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Arte e Cultura

Le social street ai tempi del Coronavirus

Federico Bastiani
Di Federico Bastiani
Sono giornalista pubblicista, nato nel 1977 a Pisa e laureato in Economia aziendale. Ho scoperto la passione per il giornalismo dopo un viaggio a Buenos Aires e l’incontro con le Madri di Plaza de Mayo. Da quel momento non ho più smesso di scrivere collaborando con varie testate. Sono startupper (cofondatore di emotID), collaboratore dell’economista Loretta Napoleoni e soprattutto babbo di Matteo e Noah. Sono anche l’agente letterario dell’esploratore inglese George Meegan (La Grande Camminata, Mursia, 2012). Nel 2010 ho curato il libro edito da Rizzoli A riveder le stelle sul Movimento a Cinque Stelle. Il mio motto è “il possibile [...]
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Pubblicato il 17.06.2020 alle 9:48

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Nel 2013 sono nate le social street, un progetto nato con l’obiettivo di riavvicinare i vicini di casa. L’idea di fondo era molto semplice: nella vita frenetica di tutti i giorni, ci dimentichiamo di dare importanza alle relazioni di buon vicinato. Chi scrive è stato tra i creatori del gruppo Facebook Residenti di via Fondazza a Bologna con l’obiettivo di conoscersi fra vicini, condividere e supportarsi a vicenda creando relazioni. Il progetto si è diffuso in tutto il mondo. Oggi contiamo oltre 400 social street in tutto il globo con oltre 200.000 persone che ne fanno parte. L’inizio della pandemia globale sta ridefinendo i nostri rapporti sociali. Il Coronavirus ci obbliga al distanziamento sociale, proprio l’opposto di quello che abbiamo cercato di fare in questi anni, riunire, non solo virtualmente, ma anche fisicamente, i vicini di casa.

Le Social street sono tutti gruppi spontanei, niente di organizzato. A volte basta davvero poco per allietare i pomeriggi dei vicini. Lucia Maroni, che vive in  una social street a Milano scrive: «Ogni giorno durante il lockdown, dalle 12 alle 17 arriva il suono del sax da una vicina che non posso vedere. Puntuale, costante, il mio concerto personale dal balcone. Oggi grazie alla social street ho scoperto chi è il musicista e posso persino chiedergli di suonare un pezzo che desidero». Julianne Holt-Lunstad, psicologa e ricercatrice alla Brigham University nello Utah, in una recente intervista ha dichiarato: «Il solo sapere di avere qualcuno su cui poter contare può essere sufficiente a smorzare parte delle risposte allo stress, anche se quella persona non è fisicamente presente». È quello che le social street stanno cercando di fare in questo particolare momento.
Come sono dunque cambiate le social street in questi mesi di emergenza planetaria? Ecco alcune testimonianze.

Social street Via Fondazza – Bologna

Alcune persone hanno acquistato cibo da altri, altre hanno condiviso verdure con i propri vicini. Il gruppo Facebook è stato un modo per prendere le “ordinazioni” e creare dei sacchetti nominativi da lasciare davanti alla porta. Allo stesso modo una vicina di casa con abbondante disponibilità di lievito madre, ha messo a disposizione dei vicini quello che poteva. Una volontaria della Croce Rossa impegnata nell’emergenza, con l’uniforme danneggiata e negozi di sartoria chiusi, ha trovato una vicina di casa disponibile a sistemarle la cerniera.

Social street Cirenaica – Bologna

Il gruppo Facebook si è da subito attivato spontaneamente per l’aiuto spesa anziani e il gruppo è diventato un luogo per scambio informazioni sugli aspetti legati all’approvvigionamento. Molti genitori hanno hanno postato link e materiali video rivolti ai bambini. Ci sono state anche molte richieste e offerte di cose semplici come lievito, spezie sempre legate al cibo. Alcuni vicini hanno offerto corsi di yoga online. La social street è esplosa di proposte e le nuove amministratrici del gruppo hanno organizzato per argomenti le varie offerte.

Social street San Gottardo Meda Montegani – Milano

«Durante quest’emergenza abbiamo registrato un incremento del 214% delle interazioni nel gruppo Facebook» afferma Fabio Calarco, amministratore della social street. Fra le attività che il gruppo ha organizzato segnaliamo: La spesa sospesa per le persone che hanno difficoltà di movimento o difficoltà economiche. Con l’iniziativa Adotta un Vicino, nel gruppo si è creato un database di persone disponibili ad aiutare i vicini in difficoltà oppure alcune persone si sono offerte di aiutare gratuitamente i bambini del vicinato nelle lezioni on line. Alcuni si sono messi a produrre mascherine in cotone da distribuire ai propri vicini. «Spero si possa tornare al più presto alla nostra amata socialità e al mondo reale!» Afferma Fabio Calarco. «Certamente c’è da dire che il digitale è in questo momento indispensabile cosa che prima non avrei mai pensato! Penso che comunque la socialità continuerà a essere uno dei nostri bisogni primari, ora certamente con tutte le cautele del caso, per poi tornare alla “normalità” ma con una consapevolezza diversa».

Social street Parco Solari – Milano

«Lo spirito che caratterizza la nostra social street ne è uscito più forte» afferma Lucia Lanzoni Trabucchi, amministratrice della social street Parco Solari. «Ci sono più persone che offrono aiuto di quelle che lo cercano». Nel gruppo si sono moltiplicate le iniziative gratuite come consulenze di medici, psicologi fino alle mascherine solidali. «Adesso stiamo cercando di organizzare delle ceste sospese in zona”. I gruppi Facebook delle social street servono anche per cose più piccole come ad esempio monitorare dal proprio balcone la coda al negozio vicino e comunicarlo in tempo reale ai vicini in modo da potersi regolare.

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