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Empowerment

Alla scoperta del Design Lab di San Patrignano

Federico Bastiani
Di Federico Bastiani
Sono giornalista pubblicista, nato nel 1977 a Pisa e laureato in Economia aziendale. Ho scoperto la passione per il giornalismo dopo un viaggio a Buenos Aires e l’incontro con le Madri di Plaza de Mayo. Da quel momento non ho più smesso di scrivere collaborando con varie testate. Sono startupper (cofondatore di emotID), collaboratore dell’economista Loretta Napoleoni e soprattutto babbo di Matteo e Noah. Sono anche l’agente letterario dell’esploratore inglese George Meegan (La Grande Camminata, Mursia, 2012). Nel 2010 ho curato il libro edito da Rizzoli A riveder le stelle sul Movimento a Cinque Stelle. Il mio motto è “il possibile [...]
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Pubblicato il 25.11.2022 alle 9:51

Creare dei laboratori di artigianato che consentissero agli ospiti della Comunità di San Patrignano, di usare la manualità per ritrovare sé stessi ed uscire dal tunnel delle tossicodipendenze. Era questa l’ida di Vincenzo Muccioli, fondatore di San Patrignano. Oggi nei laboratori lavorano circa 150 ragazzi.  “Anche io sono figlio di un artigiano, mio nonno mi faceva raddrizzare chiodi. Dovevo capire il valore del singolo componente che creava l’oggetto, così come è fatta la vita, composta da tante piccole parti importanti” racconta Sandro Pieri, direttore creativo e responsabile dei laboratori artigianali di San Patrignano. Anche Sandro, oggi cinquantaduenne, ha una storia personale che l’ha portato ad affrontare difficoltà quando aveva vent’anni. “Sono uscito da San Patrignano dopo tre anni e mi hanno proposto di sviluppare il progetto Design Lab, era il 1993 e sono ancora qui” (sorride, n.d.r.). 

Oggi Design Lab è diventata una fucina creativa di design di alto livello che spazia dalla carta da parati, alla pelletteria, alla falegnameria. Il momento di svolta è stato l’incontro con Renzo Mongiardino quando si è messo a disposizione della comunità organizzando workshop formativi, trasmettendo tutto il suo sapere agli ospiti. La filosofia che sta dietro Design Lab ha innescato un circolo virtuoso che ha contaminato altri artisti entrati poi nell’orbita di San Patrignano. Sono iniziate collaborazioni con lo scultore Matteo Pugliese, il fotografo e scultore inglese David Tremlett. “Chi mi ha colpito particolarmente è stata l’artista Vanessa Beecroft” ricorda Sandro.  “Mi ha impressionato per la libertà espressiva attraverso la trasgressione, il malessere, la tensione emotiva. A volte è utile mostrare ai ragazzi la razionalità ma anche la parte irrazionale”.

Pieri cerca di sviluppare e tenere vivo il processo creativo degli ospiti che partecipano ai laboratori. Non esiste una selezione di talenti, chiunque può essere coinvolto. Per questo motivo è stato creato un concorso interno chiamato Art Attack che permette alle persone della comunità di esprimersi in qualsiasi modo e forma, con una poesia, un disegno, un collage. “Attualmente sono coinvolti sessanta ragazzi. E’ un progetto che mi sta a cuore perché permette loro di esprimersi senza giudizio, un tema molto delicato per chi è entrato in comunità ed è stato costantemente giudicato dalla società”. 

Un giorno le strade di San Patrignano s’incontrano con il grande interior designer Peter Marino. All’inizio nascono piccoli progetti poi la possibilità di partecipare al contest creativo per l’allestimento di trenta negozi della catena Bulgari in tutto il mondo. “Mi ricordo ancora quel giorno, era un mercoledì e ci viene chiesto di presentare un progetto per il lunedì successivo partendo da zero. Era una sfida impossibile, dovevamo competere con noti studi internazionali. Ce l’abbiamo fatta, una grande soddisfazione per tutti i ragazzi che hanno vissuto un’esperienza incredibile”.

L’organizzazione aziendale di Design Lab è nata fuori dagli schemi ed è gestita allo stesso modo tanto è che non esiste un catalogo, un listino prezzi, un carrello per gli acquisti on line, i loro lavori si possono vedere sulla pagina Instagram. “Mi piace definirci come sarti del design, chi viene da noi sa che non può trovare un prodotto commerciale replicabile. L’oggetto è particolare perché la storia della persona che l’ha realizzato è particolare”. Gestire un progetto di questo tipo non è assolutamente facile a livello organizzativo, basti pensare che le persone formate, un giorno se ne andranno e troveranno la propria strada. Tramandare i saperi dell’artigianato diventa fondamentale, da una parte per tenere viva la tradizione ma dall’altra anche per alimentare un bacino di professionalità che possa portare avanti il progetto.

“Ho tante storie bellissime che porto con me” ci racconta Sandro. “C’erano due amici qui in comunità, uno verniciatore, l’altro specializzato nel taglio in falegnameria. Quando sono usciti hanno aperto un’azienda insieme che oggi dà lavoro a quindici dipendenti. In una classica logica aziendale sarebbero considerati nostri competitor che hanno rubato le competenze, invece per noi sono amici che ce l’hanno fatta e provano a raccontare la propria storia con i loro prodotti”. 

Sandro Pieri è consapevole che il mondo sta cambiando velocemente e la tecnologia ricoprirà un ruolo sempre più importante. “Negli ultimi tre anni abbiamo introdotto un -digitale fatto a mano-, utilizziamo le tecnologie per sviluppare decorazioni a 360 gradi per poi portarle su vari supporti, vetro, ferro, legno”. Design Lab sta investendo risorse nell’acquisto di plotter digitali per soddisfare la produzione per il contract, computer più potenti per istruire i ragazzi all’utilizzo di progettazione grafica 3D e CAD. “Saranno figure professionali sempre più richieste e vogliamo creare opportunità lavorativa per le persone che prima o poi usciranno dalla comunità”. 

Pieri, da quanto Gianluca si è inserito in organico e lo aiuta a gestire lo sviluppo del progetto, riesce a viaggiare per le fiere del settore. E’ appena tornato dalla fiera Edit di Napoli dove sono stati accolti con molto calore dal pubblico. “Il progetto sociale che sta dietro Design Lab è importante. Gli ospiti della comunità di oggi non sono uguali a quelli degli anni Ottanta. Oggi i ragazzi sono disadattati, disabituati alla vita. Con questo tipo di esperienza riescono a dimostrare a loro stessi che hanno capacità, bisogna solo indicargli la strada”.

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