Amorim Fine Violins di Cremona: una storia (di successo) italiana
Dal Brasile all'Italia, nella patria della liuteria, per portare nel mondo un'idea di artigianalità, di musica e di cultura che vive nel Paese in cui la musica, il violino e le materie prime per costruirlo trovano origine. Qui, tra passato, presente e futuro, nasce una storia di successo professionale che ha origine dalla scelta di un'intera famiglia di non limitarsi a studiare a Cremona e riportare a casa un pezzo di tradizione liutaia, ma che capisce il valore di un Made in Italy che è tutt'altro che strumentale e che oggi è affidato anche a molti maestri liutai che sono nati lontanissimo, ma che portano con sé talento, passione e stimoli di cui il nostro Paese oggi ha bisogno.
La storia di questa famiglia di artisti liutai inizia in Brasile, a Curitiba, dove Luiz Amorim e sua moglie, Betina Schreiner, hanno lavorato per molti anni prima di trasferirsi a Cremona, sulle orme di uno dei figli che era venuto a perfezionarsi in liuteria proprio in questa città.
Senza abbandonare il mercato sudamericano, che già conosceva e apprezzava i lavori degli Amorim, la famiglia decise di impiantare una nuova bottega nella patria italiana dei violini, dando poi vita nel 2018 alla Amorim Fine Violins.
Il viaggio di questa famiglia non è diverso da quello di molti musicisti che, nel corso di molti secoli, hanno lasciato la propria terra non per cercare fortuna, avendola trovata già, ma per seguire il proprio sogno e realizzarlo in un preciso luogo o contesto. Arrivare qui dal Brasile ha certamente permesso agli Amorim di ampliare il proprio mercato, ma la loro era ed è rimasta un’azienda a conduzione familiare, proprio come le botteghe di Amati, Guarneri e Stradivari, che hanno reso celebre la città di Cremona in tutto il mondo.
Oggi l’organico di Amorim Fine Violins si è arricchito anche dei figli di Luiz e Betina, Luan e Gaian, che ne stanno facendo una tra le aziende più innovative e in rapida crescita nel mercato della liuteria, con un’attività che spazia dalla produzione al restauro e vendita di violini, viole, violoncelli e archi.
È proprio Luan, CEO dell’azienda, a raccontare la storia di questa avventura: “la scelta di venire a Cremona è stata quella di una famiglia di liutai che in Brasile si sentivano fuori mappa. Quando, all’inizio degli Anni ‘10, mio fratello Gaian e io ci siamo uniti all’azienda di famiglia come apprendisti liutai, conoscevamo già Cremona e ci affascinava l’idea di lavorare al fianco dei più grandi maestri liutai, immersi nella storia”.
Un viaggio che ha portato gli Amorim in una dimensione completamente diversa, da una città di quasi un milione e mezzo di abitanti ai poco più di settantamila di Cremona, dove si respira ancora l’atmosfera tipica della provincia italiana.
“Ora viviamo in una città che è molto diversa da quella da cui siamo partiti. Per me che ho dei bambini vivere qui significa poterli far crescere in un clima più sereno, tipico di una piccola città in cui ci sono meno pericoli e imprevisti di quelli che si incontrano nelle metropoli. Tutto questo mentre respiriamo l’aria che hanno respirato Amati, Bergonzi, Guarneri del Gesù, Stradivari e molti altri nel corso di secoli”.
Quella della famiglia Amorim è anche la storia di un nucleo familiare che mette in gioco tutte le proprie competenze per far crescere un brand: “Credo che liutai si nasca. Ovviamente c’è bisogno di studio per arrivare all’eccellenza, ma mio padre giocava con il legno e lo lavorava fin da bambino e sarebbe stato strano se la vita l’avesse portato a fare altro. Mia madre invece lavorava già con pittura e scultura, quindi è stato naturale che in azienda si occupasse di un tassello fondamentale come quello delle vernici”, che hanno fatto la fortuna dei grandi liutai cremonesi insieme ai legni pregiati e alle tecniche affinate nel corso di molte generazioni.
Oggi Luan è il manager dell’azienda, tiene d’occhio il business e si occupa di trovare e gestire i clienti, mentre il fratello Gaian è addetto alla gestione degli ordini e degli apprendisti tirocinanti e, ovviamente, papà Luiz si occupa del restauro di strumenti di alto livello e della costruzione dei nuovi.
Una grande specializzazione dell’azienda è inoltre la riproduzione di strumenti famosi: “nella realizzazione delle nostre copie cerchiamo di essere il più fedeli possibile”, racconta Luiz Amorim, ma guardandolo lavorare immerso tra foto e ingrandimenti ad alta risoluzione degli strumenti è chiaro sin da subito che il livello di fedeltà è prossimo al 100%. Non si tratta però soltanto di una questione estetica, che Amorim affronta con un enorme campionario di attrezzi, anche non convenzionali, per riprodurre ogni graffio, ogni opacizzazione, ogni singola abrasione e incisione presenti sullo strumento originale.
È la continua ricerca dell’eccellenza che fa di un artigiano un vero e proprio artista che va oltre la mera riproduzione estetica, spingendosi fino al reperimento e alla scelta dei materiali, degli stessi legnami usati nel 1700 dai maestri liutai, della giusta composizione delle vernici e della perfetta riproduzione dell’alchimia che determina il timbro dello strumento originale.
Un lavoro certosino che per la stragrande maggioranza delle persone sarebbe estenuante, ma che per Luiz Amorim non è fonte di stress: “la verità è che nessun violino o copia sarà mai esattamente lo stesso. Ogni nuova realizzazione è una nuova sfida, un altro strumento da fare e nuovi miglioramenti da apportare”.
Nella scelta dei materiali era nascosto il segreto dei grandi liutai del passato ed è ancora così per gli Amorim: “il legno che usiamo per i nostri strumenti viene scelto per le sue proprietà acustiche. Costruire uno strumento di eccellenza richiede precisione e abilità, ma anche esperienza e conoscenza. Lo spessore della tavola armonica ne è un esempio: se è troppo spessa non suonerà davvero, poiché non avrà molte vibrazioni; se è troppo sottile, invece, avrà un suono molto aperto e di scarsa qualità e una vita breve. I legni che scegliamo per i nostri strumenti sono più leggeri della maggior parte degli altri tipi di legno, il che ci aiuta a raggiungere il giusto equilibrio tra risonanza e spessore”.
Esperienza, competenze e strumenti di assoluta eccellenza che Amorim Fine Violins propone convintamente e con ottimi risultati in Rete e sui social media, in particolare su Instagram: “una grande spinta all’utilizzo dei social l’ha data la Pandemia”, riprende Luan Amorim. “Quando è scoppiata eravamo un’azienda nuovissima a Cremona e non potevamo permetterci di fermarci. Con i social abbiamo raggiunto clienti in tutto il mondo e venduto molti strumenti”.
Una bella storia di passione e di business che cresce in una città e in una nazione in cui fare impresa e innovazione sembra essere sempre più difficile: “si tratta di percezioni e di parametri. Credo che fare impresa in Brasile sia molto più difficile. Certo, in Italia c’è molta burocrazia e i costi per mantenere un’attività e i suoi collaboratori sono elevati, tuttavia partire da zero in Brasile sarebbe stato molto più complicato. In generale bisogna sempre mettere pro e contro sul piatto della bilancia e andare dove le cose funzionano. Qui abbiamo costi elevati, ma per il nostro settore c’è un mercato gigantesco, tutto da esplorare. Cremona è ancora un brand importantissimo per i liutai, è come una denominazione di origine”.
È probabilmente questa la chiave di lettura della storia aziendale degli Amorim: quando parliamo di Made in Italy dovremmo tener conto che stiamo parlando di infiniti Made in Italy, che funzionano ancora benissimo in differenti settori e contesti, non di un unico brand buono per tutte le stagioni. I violini di Amorim Fine Violins sono Made in Cremona, patria dei violini, così come la Ferrari, la Lamborghini e la Ducati sono Made in Motor Valley, prima ancora che Made in Italy. Ciò che è difficile, in Italia, non è dunque fare impresa, ma farlo senza tener conto che esistono luoghi, contesti, ambiti e occasioni in cui intraprendere con ottime probabilità di successo, e altri in cui il fallimento è più che probabile. Chi non tiene conto di questo non deve scaricare la propria frustrazione sul Paese e sulla sua burocrazia, che certamente rappresenta un limite, ma guardare chi ce la fa e smettere di illudersi che quel successo sia semplicemente capitato, perché questo accade rarissimamente.
A fare la differenza è sempre un complesso mix di parametri: cosa, come, dove, quando e, soprattutto, perché. Il perché degli Amorim li ha portati a percorrere diecimila chilometri e a sfidare con successo quegli stessi ostacoli che a molti italiani ed europei sembrano oggi impossibili da superare.