La Sanremo di Italo Calvino
Un itinerario ad hoc permette di scoprire la città del Festival sui passi dello scrittore di cui si celebra il centenario della nascita.
“Mi chiamo Italo Calvino. Sono nato a Sanremo. Sono tanto nato a Sanremo che sono nato in America”. Con l’ironia che lo contraddistingue, Italo Calvino risponde così a Nico Orengo che lo intervista in tv nel 1979. Una frase diventata emblema della sua “sanremesità” tanto da essere scelta dal Comune ligure per campeggiare sul pannello iniziale, il numero zero, del nuovo itinerario ideato per il centenario della nascita del grande scrittore che guiderà il turista sulle tracce della sua vita e dei suoi libri.
Calvino: un centenario tra pubblicazioni, convegni e serie tv
Un bel modo per scoprire la cittadina e i suoi angoli nascosti, lontanissimi dal clamore del festival della canzone, e per ridestare un immaginario che con la kermesse sanremese ha in comune l’evocazione di un passato scomparso. Senza contare che camminare è una maniera originale e viva di celebrare un centenario che si declinerà in maniere più colte e classiche, con convegni, incontri e pubblicazioni (Mondadori ha già iniziato la ripubblicazione delle sue opere nei Meridiani e negli Oscar, entrambi con una nuova veste grafica), e più popolari e vicine al grande pubblico, con spettacoli teatrali e perfino una miniserie tv sul Barone rampante: i diritti del romanzo, Premio Viareggio nel 1957, sono stati acquisiti da Lorenzo Mieli, già produttore di serie tv di qualità come L’amica geniale, Esterno notte e The New Pope. Insomma, camminare sui passi di Calvino e toccare i suoi luoghi del cuore sarà come attraversare, almeno un po’, il suo universo dove realismo e fantastico si intrecciano e danno vita ad avventure narrative sperimentali e a mondi paralleli che sono spesso una riflessione sullo stesso mezzo letterario, oltre che sulla realtà indecifrabile che viviamo.
Da Cuba alla città dei fiori
Era nato a Cuba Calvino, il 15 ottobre 1923. Là il padre Mario, che era di Sanremo, si trovava per lavoro: dirigeva una stazione sperimentale di agronomia per la coltivazione della canna da zucchero. Nel 1925 la famiglia torna in patria e si stabilisce nella cittadina della Riviera, che allora, racconta lo stesso Calvino, “era piuttosto diversa dal resto dell’Italia, ai tempi in cui ero bambino: Sanremo, a quel tempo ancora popolata di vecchi inglesi, granduchi russi, gente eccentrica e cosmopolita. E la mia famiglia era piuttosto insolita sia per Sanremo sia per l’Italia d’allora: scienziati, adoratori della natura, liberi pensatori”. Il padre agronomo viene chiamato infatti a dirigere la stazione sperimentale di floricoltura e i Calvino prendono residenza nel paradiso naturalistico di Villa Meridiana, immersa nel grande parco di acclimatazione per piante tropicali studiato dal padre. Oggi il giardino è assai diverso, sfigurato dalla Speculazione edilizia descritta dallo scrittore nell’omonimo romanzo del 1957, come anche la villa, divisa in monolocali per turisti: ma la fantasia può correre ai giochi di Italo bambino e ai curiosi personaggi dell’infanzia che finiranno nei suoi libri, come il giardiniere anarchico Libereso Guglielmi e la pianta di “falso pepe” che lo ispireranno per Il barone rampante.
Quaranta tappe sulle orme di Italo Calvino
Ma le quaranta tappe dell’itinerario calviniano – realizzato da Veronica Pesce dell’Università di Genova con Laura Guglielmi e confluito nel libro Italo Calvino, Sanremo e dintorni, appena pubblicato da Il Palindromo – iniziano ben prima di Villa Meridiana. Si parte in città per poi avviarsi verso la campagna. Prima tappa è Villa Magnolie dove Calvino fece l’asilo, poi si tocca Villa Ormond che lo scrittore descrive così nel racconto Il giardino incantato: “Tutto era così bello: volte strette e altissime di foglie ricurve di eucalipto e ritagli di cielo […]. Ma l’ombra dei grandi alberi a un certo punto finiva e si trovarono sotto il cielo aperto, di fronte ad aiole tutte ben ravviate di petunie e convolvoli e viali e balaustrate e spalliere di bosso. E sull’alto del giardino, una grande villa coi vetri lampeggianti e tende gialle e arancio”.
Dalle ville ai caruggi, verso la campagna di un tempo
Si segue poi la pista ciclabile sul lungomare e si arriva sul porto alla fontana dello “Zampillo”, simbolo di Sanremo e citata nella Città invisibili, e poi alla fortezza di Santa Tecla e alla Passeggiata dell’Imperatrice: qui su una panchina da ragazzi Calvino e il compagno di liceo Eugenio Scalfari, fondatore di Repubblica, discutevano di letteratura e filosofia guardando il mare, come testimonia una vecchia foto. Poi il percorso sale verso le scuole valdesi dove lo scrittore fece le elementari, passa per via Mameli vicino al Teatro Ariston, e da porta della Pigna si inoltra nei caruggi stretti del centro storico dove nel 1947 ambientò il suo primo romanzo, Il sentiero dei nidi di ragno. Cammina, cammina, si raggiungono i giardini di Villa Elena, anch’essi ispirazione per Il barone rampante, e la casa dei nonni, Villa Terralba. Lungo una mulattiera si rientra verso la città per prendere la via di quella che, ai tempi dell’infanzia dello scrittore, era tutta campagna. Oggi bisogna usare la fantasia per immaginarsela incantata com’era. Molti dei giardini, degli orti, delle palme e degli alberi descritti da Calvino non esistono più da un pezzo, “abbattuti dalla furia della scure” per far spazio a “soleggiate-tricamere-servizi”, scriveva con amarezza già nel 1957 nella Speculazione edilizia in una cronaca molto critica del boom degli anni Cinquanta.