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una vita come tante
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Arte e Cultura

Una vita come tante – Non basta l’amore a salvarci la vita

Corinne Corci
Di Corinne Corci
Nata a Milano, è una giornalista praticante. Dopo essersi laureata in Lettere moderne e aver lavorato come correttrice di bozze per Mondadori, ha frequentato la scuola di giornalismo IULM. Collabora con alcune testate tra cui D la Repubblica, Icon e Rivista Studio.
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Pubblicato il 11.09.2020 alle 16:15

Una vita come tante, maneggiare con cura. È questo quello che dovrebbe essere scritto nella fascetta del romanzo di Hanya Yanaghihara – o almeno in prima pagina, come monito per tutti i suoi lettori – che sprofonda quanto più possibile nelle piaghe e nelle differenti sfumature della sopraffazione, nell’autosabotaggio, nella perseveranza del male, con la coazione a ripeterlo sempre quasi fosse una maledizione. Come a ricordarci che ogni uomo può amare, ma anche ferire, lacerare, massacrare e massacrarsi. È questo ciò che aleggia nella storia dei quattro ragazzi di New York protagonisti della storia, ex compagni del college da sempre vicini l’uno all’altro. Si sono trasferiti nella grande città da una piccola frazione del New England, con l’ambizione di diventare semplicemente “qualcuno”. Willem vuole fare l’attore. JB, il più testardo e crudele, vorrebbe entrare nel mondo dell’arte, Malcolm è un architetto frustrato in uno studio prestigioso mentre Jude, avvocato brillante e di enigmatica riservatezza, è il loro centro di gravità. Colui intorno al quale si muovono le vite degli altri che, nei suoi riguardi, dimostrano un affetto differente, una cura e una sensibilità particolare, perché la sua vita da sempre oscilla tra il desiderio di riscatto e il baratro dell’autodistruzione. La scrittrice li insegue, dal college all’età adulta, in quarant’anni delle loro vite che si dilatano nei continui ricordi, nei tentacoli aggrovigliati di un passato che non lascia tregua, soprattutto per Jude: fragile, delicato, quasi potesse rompersi fra le mani; che non crede in sé stesso, che cammina con difficoltà, immobilizzato a volte da attacchi quasi convulsivi. Un corpo su cui il destino si è accanito sin dall’infanzia, a causa di numerose violenze subite.

C’è qualcosa in quello che viene narrato nella vivida rappresentazione dei personaggi che rende questo libro un ingranaggio emotivo inarrestabile, capace com’è di demolire punto per punto ogni speranza: maneggiare con cura, ma anche lasciate ogni speranza o voi che sfogliate le sue pagine. E alla fine rimane un campo devastato e sterminato di dolore. Quello dell’autrice è un appello a non dimenticare la violenza sui ragazzi, magari quelli un po’ troppo esili, un po’ troppo efebici, troppo aggredibili, quelli che qualcuno gode ancora di più nello sfregiare.

Ripercorrendo tramite flashback, e tramite le voci che si alternano, l’intensa vita di Jude, conosciamo tutti i personaggi che lo accompagnano e lo sostengono nei momenti più bui; l’amore filiale, l’amore amico, l’amore profondo di un compagno. Perché più di tutto Una vita come tante è un romanzo d’amore senza distinzioni di genere, inteso come celebrazione del puro sentimento di quell’affetto che salva, o tenta di salvare, senza seconde motivazioni. È un racconto di lotta, di voglia di farcela, in cui Yanagihara ci trascina così prepotentemente che alla fine non resta altro che chiedersi se l’amore davvero vinca sempre, se davvero grazie alla sua presenza si possa trovare finalmente la strada per riuscire a essere sereni. O se forse la verità è che l’amore non è il senso delle nostre vite, ma il modo migliore, più bello, per aiutarci a trovarlo.

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