Cos’è l’autostima, e soprattutto cos’è l’autostima sul lavoro? Ecco due modi di considerarla, e due consigli per coltivarla.
- L’autostima come riflesso positivo
Ci vogliamo bene quando riusciamo a portare a termine – e non a lasciare a metà – obiettivi complessi. Chiudere un compito difficile, cimentarsi con chi è più bravo di noi, conoscere gente in grado di aiutarci a raggiungere i nostri obiettivi e generare un rapporto di stima sono tutte attività che fanno parte della creazione di un riflesso positivo, che ci faccia credere in noi stessi, nelle nostre capacità e nelle nostre parole.
Consiglio: Cercare la diplomazia anche quando si è arrabbiati, non bruciare i ponti, cercare la strada della mediazione anche quando si è in difficoltà. I litigi e le tensioni influiscono negativamente sia sulla nostra produttività che sul nostro senso percepito di valore. - L’autostima come certezza tangibile
Senza la certezza di poter contare su noi stessi non andiamo da nessuna parte. Al riflesso della nostra bravura e della nostra serietà nelle cose che facciamo corrisponde la certezza di poterci autodeterminare, di non dover chiedere il permesso a nessuno per essere, per diventare esattamente chi siamo. È questa la funzione principale cui l’autostima deve assolvere: il nostro contare su di noi, anche in tempi bui.
Consiglio: Cercare di circondarci di persone rispettose del nostro spazio e della nostra maniera di vedere il mondo è nulla meno che fondamentale. Alla fine le relazioni umane servono lo stesso scopo: farci sentire protetti, offrire una rete nel caso di caduta. Preoccupiamoci che sia una rete solida.