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smettere di chiedere scusa
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Empowerment

Ecco cinque cose per cui smettere subito di chiedere scusa or

Giulia Blasi
Di Giulia Blasi
Giulia Blasi è scrittrice, autrice e conduttrice radiofonica. Fa parte della redazione del periodico digitale di Treccani, Il Tascabile, e ha all’attivo una lunga esperienza come content e community manager nella rete italiana. Il suo ultimo romanzo si intitola Se basta un fiore (Piemme, 2017).
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Pubblicato il 07.12.2017 alle 14:30

Siamo un paese cattolico, che ci piaccia o meno; e come per tutti i cattolici (il che include anche quelli che hanno fatto la transizione da un cattolicesimo di facciata a un ateismo più o meno pigro) la colpa è parte integrante della nostra psiche. Se poi siamo donne, il tasso di colpevolezza aumenta: oscilliamo costantemente fra la contrizione (“Mi dispiace di non riuscire a fare tutto”) e la sfida (“Io sono come sono!”), ma di fatto non ci viene mai in mente di non avere qualcosa per cui fare ammenda.
Qui di seguito ci sono cinque cose per cui dobbiamo smettere subito di giustificarci davanti al prossimo, ma anche pure con noi stessi.
Prendere una persona per pulire in casa
La prima volta che hai un estraneo in casa che pulisce mentre tu fai tutt’altro, la sensazione di disagio che si prova è fuori scala. Soprattutto se per tutta la vita sei stata condizionata a pensare che una donna efficiente riesce anche a tenere la casa pulita, come quelle della pubblicità, regine del loro castello scintillante a forza di spugna. Amici, ma soprattutto amiche: si chiama “oppressione interiorizzata”. Dare dei soldi a qualcuno perché pulisca al posto tuo, peraltro molto meglio di quanto potresti o hai voglia di fare tu, è una grande liberazione. Le ore guadagnate possono essere reinvestite in lavoro, ma meglio ancora, in tempo da dedicare a se stessi. Non è una spesa, è un investimento.
Tornare a lavorare dopo una gravidanza e lasciare i bimbi al nido
Il senso di colpa si porta moltissimo fra le madri italiane, in buona percentuale disoccupate e costrette ad abbracciare la maternità a tempo pieno. Il risultato è che quelle che tornano a lavorare – cosa che le donne fanno in tutto il mondo – si sentono in colpa, perché i loro bambini crescono con le educatrici, e poi i traumi, la tristezza, sono una cattiva madre, e via dicendo.
I padri, nel frattempo, non fanno una piega e tornano al lavoro come se niente fosse.
Diciamo basta a questo sbilanciamento ridicolo: abbiamo diritto ad avere una vita, una carriera, dello spazio e dei soldi in banca.
Non rispettare mai i buoni propositi di inizio anno
La cosa migliore sarebbe smettere di farla, questa benedetta lista dei propositi che genera solo inadeguatezza senza fine. Imparare uno strumento! Perfezionare una lingua straniera! Perdere cinque dieci venti trenta chili! Cominciare a correre! Smettere di fumare! Ne basta uno: fare del proprio meglio. In questo mondo competitivo e terrificante, è più che sufficiente.
Tenersi un vizio
Il vizio è un generatore automatico di senso di colpa, spesso in proporzione a quanto è leggero, socialmente accettabile e quindi anche teoricamente affrontabile. Alzi la mano chi non ha mai tentato di uscire da una dipendenza, che sia il fumo, la cioccolata o le Instagram Stories.
Sulla bilancia, ovviamente, ci sono la salute – mentale e fisica – e la necessità di tenersi almeno un piacere nella vita. Siate sani, non tristi.
Gli errori che hai fatto tempo fa e hanno danneggiato solo te
Le colpe più pesanti che ci portiamo dietro sono le cose che abbiamo sbagliato nella vita, i treni non presi, le persone perdute, gli errori commessi. Possiamo fustigarci quanto ci pare, ma indietro non si torna: inutile continuare a sentirsi sbagliati o in difetto per un errore commesso in buona fede. Ora che la fine dell’anno si avvicina, è tempo di lasciarsi dietro anche il senso di inadeguatezza: tutti sbagliano, anche i più bravi, anche i più dotati, anche i più intelligenti. L’errore ci accomuna tutti come esseri umani: sostituiamo la colpa con la buona volontà, e tutto migliora all’istante.

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