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Immagine principale di: Neons Corridors Rooms un percorso nell’arte totale di Bruce Nauman
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Arte e Cultura

Neons Corridors Rooms un percorso nell’arte totale di Bruce Nauman

Sirio Schiano lo Moriello
Di Sirio Schiano lo Moriello
Operatore culturale, si occupa di arte, eventi, comunicazione, cultura e turismo. Facendo tesoro diuna quasi trentennale esperienza, ha declinato i suoi interessi in un ampio ventaglio di applicazioniprofessionali: direttrice di progetti culturali e rassegne d’arte, curatrice, responsabile dellacomunicazione, scrive di arte ed organizza mostre.Formatasi prima all’Accademia di Belle Arti di Napoli e poi alla Facoltà di Lettere ModerneFederico II, si è poi specializzata come manager di progetti culturali alla Fondazione Fitzcarraldo diTorino, dove si è appassionata di marketing e policy della cultura.Napoletana, classe 1972, ha vissuto a Roma, Firenze, Milano, Liverpool e Torino, dove attualmenterisiede.
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Pubblicato il 03.10.2022 alle 11:44

Neons Corridors Rooms è la mostra di Bruce Nauman presentata al Pirelli HangarBicocca lo scorso 15 settembre a Milano e visitabile fino al 26 febbraio 2023. Una mostra imperdibile, non solo perché l’opera di Nauman è una pietra miliare per la storia dell’arte contemporanea, ma anche perché mai una selezione così cospicua di corridoi e stanze si è trovata contemporaneamente nello stesso luogo. In trenta opere, tra video, corridoi, stanze, sculture e installazioni sonore, la mostra consente di approfondire l’aspetto dell’indagine antropometrica dell’artista. Occasione unica per il visitatore di entrare in contatto col processo creativo dell’autore e compiere letteralmente con lui una sorta di scambio fisico del corpo, inteso nell’accezione di Nauman, come attivatore dell’opera.

Per comprendere la complessa ricerca di Bruce Nauman (Fort Wayne, Indiana, 1941; vive e lavora in New Mexico) bisogna fare un passo indietro e acquisire alcuni elementi senza i quali la lettura della sua opera potrebbe risultare parziale. Bisogna cioè entrare nel suo modus operandi. Bruce Nauman viene da studi matematici, abbandonati per passare a quelli artistici:

«… c’è un particolare modo di pensare in matematica che ho riportato nel mio lavoro. L’attività di indagine è comunque necessaria, perché facciamo troppo affidamento a verità indiscusse e tramandate.»

(B.N.)

Laureatosi nel 1966, si trasferisce a San Francisco in anni di sperimentazioni post-avanguardiste; le arti visive, la danza, la musica e la performance, erano accomunate dalla volontà di superare i confini tra le diverse discipline.

«In studio non avevo granché; senza soldi, non potevo procurarmi materiali. Per questo sono stato costretto a chiedermi che cosa stessi facendo lì.»

(B.N.)

Nel suo studio e a corto di denaro, Nauman riflette profondamente sul senso del lavoro dell’artista e realizza quelle opere che saranno germinatrici di tutta la sua ricerca. Tra sculture, disegni, progetti, sperimentazioni dell’uso delle parole, del corpo, dei tubi al neon, della performance e del videotape, Nauman individua il minimo comune denominatore di quella che, attraverso l’utilizzo dei media più disparati, possiamo riconoscere come la sua pratica coerente e ricorrente.

Nauman osserva l’essere umano nella realtà, studia le azioni e le correlazioni del corpo nello spazio e porta avanti una ricerca ontologica che concerne i temi esistenziali fondamentali della vita dell’uomo, sia come individuo che come parte di una società. Senza proporre critiche, opinioni o conclusioni di valore, Nauman inventa un metodo che, come a prosecuzione dell’insegnamento Duchampiano del Ready Made, sposta il fine dell’arte alla ricerca, e fa della pratica artistica l’opera in sé rendendo l’artista – inteso in quanto essere umano – il soggetto del lavoro. Con un approccio matematico, quindi, Nauman definisce i suoi numeri primi, quelli che gli restituiscono coerenza e logica, a prescindere dal medium con cui vengono esponenziati.

Bruce Nauman: il percorso della mostra Neons Corridors Rooms

Concepito proprio in questi primi anni di carriera troviamo, all’inizio del percorso espositivo Walk with Contrapposto (1968). Il videotape mostra l’artista che cammina lentamente, assumendo la posa classica del ‘contrapposto’, all’interno di un corridoio stretto 50 centimetri, costruito appositamente per le riprese. Poco distante ci imbattiamo in Performance Corridor (1969), opera che riprende lo stesso corridoio ma che, seguendo il suggerimento della critica Marcia Tucker per esporlo l’anno successivo al Whitney Museum di New York, l’artista propone come opera autonoma. Da questo momento la struttura architettonica del corridoio diventerà un elemento ricorrente nel lavoro di Nauman, il corpo occuperà lo spazio in una modalità di analisi non più solo individuale, ma condivisibile con il fruitore che, al contempo, diviene attivatore dell’opera-esperienza. 

Green Light Corridor (1970), Corridor Installation with Mirror – San Jose Installation (Double Wedge Corridor with Mirror) (1970), Dream Passage with Four Corridors (1984), sono solo alcuni esempi dei percorsi fruibili in mostra che ci illustrano l’indagine di Nauman: sperimentare condizioni fisiche inusuali e alteranti.

In opere come Going Around the Corner Piece with Live and Taped Monitors (1970) o Corridor Installation (Nick Wilder Installation) (1970), Nauman aggiunge, all’interno dei percorsi, l’uso di monitor e di telecamere a circuito chiuso per sommare all’effetto di disorientamento spaziale anche quello temporale. In Get Out of My Mind, Get Out of This Room (1968), e False Silence (1975) invece, allo stesso scopo straniante, introduce l’utilizzo del sonoro. In questi casi si serve spesso della sua voce registrata per ripetere frasi in contraddizione con l’azione che il corpo/visitatore deve compiere per fruire dell’opera medesima. Il risultato è sempre e comunque l’alterazione della percezione di sé stessi e dello spazio che si sta occupando, con il risultato di acquisire maggiore consapevolezza della realtà.

Il paradosso viene raggiunto con le opere scultoree Untitled (Model for Trench, Shaft, and Tunnel) (1978), Three Dead-End Adjacent Tunnels, Not Connected (1981), Model for Tunnels: Half Square, Half Triangle, and Half Circle with Double False Perspective (1981). Questi sono modelli utopici di tunnel sotterranei, architetture irrealizzabili, accessibili solo attraverso l’immaginazione. All’esterno dell’hangar invece è allestito Raw Materials (2004), uno spazio sonoro con 21 registrazioni audio riprese da altrettanti lavori precedentemente realizzati dall’artista. Nauman ricostruisce così uno spazio completamente immateriale che contiene concettualmente 21 altri spazi fisici.
Un lungo ed intenso percorso questo ricostruito al Pirelli HangarBicocca in cui i corridoi non sono solo fisici, ma si rivelano come vero e proprio cammino all’interno del processo di ricerca del maestro, inframmezzato, di tanto in tanto, dalle sculture al neon in cui l’ironia pop è solo apparentemente gioiosa. Opere iconiche come One Hundred Live and Die (1984) e The True Artist Helps the World by Revealing Mystic Truths (Window or Wall Sign) (1967), rivelano in realtà la complessità della vita e i limiti umani.

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