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Empowerment

L’eredità di Nelson Mandela a 9 anni dalla sua morte

Federico Bastiani
Di Federico Bastiani
Sono giornalista pubblicista, nato nel 1977 a Pisa e laureato in Economia aziendale. Ho scoperto la passione per il giornalismo dopo un viaggio a Buenos Aires e l’incontro con le Madri di Plaza de Mayo. Da quel momento non ho più smesso di scrivere collaborando con varie testate. Sono startupper (cofondatore di emotID), collaboratore dell’economista Loretta Napoleoni e soprattutto babbo di Matteo e Noah. Sono anche l’agente letterario dell’esploratore inglese George Meegan (La Grande Camminata, Mursia, 2012). Nel 2010 ho curato il libro edito da Rizzoli A riveder le stelle sul Movimento a Cinque Stelle. Il mio motto è “il possibile [...]
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Pubblicato il 05.12.2022 alle 13:18

Incontriamo Sello Hatang presso la sede della Nelson Mandela Foundation a Johannesburg, che dal 1999 si occupa di portare avanti la legacy di Mandela.

L’ex presidente sudafricano non ha mai voluto usare la sua vasta popolarità per restare al potere. Quando fu scarcerato nel 1990 fu chiaro, avrebbe accettato un solo mandato per traghettare il paese verso una vera democrazia. Così fece. 

La Fondazione Nelson Mandela

Nel 1998, terminato il mandato presidenziale, Nelson Mandela si dedicò a tempo pieno alla Fondazione. “All’inizio il nostro focus era la lotta contro l’HIV” racconta Sello Hatang. Il mondo cambia e le sfide che il Sudafrica deve affrontare sono molteplici. Oggi il lavoro si concentra su tre fronti. Favorire il dialogo tra la società e le istituzioni, quel dialogo che fu importantissimo per avviare il processo di riconciliazione causate dalle ferite dell’apartheid. “In uno degli incontri che abbiamo organizzato, è intervenuto l’economista Thomas Piketty che mi ha fatto riflettere molto” racconta Sello. “Dobbiamo rompere quella spirale che genera la povertà e così ci stiamo focalizzando sull’educazione dei più piccoli”. Uno degli ultimi progetti è stato quello di costruire asili adeguati. “Troppe persone vivono ancora nelle baracche ed è importante far capire ai bambini che un futuro diverso può esistere, devono uscire dalla trappola della povertà”. 

Il rapporto tra Italia e Sudafrica

Proprio per combattere le ineguaglianze e la povertà, il 18 luglio di ogni anno, si celebra il Mandela Day. È il secondo punto su cui si focalizza la Fondazione. L’Italia ha un rapporto molto stretto con il Sudafrica. Reggio Emilia ospitò per diverso tempo Oliver Tambo, uno dei leader della lotta antiapartheid che si rifugiò nella città emiliana. Il legame è diventato così forte nel tempo, che nel mese di novembre è stato inaugurato a Johannesburg la “chamber automotive hub”, un progetto della fondazione E35 insieme alla città di Reggio Emilia, per creare competenze professionali nel settore automotive e contribuire al grosso problema legato alla disoccupazione giovanile che in Sudafrica si attesta attorno al 48%.

“La Nelson Mandela Foundation ha un legame molto stretto con la città di Firenze che ci sostiene da molti anni.” Nel 2019 il sindaco della città fiorentina ha conferito a Sello Hatang le chiavi della città che ha la propria arena dedicata al leader sudafricano.

L’eredità di Mandela

Il terzo punto su cui lavora la fondazione è portare avanti la legacy di Nelson Mandela. “Oggi più che mai abbiamo bisogno di rafforzare il messaggio di Mandela in un mondo sempre più polarizzato. Durante la presidenza Trump negli Stati Uniti, siamo tornati a parlare di supremazia bianca. Il messaggio di Mandela è importante perché ci dice che ognuno di noi può fare la differenza per costruire un mondo migliore ed inclusivo”.

La sede della fondazione ospita un archivio molto vasto di lettere, oggetti appartenuti a Mandela, perfino il conferimento del Nobel che ricevette nel 1993. Esiste una parola in Sudafrica che non ha traduzione univoca in Europa, “Ubuntu”. È un concetto che esprime l’umanità che è in noi, “io sono quello che sono perché tutti noi siamo”. “È proprio questa la legacy che vogliamo lasciare come fondazione. Prima del tuo colore della pelle guardo la persona che sei, prima del tuo orientamento sessuale guardo l’umanità che è in te, solo rafforzando il concetto di ubuntu potremo costruire una società migliore ed in tutto questo non è escluso l’ambiente”. Già nel lontano 1954 durante uno dei viaggi di Mandela da Johannesburg verso il sud del Paese, in una delle sue lettere che la fondazione custodisce, parla dell’importanza di salvaguardare l’ambiente perché già all’epoca esisteva il problema dell’inquinamento delle plastiche nei fiumi. “Se non facciamo qualcosa adesso i miei nipoti non potranno godersi la meraviglia di queste terre” scriveva Mandela.

Il Sanctuary Mandela

Nel 2021 la Mandela Foundation ha trasformato la casa in cui visse Mandela tra il 1992 ed il 1998, in un boutique hotel con nove suites, il Sanctuary Mandela. Ogni camera ha un tema legato alla storia del leader sudafricano ed anche alcuni dettagli degli arredi sono rimasti gli stessi. “L’obiettivo di questo progetto è tramandare la legacy di Mandela nel mondo. I turisti provano un’esperienza immersiva nella storia del Sudafrica e di Mandela e la porteranno con sé per sempre” afferma Vincent Monyake, direttore della struttura.

Al Sanctuary Mandela lavora ancora la chef personale di Mandela, Xolisa Ndoyiya che ha cucinato per il leader sudafricano per ventidue anni e ripropone in versione riadattata, le pietanze preferite di Mandela. Anche attraverso il cibo la legacy di Mandela continua a vivere nel mondo. 

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