilio Cozzi
Di Emilio Cozzi
Emilio Cozzi è giornalista e autore. Dopo il debutto come critico cinematografico – argomento cui nel 2005 ha dedicato il libro Ti racconto un film (scritto con Roberto Escobar per Raffaello Cortina Editore) – dal 2007 al 2016 è stato vicedirettore di Zero, il più importante free press magazine di intrattenimento culturale in Italia. Scrive regolarmente per Wired Italia, Il Corriere della sera e Il Sole 24 Ore, testate per cui si occupa di cultura digitale, esport e divulgazione aerospaziale. Dal 2019 dirige la sezione space economy di Forbes Italia e di Cosmo, rivista specializzata in divulgazione scientifica di carattere astronomico [...]
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Pubblicato il 07.09.2021 alle 9:16

Che cosa c’entrano con il lancio che il 15 settembre, nella missione orbitale “Ispiration4”, coinvolgerà un equipaggio di astronauti non professionisti, quattro civili slegati da qualsiasi ente o istituzione governativa?

Per rispondere alla domanda e prepararsi a un evento che promette di essere epocale, conviene tornare indietro di qualche anno.

Perché fino al 15 settembre “l’esperienza più insolita della sua vita”, ha detto lui, risalirà a quel pomeriggio del 2011, quando a capo del team acrobatico Black Diamond, Jared Isaacman rischiò di schiantarsi a oltre 700 chilometri orari per una manovra non ben calibrata sul suo caccia L39.

Poca cosa, sia in quanto a originalità che a specifiche di volo, rispetto a quello che Isaacman farà, appunto, a metà mese, quando accompagnato da Hayley Arceneaux, Chris “Hanks” Sembroski e Sian “Leo” Proctor, sarà al comando della prima missione orbitale della storia con un equipaggio interamente costituito da “civili non governativi”.

Dalla rampa 39A del Kennedy Space Center e a bordo della Crew Dragon “Resilience” di SpaceX, la missione raggiungerà l’orbita operativa, a circa 580 chilometri dalla Terra, e lì rimarrà per tre giornidi esperimenti scientifici.

La missione avrà un forte valore simbolico: Isaacman, che ne sarà il comandante, l’ha ribattezzata “Inspiration4” in omaggio allo scopo dichiarato dell’iniziativa: ispirare il supporto al St. Jude Children’s Research Hospital di Memphis e “inviare un messaggio umanitario di possibilità. È una testimonianza delle infinite opportunità future mentre il St. Jude lavora per porre fine al cancro infantile e alle malattie potenzialmente letali”.

I sospetti di retorica siano fugati: è stato Isaacman a finanziare l’intero progetto. 38enne amministratore delegato della società di pagamenti online Shift4, fondatore di Draken International, una compagnia aerea privata specializzata nell’addestramento dei piloti militari, e con un patrimonio personale di 1,5 miliardi di dollari, Isaacman ha acquistato i quattro biglietti extra-atmosferici da SpaceX a un prezzo non divulgato, ma che si mormora sia di circa 200 milioni di dollari. È la stessa cifra che l’imprenditore punta di raccogliere attraverso un’asta a supporto di Inspitation4 per devolverla al St. Jude Children’s Research Hospital, cui ha già personalmente donato 100 milioni.

Non solo la missione rimarrà in orbita  – a differenza dei voli suborbitali recenti di Richard Branson e Jeff Bezos-, Ispiration4 sarà l’apice di una estate che passerà alla storia come quella degli space billionaire e permetterà di coglierne le reali potenzialità, ricordando come l’orbita terrestre bassa, quella fra i 300 e i mille chilometri di quota, sempre di più costituisca un ambito di attività scientifiche e business cruciali per la nostra vita, qui sulla Terra.

Per quanto eccessiva, infatti, la comunicazione di Inspiration4, dipinta come una “pietra miliare“ capace di rappresentare “una nuova era per il volo umano nello spazio e l’esplorazione”, non mente sui primati e le peculiarità di una missione che promette di diventare un’apripista.

Anzitutto per la sua concezione: Inspiration4 è la prima missione interamente pagata da un privato, che dello spazio ha intuito e sfruttato l’eccezionale appeal comunicativo; spinto dalla volontà di raccogliere fondi per il St. Jude Childrend’s Research Hospital, Isaacman ha deciso che uno dei posti a bordo sarebbe andato a un impiegato dell’ospedale. Un altro sarebbe stato assegnato attraverso una lotteria, accessibile con una donazione qualsiasi al St. Jude. Per accaparrarsi l’ultimo “seat” sull’astronave di SpaceX, sarebbe invece stato necessario vincere un concorso, progettando un negozio online realizzato con il software Shift4, e sviluppare una campagna social per condividere le proprie aspirazioni spaziali.

È un mix perfetto di filantropia e marketing, che ha permesso a Inspiration4 di donare, a oggi, quasi 14 milioni di dollari all’ospedale di Memphis (oltre ai 100 devoluti da Isaacman), ma ha anche motivato il primo documentario in tempo reale su una missione spaziale: sarà Netflix, che peraltro trasmetterà il lancio in diretta, a realizzare il film in collaborazione con Time Magazine e lo studio di produzione Known. Produzione che, diretta da Jason Hehir, lo stesso regista di The Last Dance, sarà distribuita dal 6 settembre.

Non solo rilevante per il valore simbolico è anche la partecipazione di Arcenaux: affetta da un osteosarcoma all’età di 10 anni, venne ricoverata e guarita al St. Jude, dove oggi lavora come assistente medico. Sarà la prima a volare nello spazio con una protesi, un femore sinistro artificiale che sostituisce l’osso perso a causa della malattia infantile.

Come i suoi compagni di missione Arceneaux, si farà rappresentante e portatrice di un valore, nel suo caso la speranza.

Chris Sembroski, 41 anni, ingegnere alla Lockheed Martin di Everett e vincitore della lotteria di Isaacman, rappresenterà invece la generosità. È un veterano dell’aeronautica statunitense, che ha prestato servizio in Iraq.

La trionfatrice del concorso online-store è Sian Proctor, 51 anni, professoressa di geoscienze al South Mountain Community College di Phoenix e due volte candidata astronauta della Nasa. Nel 2009, prima di essere tagliata, è arrivata fra i 47 finalisti sugli oltre 3.500 esaminandi. Porterà in orbita la “prosperità” e non è un caso la sua comunicazione social si concentri da mesi sui benefici collettivi della new space economy e sulle potenziali relazioni delle attività spaziali con le discipline umanistiche, dalla poesia all’arte.

Sono altri aspetti cruciali di Inspiration4: in risposta a chi, legittimamente, si chieda se le recenti imprese del “turismo spaziale” non siano che uno spreco di soldi le ricadute economiche, scientifiche e culturali di una missione del tutto avulsa dall’iniziativa governativa sono l’avanguardia di cosa lo spazio diventerà nei prossimi decenni: non (solo) la meta più esclusiva di un turismo da miliardari con fregole extraterrestri, ma la base su cui costruire le infrastrutture della nostra quotidianità imminente. Occorrerà una consapevolezza crescente, certo, per tutelare la Terra ed evitare che il business e i conflittuali interessi spaziali non aumentino i problemi anziché risolverli.

Fin d’ora, però, Inspiration4 ribadisce che anche grazie al turismo, le orbite attorno al Pianeta potranno essere sfruttate a scopi commerciali, permetteranno lo sfruttamento di risorse extra-atmosferiche, o la delocalizzazione di filiere industriali, impattando positivamente sull’inquinamento e l’ottimizzazione delle risorse terrestri. Sulla disponibilità di cibo e accessibilità alle informazioni.

Già oggi, le tecnologie riutilizzabili sfruttate dagli space billionaires promettono di addestrare i futuri astronauti professionisti, di testare scienza e tecnologia di laboratori e università che fino a ieri non potevano permettersi la trafila, lunga e quindi costosa, per avere un proprio esperimento sulla Stazione spaziale internazionale.

Ha ragione Isaacman, questo oggi rappresenta più di ogni altra cosa Inspiration4: lo spazio come nuova opportunità collettiva. Sostenibile, inclusiva e, di cui, se saremo capaci di rispondere alle sue sfide, beneficeremo tutti.

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