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Innovazione e Sostenibilità

Un robot per amico

Mark Perna
Di Mark Perna
Giornalista, autore televisivo, radiofonico e teatrale, regista di documentari, segue per le principali testate nazionali i temi legati all’innovazione, al life style digitale e ai viaggi. Collabora con Wired, Vanity Fair, Panorama, Il Giornale ed è contributor per Rai, Mediaset e BBC.
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Pubblicato il 22.02.2021 alle 8:52

Il cinema li ha già sdoganati da tempo, il più delle volte consegnandoci personaggi dal volto umano e amichevole. I robot infatti hanno trovato spazio non solo nei celebri romanzi di fantascienza tra cui quelli di Isaac Asimov e Ray Bradbury ma anche sul grande schermo con figure memorabili. Basta dire che il primo umanoide è comparso addirittura nel 1927 nella mitica pellicola Metropolis diretta da Fritz Lang. La saga di Guerre Stellari probabilmente non avrebbe avuto un successo così planetario senza il prezioso contributo di R2-D2 e del suo compare C3P0 e non sorprende che anche Disney abbia puntato sui robot con il tenero Wall-E e Big Hero 6. Certo non sono mancati anche personaggi meno rassicuranti, da Robocop a Terminator, ma nel complesso i robot sono stati sempre raccontati con una certa benevolenza.


Un fatto è evidente, la fantasia ha anticipato uno scenario che si sta realizzando a tappe serrate, quello di un mondo in cui i robot faranno sempre più parte della nostra vita quotidiana. Un’idea tutt’altro che bizzarra e avventata, basta dire che gli aspirapolvere robot circolano da oltre vent’anni e ne sono stati venduti oltre 30 milioni di unità in tutto il mondo. Questi dispositivi non hanno le sembianze degli umanoidi e non riescono ancora a sostituire i maggiordomi tuttofare, ma ben incarnano lo spirito di servizio per il quale sono stati programmati.

Abituiamoci quindi ai robot nelle nostre case, nei posti di lavoro, nei luoghi di aggregazione come stazioni e aeroporti. Persino la Nasa, già nel 1997, aveva messo a punto un Robonauta pronto per le missioni spaziali, ma ad essere spedito per la prima volta sulla Stazione Internazionale ISS è stato il concorrente russo Fydor, usato per una serie di esperimenti durante l’ultima missione di Luca Parmitano nel 2019.

Conviene prendere confidenza con questi “ausili” perché la loro crescita sarà esponenziale. Gli analisti dispensano numeri abbastanza chiari, secondo Boston Consulting Group entro il 2025 il 25% delle attività lavorative verrà svolta da robot, ma un altro studio realizzato dal World Economic Forum sposta questa percentuale addirittura al 52%. A prescindere dall’esattezza delle stime è la tendenza ad essere confermata, il futuro che ci attende sarà pieno di robot.

Molti di questi “collaboratori” saranno semplicemente bracci meccanici, ma anche la robotica umanoide registrerà un vero e proprio boom. In Giappone i robot da compagnia sono già diffusissimi, Aibo, il primo cagnolino realizzato da Sony è stato messo in vendita addirittura nel 1999, e da allora molti altri ne sono seguiti. Lovot, Zenbo, Aido, Dumy, Zenbo, sono tutti nomi di “social robot” già in circolazione.

Il più delle volte hanno il mero compito di intrattenerci, di attivare in modo empatico una relazione elementare, ma alcuni di questi modelli svolgono anche attività di monitoraggio attivo e contribuiscono alla gestione smart della casa. Da una parte possono ad esempio accendere o spegnere le luci, o riprodurre i brani musicali preferiti, ma grazie a sensori e videocamere integrate possono anche dare l’allarme se identificano qualche anomalia, magari un anziano che è caduto.

I tassi di crescita dei social robot, certifica un’analisi di Valuates Reports, cresceranno nei prossimi anni con un tasso del 14,5% anno su anno, raggiungendo un fatturato di oltre 800 milioni di dollari entro il 2025. Non sorprende quindi che molti assistenti digitali già accolgano i viaggiatori all’aeroporto di Seoul, Singapore, New York e molti altri si trovino nelle catene alberghiere come Henn-na a Tokyo o nelle corsie degli ospedali tra cui quelle del Mattel Children Hospital di Los Angeles o quello di Liegi in Belgio.

Non ci sono motivi per temere questa pacifica invasione. Scenari apocalittici dove le macchine avranno il sopravvento sugli umani sono fortemente improbabili. Allora iniziamo a familiarizzare con questa realtà e a farci nuovi amici, un po’ speciali.

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