Sense of Community e innovazione sociale nell’era dell’interconnessione
Reduci da una pandemia che ha allontanato per motivi sanitari le persone l’una dall’altra e immersi in una guerra al centro dell’Europa che ci ha riportato agli anni più bui dell’umanità, l’unica via è provare a ricostruire le basi della nostra comunità umana e cogliere ed evidenziare i segnali che già vanno in questa direzione.
Successivamente alla crisi del 2008 scrivevo che il tema della collaborazione era centrale e inserivo il tema del Sense of Community (Panzarani R., Sense of Community, Edizioni Palinsesto, Roma, 2013, nuova edizione 2022) sottolineando come non fosse possibile affrontare nessun tipo di cambiamento sociale se non si creano quel clima e quella identità che danno significato alle iniziative che mettiamo in atto. Sia che si faccia una riforma fiscale, sanitaria o del lavoro, se una comunità non ha una sua identità, tutti questi passaggi rischiano di essere artificiali e di non durare nel tempo.
Il contesto
Da allora diverse forme di “autorganizzazione” di fasce significative della popolazione hanno preso vita, sostituendosi a quelli che avrebbero dovuto essere gli organismi di governance, organizzando iniziative concrete a beneficio della popolazione stessa e combinando insieme, come direbbe Clay Shirky, nuove tecnologie e generosità umana. Alcune hanno avuto successo e perdurano ancora oggi, altre si sono smarrite nei continui cambiamenti evolutivi: quello che sicuramente è rimasto è il bisogno di un’economia del dono e quel senso di comunità che le tecnologie hanno risvegliato in noi in modalità virtuale, ma che oggi sempre più spesso diventano reali e concrete nella risoluzione dei problemi.
Una pandemia che ha lacerato le nostre comunità a livello planetario e adesso una guerra, frutto di una invasione crudele da parte della Russia nei confronti dell’Ucraina che sta riportando l’Europa ad un’epoca di violenza inaudita che ci illudevamo di aver superato negli ultimi anni. Mai come in questo momento avremmo bisogno di sviluppare fino in fondo il nostro senso di comunità umana in comunione con il nostro pianeta. Ma come stiamo vedendo, lo sviluppo di per sé non porta alcun progresso se non è governato da sentimenti maturi e responsabili.
È quindi necessario un cambiamento che tende ad aumentare il benessere della società e a migliorare il processo di crescita individuale e anche sociale cooperativo. Non è possibile infatti affrontare nessun tipo di cambiamento sociale se non si creano quel clima e quella identità che danno significato alle iniziative che mettiamo in atto.
Le panchine dell’amicizia
Dallo Zimbabwe arrivano le panchine dell’amicizia, un esempio di senso di comunità che affonda nelle radici delle tradizioni familiari. L’idea nata a Dixon Chibanda, il direttore del Programma di ricerca per la salute mentale in Africa e professore di psichiatria all’Università dello Zimbabwe è quella di poter raggiungere tutte quelle persone in un territorio povero, vasto e difficile, grazie all’aiuto delle nonne. Ha formato più di 400 anziane disposte a raggiungere 70 comunità sparse per il Paese che, sedute su delle panchine sotto l’ombra degli alberi, ascoltano e si prendono cura dei pazienti che, in un secondo momento, riceveranno le adeguate cure farmacologiche. Ma il primo passo è sicuramente il lavoro di terapia colloquiale delle anziane volontarie, volte principalmente all’ascolto.
«Ho voluto far parte da subito del programma per aiutare le persone della mia comunità. I rapporti umani per me hanno sempre contato tantissimo e non voglio più vedere tante persone soffrire a causa di questa malattia». Sono le parole di Rudo Chinhoyi, una delle volontarie del progetto.
L’importanza di questo esempio è legata, oltre al fattore umano, anche a quello economico perché investire nella salute mentale (ma più in generale nella salute) equivale a potenziare il mercato del lavoro e, in un ambiente difficile come quello africano, questo aspetto ha una valenza ancora maggiore.
L’inclusione cittadina è possibile
Anche una città cosmopolita e veloce come Milano si prende i suoi tempi e i suoi spazi far stare insieme le persone tra basket di strada, subbuteo e biblioteche nei palazzi. E così nel quartiere Barona una trentina di associati dai 43 ai 65 anni tutti i lunedì sera si ritrovano per giocare, mentre nel quartiere Corvetto è nata la Street Basket Academy, una scuola di pallacanestro di strada gratuita. Altra realtà che sta prendendo sempre più piede in ambito di innovazione sociale sono i condomini che si autorganizzano realizzando al proprio interno delle biblioteche o angoli di bookcrossing, come in zona Porta Ticinese.
Conclusioni
Se non creiamo al più presto un sense of community fra le persone continueremo a subire le trasformazioni prodotte dall’innovazione tecnologica e dalla globalizzazione dell’economia anziché essere noi i protagonisti e gli agenti del cambiamento. Luoghi, comunità, idee e progetti, esempi di come l’evoluzione tecnologica e quella sociale stanno trasformando l’economia, il lavoro, la società. Persone che cercano, riuscendoci, a dare una risposta, un modello, alle moltissime mancanze che una governance inesistente non riesce a colmare in una realtà in continuo divenire.