25 anni di social network: un bilancio
Un quarto di secolo è un lasso di tempo importante, per una civiltà che corre veloce e progredisce a ritmi impressionanti. Quando nacque il primo social network non esistevano ancora gli smartphone, dai quali passa oggi la maggior parte del traffico verso queste piattaforme. Nel frattempo i social sono maturati e cambiati, così come il loro utilizzo da parte delle persone.
Siamo entrati nel ventiseiesimo anno dalla creazione del primo social network, l’americano SixDegrees.com, che ebbe vita breve (1997-2000), ma che diede il via alla rivoluzione che oggi conosciamo con il nome di Web 2.0 (o Web Dinamico, in contrapposizione a quello statico degli esordi).
Nel frattempo sono nate e morte molte piattaforme social, abbiamo assistito al successo planetario di Facebook e all’inizio della sua parabola discendente, ad alcuni flop eccellenti e a un cambiamento, anche dal punto di vista tecnologico, che ha portato i social network ad attraversare sostanzialmente due ere: quella della mera presenza e quella del talento, che oggi sforna fenomeni e meteore su piattaforme di tendenza come TikTok.
Cosa è stato e cosa sarà, il mondo dei social network nel prossimo futuro?
Perché i social network hanno cambiato tutto
Nel corso della storia la comunicazione è sempre stata calata dall’alto verso il basso o comunque indiretta e filtrata e, mai prima d’ora, le persone avevano potuto esprimere le proprie opinioni su media aperti a tutti e senza intermediari.
Questa rivoluzione, come tutte le altre, ha offerto grandi opportunità, ma anche determinato grandi rischi. In una delle ultime esternazioni pubbliche, il grande intellettuale Umberto Eco, pur riconoscendo il loro valore e i loro aspetti positivi, disse che i social network “danno diritto di parola a legioni di imbecilli, gente che prima parlava soltanto al bar dopo due o tre bicchieri di rosso”.
Era il 2015 e ancora non si erano toccate le vette di hate speech, bullismo, fake news e ingerenze in politica, economia e dibattito pubblico che avrebbero poi caratterizzato gli anni della presidenza Trump, la Pandemia Covid e la guerra in Ucraina.
Mai come oggi i trend social e le opinioni espresse dagli utenti sui canali della Rete possono determinare crisi politiche, scossoni in borsa e cambi di direzione nel dibattito pubblico, la cui agenda sempre più spesso è influenzata proprio dal tenore delle interazioni sui social network.
Se inizialmente si era addirittura ritenuto che i social media avrebbero potuto oscurare i “media tradizionali”, negli anni è apparso sempre più chiaro come tra il Web e la TV – e gli altri media – si stesse instaurando una sorta di gioco di specchi, in cui le informazioni e le notizie sono ormai diventate carburante per alimentare dibattiti e polemiche infinite. Conoscere i fatti – essere informati – non è più ritenuto il fine, ma il mezzo attraverso cui si può partecipare a un talk show collettivo e permanente, in cui il solo scopo è emergere dalla massa ed ergersi sugli altri. Qualcosa di ben più preoccupante e deleterio dei famigerati 15 minuti di celebrità che sarebbero potuti spettare a ciascuno, in un futuro che già si presumeva distopico. Per emergere in questa fase, infatti, non serve avere particolari competenze, capacità o caratteristiche, ma è sufficiente catalizzare l’attenzione della platea social con qualcosa che disturbi, faccia rumore, ferisca o alimenti in qualsiasi modo il dibattito, ottenendo un riscontro rapido e a basso costo. Riscontro che ovviamente i personaggi più popolari possono innescare autonomamente, ma cui perfino persone del tutto sconosciute possono ambire, attraverso i meccanismi di viralità tipici dei canali della Rete e alla costante attenzione di tutti i media alle sue tendenze.
Come sta cambiando lo scenario social
Oggi appare chiaro a tutti che le parole di Eco non fossero soltanto una boutade, ma una profezia che sta inghiottendo il Web e che rischia seriamente di far implodere i social network, che già ora registrano la stanchezza e la disillusione di molti.
L’avvento di nuove piattaforme social, come Snapchat e soprattutto TikTok e Twitch, sta ridefinendo tendenze, gusti e aspettative degli utenti. Sono cambiati anche gli strumenti di accesso e di utilizzo, che fino alla prima decade degli Anni 2000 ne limitavano l’uso ai possessori di PC e laptop che, in casa o in ufficio, avessero una connessione alla Rete. Negli ultimi anni tutti accedono ai social da smartphone, in mobilità, in contesti e orari che all’inizio non consentivano a molti di frequentarli.
Oggi però la spinta alla partecipazione e all’interazione, che caratterizzava l’uso delle piattaforme nella loro fase di boom, si sta lentamente esaurendo e molti stanno tornando a guardare e “lurkare” i contenuti, più che a interagire. Una significativa fetta degli utenti del Web sta abbandonando la trincea dei canali più interattivi, dove spesso i thread si trasformano in risse, per affollare la più rassicurante platea delle piattaforme che più assomigliano alla vecchia TV, dove non si è costretti a commentare ogni volta e in cui un più o meno folto stuolo di creatori digitali e influencer si contende l’interesse, l’attenzione e addirittura l’affetto di centinaia di milioni di potenziali spettatori, siano essi occasionali o fan.
In questo scenario, in cui Mark Zuckerberg sta tentando di fare nuovamente disruption con la sua idea di Metaverso, obiettivo che appare sempre meno concreto né prossimo, ed Elon Musk ha recentemente acquistato Twitter, generando reazioni contrastanti, le storie e i reel di Instagram, i TikTok e le dirette che ormai quasi tutte le piattaforme consentono, sono tra i contenuti più fruiti e tengono gli utenti dei social incollati allo smartphone per un tempo più lungo rispetto ai contenuti testuali e grafici.
Cosa dobbiamo aspettarci per il futuro
La recente approvazione del Digital Services Act (DSA), il Regolamento (UE) 2022/2065 sul mercato unico dei servizi digitali, che modifica la direttiva 2000/31/CE (regolamento sui servizi digitali), potrebbe nei prossimi anni ridefinire ancora lo scenario dei social media e dei social network.
Più in generale, l’era pionieristica della Rete sembra essere arrivata al capolinea, così come la possibilità di sperimentare in libertà e senza limiti da parte di piattaforme, aziende e utenti.
L’esplosione della creator economy potrebbe risentire di questo, così come gli stessi creatori digitali, se le piattaforme sulle quali operano dovessero essere penalizzate da questa normativa e dalle sue applicazioni, ma i fattori in campo sono molteplici e, mai come oggi, ipotizzare cosa potrebbe accadere nei prossimi anni nel panorame dei social network è complesso e forse addirittura aleatorio.
Quel che è certo è che i social network sono luoghi di aggregazione che subiscono inevitabilmente il susseguirsi delle generazioni. Così come accade con i locali pubblici, le discoteche, i parchi di divertimento, infatti, la loro stella può brillare a lungo solo trasformandosi in continuazione, ma nel farlo perderanno inevitabilmente una parte della loro audience, senza nessuna garanzia di piacere alle nuove generazioni.
Com’è accaduto con TikTok e Twitch, che stanno erodendo rispettivamente l’audience di Facebook e YouTube, nei prossimi anni dobbiamo dunque aspettarci l’avvento di altri player e di nuove piattaforme, capaci di raccogliere l’entusiasmo dei più giovani e di cambiare ancora una volta lo scenario.