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cosa significa essere minimalisti e come diventarlo
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Empowerment

Cos’è il minimalismo e perché applicarlo alla propria vita

Silvio Gulizia
Di Silvio Gulizia
Scrittore, giornalista e consulente di comunicazione. Ha lavorato venti anni nel giornalismo, come cronista prima ed esperto di tecnologia e innovazione poi, scrivendo per quotidiani e riviste. Questo l’ha portato a collaborare con acceleratori di startup e fondi di venture capital. Attualmente cura comunicazione ed eventi per il fondo Pi Campus. Dal 2015 scrive vivereintenzionalmente.com, una newsletter dedicata a pratiche per allineare le proprie azioni con le proprie intenzioni.
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Pubblicato il 29.05.2018 alle 14:07

Nel corso degli ultimi due anni li minimalismo è tornato di moda. Lo era già stato una quindicina di anni fa, e in un certo senso i motivi non mancano. Allora come oggi infatti attraversavamo un’epoca di abbondanza nella quale improvvisamente ci siamo ritrovati tutto a portata di mano. È allora che less is more (meno è di più, dall’inglese) è divenuto comune. La semplicità di acquisto favorita dagli shop online ha facilitato l’accumulo di oggetti, così come l’abbondanza dei social network ha perpetrato il dilagare delle distrazioni, o come il turismo low cost ci ha fatto toccare con mano la globalizzazione. Fatto sta che oggi come allora il minimalismo, nato come movimento artistico, è divenuto uno stile di vita.

Da dove viene il minimalismo

Il minimalismo nasce nel mondo dell’arte come denuncia dei limiti della pop art e sintesi estrema della forma di espressione adottata dall’artista. Allo stesso modo, gli scrittori minimalisti rimuovono i giri di parole e adottano uno stile asciutto, spesso ricorrendo a cenni biografici. Mentre in campo musicale il minimalismo si riconosce nell’ostentata iterazione di temi che si evolvono lentamente. In sintesi, il minimalismo è una forma di ricerca dell’essenziale inteso come ciò che dà essenza a una data entità, che si tratti di arte, letteratura, musica o della nostra stessa vita. In contrapposizione alla costante ricerca di quel di più che poco o nulla aggiunge di valore.

Il minimalismo come stile di vita

In un certo senso, il minimalismo si è sviluppato come forma di resistenza a quella necessità di dire sempre di sì a qualunque proposta ci arrivi, con la conseguenza di ritrovarci agende zeppe di impegni, case piene di oggetti che non usiamo, o più in generale con il problema di ripetere in continuazione “non ho tempo” per qualcosa per cui invece sì, il tempo vorremmo avercelo. Così, il minimalismo diventa uno strumento con cui rimuoviamo dalle nostre vite quello che distrae il nostro tempo dai nostri interessi. Perché ogni oggetto che occupi uno spazio nella nostra casa (o nella nostra mente) prima o poi attirerà la nostra attenzione, e consumerà il nostro tempo perché richiederà di essere pulito, spostato, organizzato, usato, o buttato.

In estrema sintesi, il minimalismo – o essenzialismo, come lo chiama Greg McKeown in Essentialism – trasforma in un chiaro no tutto quanto non è un chiaro sì.

Dove informarsi

Recentemente il tema del minimalismo è tornato in auge grazie un documentario realizzato da Joshua Fields Millburn e Ryan Nicodemus, autori di theminimalists.com, uno dei blog più popolari sul tema insieme a becomingminimalist.com di Joshua Becker e mnmlist.com di Leo Babauta.

Perché si dice less is more

La radice del minimalismo è spesso semplificata con questa frase, less is more, che da sola dovrebbe essere in grado di spiegare perché eliminando il superfluo, ovvero intraprendendo quella che dall’esterno viene vista come una vita di rinunce, si riesca a ottenere più valore di quanto uno sia in grado di procurarsene continuando ad aggiungere qualcosa in più. A chi non ha mai intrapreso questo percorso, infatti, sfugge che l’obiettivo ultimo del minimalista sia trarre il godimento massimo da quello che ha.

Prova a pensare al tuo armadio: quanti dei vestiti che possiedi indossi regolarmente? Verosimilmente, il 20 per cento di quelli che possiedi, come ci suggerisce il principio della scarsità dei fattori elaborato dall’economista Vilfredo Pareto. I minimalisti affrontano questo tema eliminando l’80 per cento dei vestiti che non indossano, o meglio non acquistando altri vestiti all’infuori di quei pochi che hanno davvero piacere di mettersi addosso, investendo il denaro risparmiato per acquistare capi di più alta qualità e destinati a durare nel tempo. Più che di rinunce, sarebbe quindi il caso di parlare di scelte. E il minimalista, in ultima analisi, è colui che è in grado di compiere scelte a prescindere destinando il proprio tempo (che poi in ultima istanza è ciò con cui guadagniamo i soldi che spendiamo) solo a ciò che più di ogni altra cosa desidera.

Come iniziare un percorso verso il minimalismo

Ci sono diversi modi per intraprendere la strada del minimalismo, iniziando a svuotare casa secondo l’agenda proposta da Marie Kondo in Il magico potere del riordino, o semplicemente riducendo il numero di indumenti nel nostro guardaroba, ma il punto di partenza per chiunque voglia adottare questo stile di vita è rifiutare tutto ciò che non è un chiaro sì e investire quanto risparmiato per ottenere il massimo da quello che è essenziale, che in fin dei conti è quello a cui destiniamo il compito di renderci felici.

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