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Empowerment

Un vero giro di boa: ecco perché la fine dell'anno è così importante

Massimo Temporelli
Di Massimo Temporelli
Laureatosi in Fisica all’Università di Milano, Massimo Temporelli ottiene nel 2000 una borsa di studio presso l’azienda ST Microelectronics, leader mondiale nel settore dei microchip, con la quale sviluppa i percorsi scientifici dei laboratori del Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia di Milano. La sua attività gli vale, nel 2003, la nomina a curatore responsabile del Dipartimento Comunicazione. Dal 2010 lavora come libero professionista alla realizzazione di mostre temporanee e permanenti, eventi culturali ed editoria. Innovazione, tecnologia, comunicazione e FabLab sono i temi più presenti nella sua ricerca e nel suo lavoro. Su questi temi dirige la collana [...]
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Pubblicato il 27.12.2017 alle 14:30

Ferragosto, Capodanno, 2 giugno, Vesak, Natale, 25 aprile, fine del Ramadan, Pasqua… Quale festa dovremmo celebrare con più convinzione e partecipazione noi umani?
Ognuno avrà la sua festa preferita e dunque la sua personale risposta, ma qui proviamo a cercarne una universale, una risposta che valga per tutta l’umanità.
È paradossale come per capire il senso delle cose si debba andarci vicino, molto vicino, quasi dentro; oppure, viceversa, prenderne le distanze e andare lontano, molto lontano.
Di solito, tra queste due strade, preferisco la visione remota, quella delle distanze siderali. Solo lì, mi sembra di riuscire a dare il giusto peso alle cose. E dunque, se avete voglia, seguitemi e allontaniamoci da noi, allontaniamoci dalla Terra, e prendiamo quella strada che solo il lungimirante Elon Musk saprebbe indicarci: acceleriamo, 1g, 2g, 3g… 6g, 7g, siamo usciti dalla nostra atmosfera e già sfuggiamo alla nostra gravità, la Terra è sempre più piccola alle nostre spalle.
Già che ci siamo, andiamo oltre i sogni di Musk e non fermiamoci su Marte ma proseguiamo fino ad uscire dal nostro sistema solare.
Ecco, ci siamo, quel remoto di cui parlavo, un luogo da cui vedere il nostro pianeta girare intorno alla nostra stella, il Sole. Da qui non si ha percezione di nessuna religione, cultura, guerra o libertà raggiunta dagli uomini, non arriva il richiamo dei santi o degli dei, da qui non si vedono nemmeno i fuochi d’artificio di ferragosto; nulla delle cose che celebriamo nelle feste nominate all’inizio di questo articolo arriva fino a qui. Da dove siamo, la Terra è solo una sfera azzurra che ruota intorno alla sua Stella, nessuno da qui potrebbe immaginare quante cose ci siamo inventati sulla sua superficie e da quante cose siamo condizionati.
L’unico segnale che arriva fino a qui di tutto il nostro esistere, di tutte le nostre certezze, è proprio quella regolarità nella rotazione, quel periodo T = 8766 ore (365 giorni e 6 ore) che si ripete sempre uguale a se stesso (o quasi) da milioni di anni.
Da qui, una volta accortosi di questa regolarità, un qualunque extraterrestre, se mai dovesse inventarsi una celebrazione per il nostro pianeta, probabilmente sceglierebbe un punto a caso nell’universo (una stella lontana) ed esulterebbe tutte le volte che il nostro pianeta ci passa davanti, con una regolarità incredibile, esattamente ogni 8766 ore. Quel momento diventerebbe un rito da celebrare, magari stappando una bottiglia di spumante dal costo “stellare”.
Eccola qua, la nostra celebrazione universale, la più cosmologica festa per gli abitanti di questo Pianeta, il giro completo intorno al Sole. L’unica che anche un extraterrestre sarebbe disposto a festeggiare con noi.
Per molti umani, in quasi tutti i Paesi del mondo, questo momento è una sorta di giro di boa, un evento che permette il rinnovarsi delle aspettative, vedendo in quella lunga ellisse che percorrerà la Terra intorno alla nostra stella la metafora perfetta di un cammino personale.
Di solito, all’approssimarsi della fine delle 8766 ore, si prova davvero a cambiare rotta, proprio come intorno a una boa durante una regata, almeno rispetto a tutti quegli aspetti della propria vita che nell’anno appena trascorso non ci sono piaciuti: devo ricominciare a fare sport; devo leggere di più; mi iscrivo ad un corso di inglese e miglioro la mia grammatica, smetto di fumare. Quanti buoni propositi e pensieri positivi facciamo noi umani al rinnovarsi del cronometro cosmico…
Da qui, lontano dal sistema solare, è facile pensare al pianeta Terra come a una barca a vela che si muove nel mare cosmico e, sempre da qui, è facile pensare agli umani, in corrispondenza del capodanno, come ad un equipaggio che, prima della drastica virata, si prepara al giro intorno alla boa.
Avete mai girato intorno ad una boa in barca a vela? Se lo avete fatto saprete che la boa appare come una strana forza, qualcosa che ti attrae e ti respinge allo stesso tempo: ci si avvicina per allontanarsi, un effetto che in cosmologia viene chiamato effetto fionda. Così succede per noi umani in questi giorni, quando arriviamo alla fine per subito ricominciare. Fine e inizio di toccano. Le celebrazioni del giro completo intorno al Sole sono affascinanti perché ci obbligano a (ri)pensare alla nostra traiettoria, ci obbligano a pensare dove stiamo andando e dove vogliamo andare.
Che dramma sarebbe se il nostro pianeta non avesse un periodo di rotazione intorno alla sua stella, un “luogo” a cui tornare tutti gli anni e che dramma sarebbe se la nostra vita non avesse una boa intorno alla quale girare, per capire se la direzione che stiamo tenendo è quella che davvero vogliamo… Buon giro di boa a tutti!

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