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Arte e Cultura

Leggere «Stoner»: un eroe ordinario è pur sempre un eroe

Andrea Ponzano
Di Andrea Ponzano
Giornalista professionista. Ha scritto per l’Unità. Si occupa dei temi di attualità con la passione per l’approfondimento, il reportage e l’inchiesta. Ha pubblicato il suo primo romanzo “Come se esistesse l’eternità”, Rubbettino editore. Ha un passato da film maker. Realizza servizi video per testate giornalistiche, reportage di viaggio nel settore del turismo, spot per il sociale. Docente universitario in “Criminalità e Mass Media” presso l’Università Niccolò Cusano. Ama la letteratura e la storia contemporanea. Il cinema in bianco e nero. È stato per anni un insegnante di chimica. Vive tra Roma e Milano.
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Pubblicato il 06.02.2019 alle 14:30

Ci sono dei bivi nella nostra vita. A volte si presentano come due strade. Una facile che conosciamo e non ci spaventa. È quella che stiamo percorrendo da quando ne abbiamo ricordo. L’altra è nuova, più difficile. Ci terrorizza perché non sappiamo dove ci porterà eppure qualcosa ci dice che la nostra salvezza è proprio da quella parte. Capita quando viviamo una situazione particolare, inaspettata. A volte basta anche una frase detta nel momento giusto che diviene una visione. Ci mostra un modo diverso di vivere la nostra esistenza come non avevamo mai immaginato.
Nella primavera del 1910, un ragazzo americano varca la soglia della facoltà di Agraria all’università nel Missouri. Proviene da una famiglia di contadini. Nel silenzio umile del loro lavoro, i genitori sperano che il figlio si distingua negli studi per tornare a occuparsi della fattoria di famiglia. La sua sorte sembra già scritta. Poi accade qualcosa. Arriva quel bivio. Un giorno, durante una lezione di lettere e filosofia a cui assiste per caso, il giovane studente contadino sente una frase: “Ama ciò che dovrai presto lasciare”. È l’epilogo dei versi del sonetto numero 73 di Shakespeare, quello dedicato all’autunno. Per il ragazzo è l’illuminazione. Vive un’esperienza quasi trascendentale di uscita dal tempo e dallo spazio. Capisce il segreto della letteratura e insieme della sua stessa esistenza: imparare ad amare la vita tanto più quanto più ne cogliamo i suoi tratti di passaggio verso la dissoluzione, come l’autunno del Bardo. Quei versi diventano il filo di Arianna, sono i petali di rosa che segnano la strada nel deserto verso la sua salvezza. Il giovane studente spezza le catene di un destino che sembrava già segnato. Abbandona la facoltà di agraria e si iscrive a quella di Lettere e Filosofia. Si laurea e diventa docente di Lettere nella stessa università che frequentava da studente.
È il professore William Stoner, il protagonista del romanzo omonimo “Stoner” di John Williams. Ma dopo quel bivio, Stoner vive tutte le delusioni che scandiscono la sua vita; non trova il coraggio di lasciare la moglie né di risolvere il conflitto con la figlia. Non trattiene Katherine, la giovane studentessa di cui si innamora. Non contrasta mai il Rettore dell’università per i suoi tentativi di ostacolarlo. Stoner è un insegnante che non emoziona, è solo un uomo normale, invisibile. La sua vita è ordinaria e la sua carriera è costellata da delusioni.  L’esistenza di William Stoner sembra quella di un ignavo che trascorre i suoi giorni senza lode e senza infamia. Forse Dante l’avrebbe relegato nell’antinferno, il luogo che ospita i dannati della Divina commedia non voluti da Dio né da Lucifero. Ma la vita fallimentare di Stoner in verità cela tutta la sua virtù – non a caso il nome del personaggio evoca la pietra. Non è la trama dell’esistenza ma è il come si sceglie di vivere la propria vita. Stoner non è un ignavo perché saprà tenacemente amare il suo lavoro, sua figlia, Katherine. È l’uomo comune che malgrado tutto riesce a scegliere la vita con i suoi dolori e le sconfitte perché è consapevole che un giorno l’avrebbe dovuta lasciare.
Il romanzo capolavoro di John Williams venne pubblicato in America nel 1965. Senza nessun successo. Gli anni Sessanta negli Stati Uniti sono quelli della guerra nel Vietnam, dei manganelli della polizia che si alzano sulle teste dei neri dell’Alabama. Era il tempo in cui la storia aveva bisogno di eroi in grado di cambiare il mondo. Non era ancora il tempo per gli uomini come Stoner. Riemerso dopo più di un secolo dal silenzio della storia – in Italia venne tradotto solo nel 2012 – oggi viene considerato un capolavoro. L’espressione di serena accettazione verso tutto quello che gli accade. La passiva accettazione ai dolori della vita, rende il protagonista del romanzo un personaggio straordinario da cui tutti possiamo imparare. È la storia di un eroe della normalità. Bloccato come tutti noi, negli ingranaggi quotidiani della vita, egli riesce lo stesso ad attingere il senso della vita, del lavoro, dell’amore e della passione che dà senso e forma all’esistenza. Sono quelli come Stoner gli ultimi eroi rimasti.

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