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Innovazione e Sostenibilità

Fintegration: perché banche e fintech sono destinati a collaborare con successo

Rossano Duranti
Di Rossano Duranti
Head of Innovation di Banca Mediolanum. Si è laureato in Economia e Commercio presso l’Università degli Studi di Firenze e nel 2014 ha conseguito l’Executive Master in Business & Banking Administration presso la SDA Bocconi di Milano. Il suo percorso professionale si è svolto in Mediolanum dove è entrato nel 1999. Su Centodieci ci racconta l’innovazione dal suo punto di osservazione privilegiato dalla competenza.
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Pubblicato il 25.08.2016 alle 13:50

Ormai non c’è giorno in cui sul web non esca un articolo su qualche startup del fintech. Ma di cosa si tratta esattamente? Partiamo da Wikipedia, che spiega che il fintech riguarda la fornitura di servizi e prodotti finanziari attraverso l’utilizzo della più avanzata tecnologia disponibile. Vista la loro natura altamente tecnologica, le aziende che lo erogano sono appunto spesso startup. Perché se ne parla tanto? Perché è un fenomeno che sta crescendo in maniera esponenziale, con un numero di nuove imprese che ha superato quota duemila e su cui sta affluendo una grande quantità di denaro, con un funding complessivo di oltre 40 miliardi di dollari (dati Venturescan su fintech, insurance technology e blockchain). Il numero di startup non è di per sé un fattore significativo, probabilmente oggi è anche eccessivo: in questo momento non è escluso pensare che ci sia una bolla nel fintech ma l’eventuale selezione sarà indispensabile per far affermare solo i player a più alto valore.

Le banche investono nel fintech perché è l’unico modo per innovare

Chi investe nel fintech: molto gli stessi incumbent del settore finanziario, ma anche società di consulenza, venture capital e privati. Gli investimenti sono alti perché varie ricerche e studi indicano il settore finanziario come uno dei più esposti a innovazioni disruptive, ovvero con un’alta probabilità che si affermino innovazioni radicali con un cambiamento significativo del numero e caratteristiche dei competitor.

Le banche investono nel fintech per molte ragioni, prima fra tutte il fatto che è l’unico modo per innovare. Infatti entrare nel capitale di una startup significa sperimentarne direttamente il business model, apprendere nuovi modi di lavoro e acquisire nuove competenze che saranno fondamentali per operare con successo nel settore finanziario del futuro. Un esempio è l’acquisizione di Simple operata da BBVA nel 2014. BBVA ha lasciato forte autonomia a Simple ma allo stesso tempo ha potuto apprendere il funzionamento di una banca puramente mobile e digitale in simbiosi con i back office di un incumbent (prima USAA poi BBVA stessa). Ma fatto ancora più importante, alcuni dei manager di Simple sono stati messi a capo dei progetti digitali piu importanti di BBVA.

Quindi si deve parlare di competition tra fintech e banche o possiamo immaginare che ci sarà più Coopetizione? Forse è più probabile la seconda ipotesi come rilevabile anche dalla ricerca dell’Economist Intelligent Unit dal titolo The disruption of banking, in cui si ipotizzano scenari in cui banche e fintech entreranno in simbiosi.
Infatti le fintech startup hanno una caratteristica precisa: si stanno specializzando su specifici pezzi della catena del valore delle banche e lo fanno con la promessa di essere più semplici, economiche e trasparenti per i clienti. È quindi improbabile che la disruption si traduca in un attacco monolitico alle banche quanto piuttosto una battaglia sui singoli prodotti e servizi, ed è quindi alquanto improbabile che nuovi player diventino incumbent, come accaduto nel settore della musica o dei libri.
Inoltre la probabilità di successo delle fintech startup è veramente basso perché hanno un punto di fragilità: devono raggiungere una massa critica molto alta per essere redditizie e hanno bisogno di ingenti investimenti pubblicitari.

Lo scenario più probabile è quello di una simbiosi tra banche e fintech

Quindi lo scenario è quello di una simbiosi, o “fintegration”, perché le banche e il fintech avranno vantaggi dal collaborare: le banche perché possono innovare e diventare più digitali tramite l’integrazione con le fintech companies, mentre queste ultime potranno accedere alle enormi customer base delle banche riuscendo ad accelerare il proprio business e abbattendo i costi di marketing. Questo modello peraltro è già sperimentato con successo, non sono nel settore finanziario, dall’ecosistema realizzato in Israele (detta anche la startup nation) che vede una stretta collaborazione tra startup e multinazionali.
Un esempio interessante di questa fintegration è dato dal Open API Marketplace creato da BBVA con cui ha abbattuto fortemente i costi di sviluppo e integrazione di nuove soluzione e allo stesso tempo è diventata una nuova linea di business che sta generando ricavi incrementali

Concludendo credo che le fintech possano costituire uno stimolo all’evoluzione e trasformazione del sistema finanziario ma difficilmente si affermeranno grandi player “pure fintech” che saranno dominatori del mercato.

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