Intelligenza Artificiale e la crescita degli assistenti personali virtuali per le persone e le aziende: parla Francesco Caico
In un mondo complesso e veloce come non mai, siamo sempre più soggetti a sviluppare un senso di inadeguatezza che, alla lunga, può arrivare a danneggiare la nostra esistenza. Anche le aziende sembrano soffrire di questa accelerazione, ma l’Intelligenza Artificiale può già aiutarci a tenere il passo e a fare un balzo in avanti, se sapremo sfruttarne le opportunità e mitigare i rischi.
C’è un bel film del 2013, scritto e diretto da Spike Jonze, che si confronta con il tema degli assistenti personali virtuali e dell’intelligenza artificiale. Il film si chiama “Her”, ottimamente interpretato da Joaquin Phoenix, ed è perfetto per avvicinarsi a ciò che oggi, ad appena dieci anni di distanza dalla sua uscita, è già diventato realtà.
Quali sono le prospettive di queste nuove tecnologie? Quali le opportunità? Quali i rischi? Ne abbiamo parlato con una delle aziende che stanno già commercializzando alcuni servizi che non si discostano troppo dalle caratteristiche della “Lei” di Spike Jonze, almeno per quello che sin d’ora sono in grado di fare.
Il “Life Copilot MAIA”
L’azienda italiana Synapsia ha realizzato un servizio, il cui nome è “MAIA”, che si pone sul mercato dell’AI come Personal Life Copilot. Abbiamo chiesto a Francesco Caico, Direttore vendite del brand e co-fondatore di Interactia, cosa è possibile fare con questa tecnologia.
“Abbiamo definito Maia come il tuo ‘Life Copilot’. Non si tratta di un semplice assistente virtuale, concetto affine ma più limitato nelle capacità e livello di interazione, ma qualcosa che ridisegna il paradigma di interazione con gli strumenti digitali e di accesso alle informazioni.
MAIA consente infatti una nuova esperienza di interazione, tramite voce o testo, è in grado di accedere, gestire, ricercare informazioni dal calendario, è in grado di leggere e scrivere mail al posto tuo, riassumerle, cercare informazioni perse, di cui ricordiamo solo una piccola traccia. Tramite Maia si potranno cercare informazioni sul web in modo profilato grazie al suo cuore, il Personal Profile Graph, che consente di distinguersi da altri prodotti di Intelligenza Artificiale privi di questo strumento. Sin dalla prima interazione con MAIA, il profilo utente, costituito da una rete neurale a grafo, sarà alimentato dinamicamente andando a costruire per ognuno di noi il Personal Profile Graph. Ogni azione e interazione consentirà di conoscere meglio l’utilizzatore e di mettere in relazione sempre più informazioni.
Il Personal Profile Graph consente di interagire con MAIA in modo sempre più personalizzato ampliando, ogni volta che si interagisce con lei, un dataset di informazioni personali dal valore crescente che genera una auto profilazione costante, consentendo di risparmiare tempo e di raggiungere informazioni di maggior valore. Proprio come se avessi con te sempre il miglior esperto di settore, per questo affermiamo che MAIA ti conoscerà meglio di te stesso, e potrà così aiutarti come nessun altro”.
Intelligenza Artificiale, sicurezza e privacy
Le premesse del servizio MAIA sono certamente affascinanti, così come quelle dei molti altri prodotti e proposte che si stanno affacciando in questi mesi sul mercato, ma quali garanzie devono fornire aziende come la vostra nella progettazione di servizi basati sull’AI?
“Le aziende che progettano servizi basati sull’intelligenza artificiale hanno il compito di fornire garanzie di sicurezza e privacy in virtù soprattutto della tipologia e accuratezza dei dati che l’AI è in grado di acquisire. Sono tanti gli aspetti che devono essere tenuti in considerazione e ritengo che i principali siano:
- Protezione dei dati: le aziende devono garantire che i dati raccolti e utilizzati nel servizio siano protetti e che vengano seguite le normative sulla privacy vigenti;
- Trasparenza: le aziende devono fornire informazioni chiare e precise su come viene utilizzata l’AI e su quali dati vengono raccolti e utilizzati;
- Controllo degli utenti: gli utenti devono essere in grado di controllare i loro dati e di decidere come e quando questi verranno utilizzati;
- Responsabilità: le aziende devono assumersi la responsabilità per quanto riguarda il funzionamento del servizio e le conseguenze dei suoi usi;
- Monitoraggio: le aziende devono monitorare in modo continuo il funzionamento dell’AI per garantire che funzioni correttamente e senza effetti indesiderati;
- Formazione etica: le aziende devono fornire una formazione etica e responsabile al personale che lavora con l’AI per garantire che l’AI sia utilizzata in modo etico e responsabile;
- Valutazione dell’impatto: le aziende devono valutare l’impatto dell’AI sulle persone e sulle loro vite per ridurre i rischi e gli effetti negativi”.
Intelligenza Artificiale al servizio delle aziende
Non soltanto le persone avranno bisogno di questo genere di servizi e di prodotti, ma anche le aziende e le organizzazioni. A oggi soltanto poche di esse hanno già implementato all’interno dei propri processi qualcosa che abbia davvero a che fare con l’AI. Abbiamo chiesto a Francesco Caico a che punto siamo: “Siamo all’anno zero ma se ci guardiamo indietro sono passati circa 70 anni dai primi approcci all’AI, le potenzialità sono state chiare sin da subito ma solo oggi la tecnologia è stata in grado di sprigionare parte del potenziale di questo vaso di Pandora. La vera Ai, quella dei film, dei libri che in molti attendono e altrettanti temono è ancora distante ma sicuramente più reale e raggiungibile oggi, i prossimi 10/15 anni saranno cruciali per un ulteriore salto di qualità, finché l’attenzione del mondo e la concretezza delle aziende che sviluppano AI saranno allineate la sua crescita sarà esponenziale. In generale, l’IA sta diventando sempre più centrale nell’innovazione digitale e sta dimostrando di essere uno strumento vitale per aiutare le aziende a raggiungere i loro obiettivi, manifesti o latenti, allo stesso tempo le PMI e le micro imprese, data la capillarità di questo tipo di aziende, faticano ad essere raggiunte e a raggiungere questa tecnologia, in linea di massima oggi la subiscono più che utilizzarla concretamente e correttamente”.
AI: grandi prospettive e opportunità
Se l’intelligenza artificiale è oggi la frontiera più affollata, sia lato aziende fornitrici che lato potenziali acquirenti e utilizzatori, spesso non c’è chiarezza e consapevolezza rispetto agli obiettivi e alle effettive promesse di questi strumenti. Quali sono le opportunità dell’AI che, già in questa fase, non devono essere sottovalutate o ignorate?
“Sicuramente le opportunità che non possono essere tralasciate dalle aziende includono:
- Automazione dei processi produttivi: l’AI può aumentare l’efficienza e la produttività di un’azienda;
- Previsione e analisi: l’AI può analizzare grandi quantità di dati per fornire previsioni precise e tendenze di mercato, consentendo alle aziende di prendere decisioni più consapevoli e precise;
- Personalizzazione dei prodotti: l’AI oggi può aiutare le aziende a personalizzare i loro prodotti o servizi per le esigenze specifiche dei clienti con un livello di creatività difficilmente distinguibile da quello generato da un essere umano;
- Assistenza clienti: l’intelligenza artificiale può essere utilizzata per conversazioni automatiche e assistenza virtuale, sia tramite chatbot che avatar, migliorando l’esperienza del cliente, fornendo servizi h24 e 7 giorni su 7 in tutte le lingue del mondo;
- Sicurezza dei dati: l’intelligenza artificiale può monitorare continuamente i sistemi aziendali per identificare potenziali minacce, prevenendo attacchi cyber e proteggendo i dati”.
Non esistono opportunità senza rischi
Laddove non esistono incognite, criticità e rischi non esiste innovazione né progresso tecnologico, ma per gestire nel modo corretto ogni nuova tecnologia occorre attenzione, analisi e consapevolezza.
“Ritengo che i principali rischi che devono essere evitati sull’AI e dall’AI siano:
- Discriminazione: l’AI potrebbe aumentare il rischio di discriminazione, a causa delle basi di dati che utilizzano modelli di età, genere, razza e altri fattori;
- Perdita di posti di lavoro: l’AI può portare alla perdita di posti di lavoro, se non viene utilizzata in modo equilibrato. Ci troviamo davanti ad una nuova rivoluzione industriale, confido nelle capacità di adattamento dell’uomo e nel suo sapersi reinventare, ma sicuramente molte attività non saranno più svolte da persone ma dall’AI;
- Manipolazione: l’AI può essere utilizzata per manipolare informazioni e opinioni, causando disinformazione e confusione. L’affidabilità sarà un elemento cardine per definire la credibilità e la scelta di un servizio/modello;
- Minaccia alla privacy: l’AI potrebbe aumentare il rischio di violazione della privacy, se dati sensibili vengono raccolti e utilizzati in modo improprio da criminali e truffatori”.
ASI (Artificial Super Intelligence): ci stiamo davvero avvicinando?
Semmai arriveremo ad avere una AI allo stadio ASI (Artificial Super Intelligence), in grado di “ragionare” in modo autonomo e di autodeterminarsi, potremmo trovarci di fronte a scenari molto diversi tra loro, che vanno, almeno per quel che riguarda il range delle ipotesi meno distopiche, dal potenziale eccesso di “propositività” o ingerenza nei confronti degli esseri umani all’eventuale rifiuto a interagire con forme di intelligenza inferiori. In mezzo a questi due estremi ci sono infinite sfumature, che purtroppo non potremo probabilmente conoscere fino alla sua eventuale manifestazione.
“Nella mia memoria, ho ben impresso il momento in cui si è manifestato chiaramente e tangibilmente il concetto di AI allo stadio ASI, ovvero l’Artificial Super Intelligence, attraverso film come Terminator e Matrix. Tale livello di intelligenza artificiale avanzata potrebbe superare quella umana, suscitando legittimi interrogativi sulla possibile autonomia delle decisioni prese dall’AI e sui profilarsi di comportamenti imprevedibili. In particolare, l’eccessiva interferenza dell’AI nei confronti dell’uomo potrebbe privilegiare la propria efficienza a discapito della sicurezza e della libertà individuali, e generare conflitti sociali e comportamentali, soprattutto qualora venisse impiegata per sostituire il lavoro umano. La discriminazione di alcune categorie di esseri viventi potrebbe inoltre essere un rischio non trascurabile in presenza di un rifiuto selettivo dell’AI a interagire con forme di intelligenza inferiori. Sarebbe opportuno porci interrogativi sulla autentica natura dell’intelligenza e sui suoi scopi, nonché sulla sua efficace integrazione nella società del futuro, una volta superata l’ostacolo dell’AI singularity (ovvero il momento in cui l’AI dovesse diventare del tutto autonoma e non più controllabile dagli uomini). Ritengo di cruciale importanza sottolineare che la realizzazione di una AI veramente efficace e responsabile richiede un impegno condiviso da tutti gli attori coinvolti, dalla comunità scientifica ai governi, tenendo presenti i valori etici e i diritti dell’uomo. L’AI è una grande opportunità per tutti e come sempre c’è chi ci guadagnerà, chi la userà per fare del bene, chi la subirà e chi cercherà di spingersi oltre i limiti della tecnologia per sondare i propri ed è in questo scenario di prova di forza che si dovranno trovare le giuste modalità di contenimento e eventuale arresto dell’ASI”.
È probabilmente questo, il nodo più delicato dell’intera questione e quello cui ad oggi nessuno sembra in grado di poter dare una risposta certa: sarà davvero possibile arrestare, qualora si manifestasse e rappresentasse un pericolo, una Super Intelligenza Artificiale? Una risposta impossibile perché ad oggi non è ancora chiaro quale sia il limite estremo in cui l’uomo possa fermare la sua ricerca ed evitare che l’ASI prenda il sopravvento e sia in grado di agire, valutare e decidere in modo completamente autonomo. Uno step ad oggi contemplato esclusivamente sul piano teorico e che, per nostra fortuna, è all’apparenza ancora molto lontano.