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Arte e Cultura

Sei pessimista? Leggi «Illuminismo adesso» di Steven Pinker

Michele Boroni
Di Michele Boroni
Si occupa di contenuti e comunicazione per brand, persone e progetti editoriali. Ha scritto e scrive di marketing, cultura pop, media e tecnologia per Il Foglio, Il Messaggero, Wired, Rockol, Elle Decor e LINK. Autore tv per Rai 5 (“Cool Tour”,”Ghiaccio Bollente”). Responsabile contenuti di IF! Italians Festival. Per Centodieci racconta e recensisce quei saggi che offrono una lettura lucida e critica del contemporaneo che indirizzano verso una crescita sostenibile, da tutti i punti di vista.
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Pubblicato il 11.01.2019 alle 17:55

Basta tendere l’orecchio verso qualsiasi convegno sull’economia o sullo stato della società, guardare qualsiasi dibattito tv o leggere il primo editoriale che ci capita sottomano – per non parlare delle opinioni sui social network – per accorgerci come emerga un sentimento di evidente pessimismo sul nostre presente e futuro.
I temi su cui ci lamentiamo sono sempre gli stessi: disuguaglianza, povertà, ambiente, razzismo, sicurezza. Il catastrofismo impera in tutte le conversazioni. Del resto negli ultimi anni, si dice, è successo di tutto: esplosione del terrorismo post-11 settembre, l’intera economia mondiale frenata da una grave crisi finanziaria e poi la globalizzazione e i movimenti migratori che hanno portato molti paesi verso il sovranismo e il populismo… Insomma sembra che oggi stiamo vivendo il peggior periodo dal dopoguerra, con il progresso umano che si è interrotto e con il benessere, la libertà e i diritti civili in grave pericolo.
Ci viene però in soccorso Steven Pinker, docente di psicologia ad Harvard, con il suo saggio dal titolo “Illuminismo adesso. In difesa della ragione, della scienza, dell’umanesimo e del progresso” pubblicato da Mondadori: Pinker infatti attraverso un approccio rigoroso e multidisciplinare basato soprattutto su dati ufficiale, ci dimostra che tutte le convinzioni pessimistiche e gli atteggiamenti catastrofisti non solo non hanno senso, ma la verità dei fatti è diversa o, per lo meno, assai più complessa, di quanti in molti vogliono farcela credere.
Ecco alcuni dati presi dal libro che ci raccontano come in realtà stanno le cose oggi: l’aspettativa di vita in Europa è salita a 80 anni (era 64 anni nel 1951 e 71 nel 1981), la povertà estrema nel mondo oggi è scesa al 10 per cento nel mondo e la vetta della disuguaglianza tra ricchi e poveri si è raggiunta nel 1980, le morti per parto e il tasso di mortalità infantile si sono drasticamente ridotte. Sul tema ambientale la questione è complessa, se è vero che dobbiamo cercare di impiegare meglio le risorse ambientali e ridurre l’emissione di Co2 è anche vero che quelle dei cinque principali inquinanti atmosferici industriali, dal 1970 ad oggi si sono ridotte di due terzi e la disponibilità di cibo è aumentata esponenzialmente grazie alla rivoluzione verde e non a spese dell’ambiente.
Attraverso questo affascinante libro Pinker ci suggerisce di ritornare ai valori dell’Illuminismo per portare nuova ispirazione in un mondo dominato dalle divisioni ideologiche e dall’oscurità dettata in gran parte dai titoli dei media. L’autore cita la naturale tendenza umana a individuare i pericoli e l’ossessione dei media per le cattive notizie, oltre alla moda intellettuale di vedere l’umanità come un problema.
Insomma, siamo quasi tutti più sicuri e ricchi dei nostri nonni e dei nostri genitori nel 1968 ma sembriamo meno felici.
La risposta secondo Pinker si trova in quello che lui chiama illuminismo “L’illuminismo si poggia su quattro pilastri: ragione, scienza, umanesimo e progresso – afferma -. Molte persone in realtà ne abbracciano gli ideali, inconsapevolmente. Se non gli diamo un nome, però, non riusciamo a difenderlo e siamo messi da parte”. Tutto inizia con la ragione, che “non è negoziabile”, dice Pinker, riconoscendo che “gli esseri umani per natura non sono particolarmente ragionevoli, ma sono capaci di ragione, se creano le giuste istituzioni”.
Insomma, il mondo veleggia spedito verso i lidi del benessere ineluttabile, ma per qualche sortilegio o illusione ottica collettiva la gente si ostina a dire che sta male. Tuttavia  i dati ci dicono che stiamo meglio e questo, forse, comporta anche la possibilità di lamentarsi di più. Basta solo esserne consci.

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