Vega C: il nuovo lanciatore europeo alla conquista dello spazio
Per due ore, che sono sembrate durare il doppio, è stato un thriller. Poi, però, è arrivato l’happy ending, tanto lieto da scatenare cori e applausi a scena aperta: lo scorso 13 luglio, Vega C, il nuovo lanciatore europeo costruito soprattutto in Italia, ha portato a termine la sua prima missione. E con un successo pieno.
Con 120 minuti di ritardo e dopo due “rossi” – così gli addetti ai lavori chiamano gli stop imposti dal sistema automatico per i più svariati motivi di sicurezza – Vega C si era staccato per la prima volta dalla rampa allo Spazioporto europeo di Kourou, in Guyana Francese, quando in Italia erano le 15, 13 minuti e 17 secondi.
Due ore e quindici minuti dopo aveva trasportato in orbita sette satelliti diversi, dimostrando la versatilità che dovrebbe contraddistinguerlo: chi lo ha costruito – 13 nazioni europee, ma soprattutto l’italiana Avio – ha infatti previsto che Vega C possa trasportare nello spazio il 90% dei satelliti del mercato delle orbite più prossime al Pianeta, quelle fino a circa mille chilometri di altitudine (cosiddette “Leo”).
È, letteralmente, una nuova era dello spazio, vissuto come frontiera dell’economia oltre che dell’esplorazione.
Non è un caso che già prima del suo debutto, Vega C sfoggiasse in agenda nove spedizioni prenotate. “È significativo per un prodotto che non ha mai volato” – ha commentato Giulio Ranzo, amministratore delegato di Avio. Si tratta di ordini per clienti europei e internazionali. “Per la European Space Agency abbiamo i Copernicus della Commissione europea (satelliti per l’osservazione della Terra della costellazione che monitora ambiente e cambiamenti climatici ndr), poi Flex e Altius”, questi ultimi prototipi di sperimentazione scientifica per il monitoraggio della vegetazione e dei gas atmosferici. Quindi, le missioni internazionali per altri Paesi: “Theos per la Thailandia, Formosat di Taiwan, Compsat della Corea del Sud” tutte sonde per l’osservazione della Terra, da piazzare in orbita terrestre bassa.
Detto altrimenti, è la dimostrazione di come il lanciatore risponda alle mutate esigenze del settore, sempre più accessibile e quindi ambìto.
Parte integrante della flotta europea – con Ariane 6, nel 2023, completerà la nuova generazione di lanciatori spaziali del Continente -, Vega C è sviluppato per la maggior parte negli stabilimenti Avio di Colleferro, a una sessantina di chilometri di Roma. Adesso si appresta a un carico di lavoro che promette di essere corposo, anche per merito del buon esito della prima missione: nell’ogiva in testa al vettore era sistemato il satellite “Lares 2”, dell’Agenzia spaziale italiana, una sfera riflettente per testare con un’accuratezza senza precedenti la teoria della relatività generale di Albert Einstein – a chi dovesse essere scettico circa le applicazioni concrete, è bene ricordare che senza Einstein non sarebbe esistito, per esempio, il Gps. Oltre al carico principale, Vega C custodiva altri sei piccoli satelliti, realizzati da università e centri di ricerca e selezionati dall’Agenzia spaziale europea (l’Esa).
“Vega C esprime tra il 50 e il 60 per cento di performance in più rispetto al suo predecessore, Vega – ha continuato Ranzo – ha un fairing – l’ogiva che custodisce il carico da trasportare oltre il cielo, nrd – che ha il doppio del volume e questo consente più flessibilità, permette di imbarcare satelliti differenti, più una serie di innovazioni dei sottosistemi con un importante aggiornamento tecnologico”.
Le esigenze del mercato hanno dato spinta al rinnovamento: Vega C può portare in orbita bassa carichi fino a 2,3 tonnellate (rispetto alle 1,5 di Vega). Significa non solo poter imbarcare satelliti grossi e pesanti, ma soprattutto poterne trasportare a destinazione grandi quantità di dimensioni inferiori, in modo da soddisfare le esigenze dei clienti dividendo i costi.
A questo scopo, per esempio, c’è l’Ssms – acronimo di Small Spacecraft Mission Service -, il dispenser già testato con Vega che può rilasciare decine di piccoli satelliti in un unico lancio. Potrà essere alloggiato anche in testa a Vega C: “è il mercato che ce lo chiede – ha sottolineato Ranzo – è difficile ormai avere per ogni lancio un solo satellite”.
La possibilità di trasportare più “viaggiatori” contemporaneamente, la miniaturizzazione delle tecnologie e la conseguente riduzione dei costi sono alla base di un nuovo approccio all’economia spaziale, sempre più orientata al mercato e via via più accessibile, anche a coloro – nazioni, enti e aziende – che fino a pochi anni fa non potevano ambire ad avere un proprio dispositivo oltre l’atmosfera.
Non meno importante è che Vega C decolli grazie a un nuovo stadio propulsivo, il P120C, costruito sempre da Avio. Due di questi, infatti, assicureranno la spinta anche del vettore europeo pesante, in attesa di debutto (a oggi programmato nel 2023), l’Ariane 6 di Arianegroup. La comunanza, fra i due lanciatori, di P120C garantirà una ulteriore riduzione dei costi.
Per questo il primo decollo di Vega C è un’ottima notizia per Avio e per l’accesso allo spazio europeo: ribadisce la capacità di presidiare il mercato spaziale mantenendo alta la qualità del servizio e la sua economicità.
Fra i compiti già assegnati, il nuovo lanciatore europeo avrà anche quello di portare in orbita Space Rider, il mini-shuttle senza equipaggio dell’Esa. Forse già dal 2024 o dal 2025, il nuovo veicolo spaziale partirà da Kourou per poi restare in orbita intere settimane ospitando, al proprio interno, esperimenti scientifici e test su materiali in condizioni di microgravità. Svolto il proprio compito, Space Rider rientrerà a terra, per essere riutilizzato sei mesi dopo.
Inoltre, ancora prima che Vega C decollasse si stava già lavorando al suo erede: Vega E, dove la “E” sta per “Evolution”, è all’orizzonte del prossimo consiglio ministeriale dell’Esa. “Attendiamo venga finanziato fino al completamento, nel 2026 – ha spiegato Ranzo – lo sviluppo in corso dei nuovi motori a metano e ossigeno liquido sta andando molto bene, siamo al sesto test a terra”.
Proprio alla nuova generazione di motori eco-sostenibili (e potenzialmente riutilizzabili) sono dedicati i due contratti “Next Gen Eu” firmati il 29 giugno scorso a Roma, alla presenza del Ministro per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale, Vittorio Colao, del Direttore dei Trasporti Spaziali dell’Esa, Daniel Neuenschwander, e di Ranzo. Finanziati dal Dipartimento per la trasformazione digitale grazie alle risorse del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza e a Fondi Nazionali per un valore complessivo di 337,5 milioni di euro, i contratti sono il primo passo di due importanti programmi di accesso all’extra-atmosfera.
Grazie a questi investimenti, secondo Ranzo, “l’Italia avrà capacità piene per rispondere a ogni domanda per lanci spaziali e trasporto nello spazio”. Gli ha fatto eco Neuenschwander, secondo il quale la nuova generazione di Vega rappresenta “un asset strategico che contribuisce alla libertà d’azione per l’Europa nello spazio”, motivo per cui, con la sottoscrizione dei due contratti, “sarà offerta nel futuro al mercato la prossima generazione di servizi di lancio versatili, competitivi, e sempre più attenti all’ambiente”.
Sono tutti segni di una volontà, politica, industriale ed economica, orientata a una competitività nel settore dei lanciatori, che è fondamentale rimanga alta nei prossimi vent’anni. Anche per questo il lancio inaugurale di Vega C è stata la prima porta sul futuro. Anche per questo, allo spazioporto europeo di Kourou, il 13 luglio gli applausi hanno accompagnato i cori a scena aperta.