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Empowerment

Laguna B tra vetro, passione e futuro

Gianluca Cedolin
Di Gianluca Cedolin
Nasce a Venezia e lavora come giornalista freelance. Ha pubblicato su molte testate e blog come La Repubblica, Rivista Undici, Gq, Yanez Magazine e Zona Cesarini. Appassionato di sport e di cinema, ambientalista convinto, vive a Milano e adora l’aria di progresso e sviluppo tecnologico che si respira, ma sogna un giorno di abitare nella natura sperduta.
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Pubblicato il 12.10.2022 alle 11:50

Laguna B disegna e vende bicchieri rari ed eleganti in vetro di Murano, ma non le piace essere considerata solo un’azienda del settore. «Vogliamo trasmettere i valori e la visione che abbiamo del mondo e del futuro: se avessimo avuto un’azienda di banane, avremmo approcciato il percorso alla stessa maniera», mi racconta il 31enne Marcantonio Brandolini, l’ambizioso presidente e direttore creativo, seduto nell’ufficio al piano terra sul retro di un palazzo affacciato sul Canal Grande, a Venezia. Sua madre, Marie Brandolini, ha fondato nel 1994 Laguna B, iniziando con una collezione di bicchieri ispirata ai goti di fornace, e con il tempo ha creato fino a sette collezioni; oggi questa piccola compagnia usa il suo prodotto soprattutto come un mezzo per costruire connessioni, progetti e idee innovative per la vita culturale, ambientale e sociale di Venezia e Murano.

L’isola, capitale mondiale della soffiatura del vetro trasformata in arte, un tempo ospitava circa 6mila fornaci, oggi quelle attive sono 60 e tra pandemia, crisi energetica e demografica, ci sono grandi incognite sul domani. Marcantonio, però, pensa per Murano un futuro legato non solo al suo vetro: «Noi crediamo che Murano debba essere un centro di creatività di cui il vetro rappresenti solo, diciamo, il 20 per cento. Immagino che tutti gli spazi adibiti all’epoca come centri di produzione del vetro diventino studi creativi o fotografici, laboratori di ricerca, abitazioni accessibili a studenti universitari e ricercatori. Le fornaci possono anche essere spazi espositivi, si può portare la Biennale a Murano». E il vetro? «Io vedo dei laboratori in cui c’è un forno molto piccolo, con produzioni molto limitate ma ben valorizzate e opere vendute a un prezzo premium, con un’alta marginalità, per un mercato di collezionisti».

Con il suo sguardo ottimista e un po’ visionario, Marcantonio non ha paura di immaginare scenari un tempo impensabili per un mondo storicamente chiuso nella sua eccellenza e bastevole a se stesso come quello del vetro di Murano. Come (sacrilegio per molti) «spostare in terraferma la produzione seriale, come possiamo considerare la nostra: sarebbe molto più efficiente sotto mille aspetti, primo fra tutti quello ambientale. L’idea che a Murano tornino a esserci migliaia di fornaci è totalmente nostalgica e inadatta».

Per promuovere l’apertura  e la commistione di idee e di stili, da anni Laguna B porta sull’isola maestri e artisti del vetro stranieri con il programma Autonoma. «Il vetro e la soffiatura sono in decisa espansione nel mondo, abbiamo scoperto tante ragazze e ragazzi anche giovani con una passione immensa per il vetro». Passione è una parola che torna spesso, nella nostra chiacchierata. Come quando parliamo del mancato ricambio generazionale degli artigiani del vetro, per molti uno dei principali problemi di Murano, per Marcantonio una cosa quasi positiva perché «il ricambio dei maestri vetrai spesso non è stato fatto con passione, ma con imposizione: tuo padre lo fa, quindi lo fai anche tu. E questo non va bene, perché lavorando senza passione non dai il massimo».

I progetti e la mission di Laguna B

«Noi facciamo un prodotto non essenziale: se non esistesse, il mondo andrebbe avanti lo stesso; quindi crediamo che il prodotto debba portare qualcosa – la passione, appunto -, per questo abbiamo molti progetti legati alla cultura, all’ambiente e alle comunità». La produzione di vetro e la sostenibilità ambientale sono due mondi molto distanti, ma una delle mission di Laguna B è unirli. Lo fa con progetti come Nature di Luce, in cui lo scorso anno degli studenti dell’università hanno ideato un lampadario che ospita un ecosistema vegetale autosufficiente in ambienti chiusi, e prima ancora ragionando sul suo impatto, partendo dalle basi: «Per cominciare abbiamo chiesto all’Università di Padova di elaborare un dettagliato Life cycle assessment sul nostro prodotto, per analizzare le emissioni e l’impatto ambientale non solo dei fornitori che creano i nostri bicchieri, ma anche del mining, della ricerca e del trasporto della materia prima necessaria per fare il vetro».

Lavorare il vetro in modo sostenibile

Oggi Marcantonio e l’azienda vogliono ridurre il loro impatto (sviluppando con un ingegnere olandese un forno per il vetro a minori emissioni, eliminando il packaging in plastica) e bilanciare le emissioni che un’industria come quella del vetro difficilmente, a oggi, può azzerare: «Non riusciamo a essere carbon neutral, però possiamo compensare il nostro impatto investendo nella tutela ambientale. La sfida è farlo localmente, con progetti come Vital». Portato avanti con l’associazione We are here Venice, Vital mira a migliorare la capacità naturale della laguna veneta di sequestrare il carbonio ripristinando le barene locali, degradate dall’attività umana. Anche parlando di questo, comunque, Marcantonio torna sull’importanza di trasmettere emozioni, stimoli: «Dobbiamo portare passione, questa azienda crea passione, per chi lavora dentro e per chi si avvicina a noi: la passione muove il mondo». E Laguna B non vuole certo stare ferma.

Foto cover: copyright Alessandro Trevisan

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