Cos’è l’autostima, e soprattutto cos’è l’autostima sul lavoro? Ecco due modi di considerarla, e due consigli per coltivarla.

  1. L’autostima come riflesso positivo
    Ci vogliamo bene quando riusciamo a portare a termine – e non a lasciare a metà – obiettivi complessi. Chiudere un compito difficile, cimentarsi con chi è più bravo di noi, conoscere gente in grado di aiutarci a raggiungere i nostri obiettivi e generare un rapporto di stima sono tutte attività che fanno parte della creazione di un riflesso positivo, che ci faccia credere in noi stessi, nelle nostre capacità e nelle nostre parole.
    Consiglio: Cercare la diplomazia anche quando si è arrabbiati, non bruciare i ponti, cercare la strada della mediazione anche quando si è in difficoltà. I litigi e le tensioni influiscono negativamente sia sulla nostra produttività che sul nostro senso percepito di valore.
  2. L’autostima come certezza tangibile
    Senza la certezza di poter contare su noi stessi non andiamo da nessuna parte. Al riflesso della nostra bravura e della nostra serietà nelle cose che facciamo corrisponde la certezza di poterci autodeterminare, di non dover chiedere il permesso a nessuno per essere, per diventare esattamente chi siamo. È questa la funzione principale cui l’autostima deve assolvere: il nostro contare su di noi, anche in tempi bui.
    Consiglio: Cercare di circondarci di persone rispettose del nostro spazio e della nostra maniera di vedere il mondo è nulla meno che fondamentale. Alla fine le relazioni umane servono lo stesso scopo: farci sentire protetti, offrire una rete nel caso di caduta. Preoccupiamoci che sia una rete solida.