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Arte e Cultura

Il de-influencing e il futuro dei social media

Federico Bastiani
Di Federico Bastiani
Sono giornalista pubblicista, nato nel 1977 a Pisa e laureato in Economia aziendale. Ho scoperto la passione per il giornalismo dopo un viaggio a Buenos Aires e l’incontro con le Madri di Plaza de Mayo. Da quel momento non ho più smesso di scrivere collaborando con varie testate. Sono startupper (cofondatore di emotID), collaboratore dell’economista Loretta Napoleoni e soprattutto babbo di Matteo e Noah. Sono anche l’agente letterario dell’esploratore inglese George Meegan (La Grande Camminata, Mursia, 2012). Nel 2010 ho curato il libro edito da Rizzoli A riveder le stelle sul Movimento a Cinque Stelle. Il mio motto è “il possibile [...]
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Pubblicato il 03.04.2023 alle 9:30

Se da una parte i social network sembrano in crisi licenziando migliaia di impiegati, dall’altra i giovani utilizzano TikTok e Instagram al posto di Google per reperire informazioni. Ecco che gli influencer e i micro-influencer diventano importanti. Ma occhio a una nuova tendenza, il de-influencing.

Quale sarà il futuro dei social media? Se guardiamo ai licenziamenti di Meta e Twitter, possiamo dedurre che non tira un vento. La pandemia aveva spinto gli introiti pubblicitari sui social media perché acquistare solo online era l’unica alternativa. Ora il mondo sta tornando lentamente alla normalità. Oggi è più probabile tornare in negozio per provarsi un vestito piuttosto che ordinarlo online. Allo stesso tempo, Techcrunch, una delle più importanti riviste tecnologiche, ha pubblicato un recente sondaggio dove emerge che il 40% dei giovani tra i 18 e 24 anni negli Stati Uniti non usa più Google per trovare le informazioni, bensì Instagram o TikTok. Perché andare su Google per cercare un ristorante in zona che magari ha promosso il proprio contenuto? Meglio avere feedback autentici dalle persone comuni sui social media.

È così che gli influencer, ai tempi d’oro, producendo contenuti di qualità, sono riusciti ad acquisire milioni di follower. I brand non si sono fatti scappare questa opportunità, ma il connubio tra influencer e brand non è durato molto. Perché fidarsi di qualcuno che viene pagato per recensire un prodotto? È in atto una tendenza che va in senso opposto, iniziata su TikTok, il de-influencing.

Cos’è il de-influencing

Il termine si riferisce a persone che parlano in modo critico dei prodotti che invece sono pubblicizzati dagli influencer. Tutto sembra essere iniziato nel 2020 a opera di Maddie Wells, ex dipendente di Sephora che recensiva i prodotti che i clienti restituivano. Oggi l’hashtag de-influencing ha superato i 100 milioni di contenuti. Qualche settimana fa l’influencer truccatrice Mikayla Nogueira con quattordici milioni di follower, è stata accusata di indossare ciglia finte per pubblicizzare un mascara di un noto brand francese. Il fenomeno non riguarda solo il make-up, ma anche i libri. Su TikTok si moltiplicano i Booktook, video che consigliano di acquistare libri. Sono un’infinità. Anche in questo caso, l’eccesso di promozione ha portato il deinfluencing book, ovvero contenuti che smontano le recensioni super accattivanti di un libro.

“Il de-influencing è probabilmente sintomo di un cambiamento sociale più ampio, che vede un crescente desiderio di autenticità e trasparenza da parte dei consumatori. Le persone, gli utenti, stanno diventando più consapevoli del fatto che molti influencer promuovono prodotti e stili di vita che non corrispondono necessariamente alla realtà, e quindi stanno cercando modi per proteggersi dalle false promesse e dalle aspettative irrealistiche” afferma Francesco Colicci, autore del libro Social Media Expert insieme a Chiara Landi. “Il de-influencing è la risposta alle pratiche ingannevoli di alcuni influencer e alle pressioni esercitate sui consumatori. Questo dimostra che il pubblico è sempre più esigente e attento alle dinamiche della pubblicità e del marketing”.

Il futuro dei social media

Un recente articolo pubblicato su The Atlantic sostiene la fine dei social media così come li abbiamo pensati fino ad oggi. I social network sono nati per condividere foto, pensieri, emozioni con una cerchia ristretta di persone più o meno conosciute. Oggi come dicevamo all’inizio, i social diventano invece luoghi per informarsi e gli stessi algoritmi spingono i contenuti professionali di qualità. “Per realizzare una campagna di influencer marketing che funzioni c’è bisogno di trasparenza, di progetti continuativi che integrino il prodotto nella quotidianità dell’influencer o del content creator, che ne mostrino i pregi, ma anche i difetti. Keyword da tenere a mente: trasparenza e autenticità” sono le parole dell’esperta di social media Chiara Landi.

L’evoluzione dei social media parla chiaro. All’inizio gli influencer rappresentavano il faro in mezzo al mare dei prodotti a disposizione sul web. I grandi influencer hanno iniziato a promuovere di tutto perdendo di credibilità. I brand hanno così iniziato ad affidarsi ai micro-influencer con una community più ristretta, ma credibile e interessata. Come si inserisce il de-influencing in questa evoluzione? “Anche se il livello di professionalizzazione dei contenuti aumenta, la sincerità e l’autenticità rimangono ancora gli elementi più apprezzati dagli utenti. Il futuro dei social network probabilmente vedrà una coesistenza di contenuti personali e professionali, con la possibilità per gli utenti di scegliere ciò che preferiscono vedere e condividere” conclude Francesco Colicci.

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