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Arte e Cultura

Il Museo del fallimento

Michele Caracciolo
Di Michele Caracciolo
Giornalista professionista, bocconiano, ha lavorato vari anni nell’ufficio stampa di una multinazionale. E’ docente a contratto di comunicazione d’impresa presso l’IFM Business School di Ginevra. Abita tra Ginevra e Milano e ha collaborato con la redazione milanese dell’AFP (Agence France Presse – Class Editori), con La Stampa e Il Giornale scrivendo di sport e di viaggi. E’ membro dell’Advisory Board della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera.
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Pubblicato il 09.08.2021 alle 10:06

Nel 2017 ad Helsingborg in Svezia ha aperto il MOX, il museo del fallimento, una  collezione di prodotti e servizi provenienti da tutto il mondo e che hanno fatto flop. La maggioranza dei progetti innovativi falliscono e il museo mostra questi fallimenti che forniscono ai visitatori un’ammirabile esperienza didattica. S’impara di più dai flop che dai successi. Ogni reperto mostra una prospettiva unica sulla rischiosa attività d’innovare.

L’idea del museo è nata dalla frustrazione. “Ero molto stanco di leggere e ascoltare le solite storie noiose di successo. Sono tutte simili”, ha dichiarato alla BBC il curatore del museo, lo psicologo Samuel West. L’innovazione e il progresso richiedono l’accettazione del fallimento. Il museo ha lo scopo di stimolare la discussione sul flop e ispirarci ad avere il coraggio di prendere dei rischi sensati. Il grande manager dell’orologeria Jean-Claude Biver, quando rilanciò la marca Hublot, impose una riunione mensile durante la quale ogni dirigente doveva riportare gli errori del mese. Questa cosa si rivelò poi di grande utilità per il successo di Hublot.

Alcuni dei prodotti in mostra sono, ad esempio, le lasagne congelate prodotte dalla Colgate con il logo Colgate, lo stesso usato per il dentifricio; il profumo della Harley-Davidson; le penne a sfera Bic for her pensate espressamente per le donne in rosa o fucsia, come se fosse davvero necessario segmentare un prodotto così indifferenziato come una penna a sfera. La stessa Coca Cola che ha a disposizione enormi risorse per studiare e sperimentare un prodotto prima del lancio fece flop con la Coca Cola Blak dal sapore simile al caffè. E’ stata sul mercato due anni prima del suo ritiro dagli scaffali. Procter & Gamble, la mitica azienda che ha inventato il branding, ha lanciato alcuni anni fa le Pringle Fat Free, una sorta di patatine fritte senza grassi. L’effetto secondario di questo prodotto era la diarrea per via di uno degli ingredienti.

L’obiettivo del museo è quello di dimostrare che l’innovazione richiede degli errori. Solo in un ambiente di lavoro in cui s’impara dagli errori propri e altrui si possono ottenere dei risultati utili. Se vi è paura di sbagliare allora è molto difficile innovare. Ignorare i flop non serve a nulla.

I prodotti elettronici che non hanno decollato sono innumerevoli. I famosi Google Glass erano un prototipo caro che non ebbe il successo che si sperava. Nessuno amava avere vicino qualcuno con una piccola telecamera puntata. Apple Newton fu un precursore dei tablet ma non ebbe la diffusione prevista. I flop possono essere anche causati dalle aspettative esagerate su alcuni prodotti. Il Segway, ad esempio, avrebbe dovuto rivoluzionare i trasporti urbani ma così non fu. Addirittura si riteneva che le città sarebbero state progettate intorno a questo strano veicolo di trasporto. Il Segway è quella piattaforma con due ruote che oggi è affittata ai turisti per fare un giro in città. 

Ritornando ai prodotti esposti al MOX vi è anche la DeLorean, la mitica auto del film “Ritorno al futuro” che, nonostante un immortale product placement, non fu mai un successo commerciale. Gli smartphone sono molti: l’Iridium di Motorola, il cellulare satellitare, venne comprato da pochi visto il suo costo elevato. Infine per chiudere la lista non esaustiva delle boiate merceologiche pazzesche vi è il DIVX, una sorta di DVD usa e getta. Il consumatore comprava questo DVD per pochi soldi e poteva vedere il film solo una volta, dopodiché il DIVX non era più leggibile. Non era affitto del film e non era acquisto. Era una boiata pazzesca che oggi trionfa al MOX.

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